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A SCUOLA DENTRO

A scuola dentro - copertina
Susanna Barsotti, A scuola dentro, Edizioni DivinaFollia, 2020
nota di lettura di Ivano Mugnaini
Il “dentro” a cui fa riferimento il titolo del libro è il nucleo, ma anche lo snodo, il punto di connessione. Da lì si irradiano i vari volti, gli aspetti, i significati di questo testo. Andare a scuola dentro equivale ad una scelta che può essere letta in vari modi: portare l’insegnamento dentro, in qualità di docente, ma anche acquisire, attingere a sua volta, da quel luogo, conoscenza. Ciò va in direzione contraria rispetto al cosiddetto senso comune.
 “Li hanno messi dentro”, diciamo noi tutti quando commentiamo un arresto. È un modo semplice e sbrigativo per far sì che, dal punto linguistico, e quindi psicologico (e per estensione fisico) di snodi e di ponti non ce ne siamo più. “Li”, cioè “loro”, si contrappone in modo inequivocabile a “noi”. Loro da una parte e noi dall’altra; così come “dentro” è agli antipodi di “fuori”: c’è un muro, altissimo, di cemento, che separa un mondo non solo dalla consistenza fisica ma anche dall’idea dell’altro, dalla necessità e dalla volontà di immaginarlo come una realtà esistente.
Quel “dentro” è lo specchio, deformato, deformante, volutamente tenuto in stanze semibuie, delle nostre paure, delle debolezze, delle colpe, di quella parte della nostra umanità di cui pensiamo di doverci vergognare, un po’ come quei panni, anch’essi proverbiali, che non solo non laviamo in pubblico ma preferiamo lasciare nel fondo di qualche armadio accuratamente chiuso a chiave.  
«Quest’anno ho fatto la mia prima esperienza da insegnante presso il carcere Due Palazzi di Padova. Essendo ancora professionalmente immatura, sia in quanto docente, sia, a maggior ragione, in quanto docente nel contesto penitenziario, si è trattato di un’esperienza tanto faticosa, quanto formativa ed emozionante. Per questo ho deciso, ogni volta che tornavo dal lavoro, di raccogliere in un diario i ricordi, le riflessioni, i sedimenti umani che gli incontri mi lasciavano». 
Mi ha scritto queste informazioni, Susanna Barsotti in una mail alcuni mesi fa, e in un messaggio successivo ha aggiunto «il libro è cresciuto a dismisura e ha un taglio diaristico, dunque abbastanza autobiografico».
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LA LINEA DEI PASSI

La linea dei passi - copertina

Enzo Rega, LA LINEA DEI PASSI,

Prose sulle città e il viaggio,

Edizioni Helicon, Arezzo, 2020, pp. 180, € 14,00
Tra il frammento e l’insieme; l’impressione è che Rega prediliga questa seconda componente, l’unitarietà, la sincronicità. Non è casuale la scelta del bel titolo del suo libro, La linea dei passi, pubblicato da Edizioni Helicon.
Il passo è l’espressione di un singolo percorso, spesso “sincopato”, dettato da elementi esterni, le caratteristiche del tempo, del terreno, del clima. Ma la linea riassume in sé i singoli passi e dona loro un orientamento e allo stesso tempo una ricerca di parallelismi e convergenze, sia con il tempo individuale che con quello collettivo. Lo sguardo di Rega è spesso, e con sincera autenticità, rivolto al sociale, a ciò che va oltre estemporanei egoismi. Perfino in questo libro la cui tematica, il resoconto dei suoi viaggi, avrebbe potuto condurlo ad una visione autoreferenziale, ha preferito, per istinto e per scelta, tracciare una retta, un insieme di punti che hanno reso unitaria e coesa la sua visione del mondo. Una Weltanschauung basata su dati esteriori e concreti, visti, percepiti e mandati a memoria, ma in uguale misura mentale ed estetica, fatta anche di parole, di arte, di filosofia, di tutto ciò che contribuisce ad estendere e a rendere più compiuta la visione e la percezione.
          Tra le numerose epigrafi poste in apertura dei vari capitoli, quella tratta da Lento ritorno a casa di Peter Handke è utile e in qualche modo emblematica a tale riguardo: “Quel che ho sempre pensato tra me è niente; io sono soltanto quel che m’è riuscito di dirvi”. Lo sguardo è parola. Ossia, la pienezza della percezione è un atto che si compie appieno nell’istante in cui trova forma e misura. Il vero viaggio, sembra dirci Rega, avviene quando l’emozione trova una dimensione estrinsecabile, manifestabile. Ciò mette in connessione anche il luogo fisico esterno e l’interiorità, l’io e l’altro. Il viaggio è un atto di condivisione e di generosità, nei modi e negli intenti di Rega: un modo per avvicinare nel senso più ampio del termine, alla ricerca di radici comuni, all’insegna di ciò che lega gli esseri umani a qualunque latitudine.
          La parola, è giusto ribadirlo, è la chiave e il passaporto, il biglietto d’andata e quello del lento, ma più denso, ritorno. Molti dei riferimenti agli autori di riferimento di Rega si trovano nella ricca e partecipata nota critica di Luigi Fontanella pubblicata lo scorso febbraio nel magazine America Oggi. La riporto qui in calce, come preziosa fonte di informazioni sul libro. Riporto anche una breve ma significativa nota dell’autore, in cui ci vengono forniti alcune notizie e dati che ci aiutano a collocare, dal punto di vista cronologico e non solo, il libro.
          La rubrica “Segnalazioni” intende proporre libri interessanti, generando auspicabilmente curiosità, interesse, voglia di approfondire il discorso tramite la lettura diretta.
          Del libro di Enzo Rega aggiungo una considerazione sullo stile, o meglio sull’approccio. Rega è anche critico, studioso di letteratura, cinema ed altre espressioni artistiche. In questo suo libro tuttavia ha deliberatamente scelto un atteggiamento informale. Le pagine scorrono, piene, sempre interessanti, ma il passo è fluido e lieve. Attraverso ciò che ha visto e che, adesso, come osserva Fontanella, “enarra”, Rega parla di ciò che ha percepito, le assonanze, visive e letterarie, i rimandi, gli echi interiori. Coerentemente con il suo carattere e la sua personale filosofia, Rega ha preferito in questo suo “giornale di bordo” un’espressione sobria, lineare, facendo ancora riferimento al titolo. Ha parlato del mondo e della vita senza tralasciare niente dei dettagli e delle prospettive, ma a passo lento, di modo che ciascun compagno di viaggio possa seguire e cogliere ogni angolo ed ogni sillaba. “La pagina ha il suo bene solo quando la volti e c’è la vita dietro”. In questo libro si applica con passione questo motto di Italo Calvino. E, con altrettanta coerenza e consapevolezza, si mette in atto la considerazione fondamentale, valida in ogni tempo e in ogni ambito, di Fernando Pessoa: “I viaggi sono i viaggiatori. Ciò che vediamo non è ciò che vediamo, ma ciò che siamo”.
IM
 
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Nota dell’autore

I testi de La linea dei passi risalgono agli anni Novanta e anche prima: il libro, così come si presenta, è stato chiuso intorno al 1998. Mi accorsi, allora, che le cose che scrivevo ruotavano intorno al viaggio e alla ricerca d’una città come luogo, topos, del possibile. La casualità diventò progetto consapevole. Il viaggio è la vita (la vita è viaggio), la scrittura stessa un viaggio nella vita e nella letteratura nelle diverse forme: racconto, lettere, diari. Perciò prose.
 
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Dietro i “passi insoliti” ed “extravaganti” di Enzo Rega

di Luigi Fontanella

Mi fa piacere segnalare un bel libro di narrativa, insolito ed extravagante, recentemente pubblicato da Enzo Rega: critico di cinema e letterature multidisciplinari, poeta, studioso di filosofia e docente napoletano. Rega è di origine genovese, ma vive ormai da decenni nel napoletano, per la precisione a Palma Campania, dopo aver vissuto anche a Bergamo e a Siracusa.
          Ho detto “insolito” ed “extravagante” perché il libro, che ho appena finito di leggere, La linea dei passi (Edizioni Helicon, vincitore del Premio “La Ginestra” 2018, ISBN 978-88-6466-552-4), è una raccolta zigzagante tra riflessioni, pagine diaristiche, lettere, improvvise illuminazioni, brevi o lunghe narrazioni vere e proprie, eccetera eccetera; quasi tutte condotte sul filo odeporico di un viaggiare (reale e mentale) che ha portato il narratore in varie città italiane ed europee.
          In ognuna di esse Rega ha ricevuto e – a sua volta ha restituito su queste pagine – impronte e folgorazioni flagranti.  Uso di proposito quest’ultimo aggettivo proprio pensando a una terminologia estetica (mi viene in mente Cesare Brandi quando scriveva, che, di fronte a un’opera d’arte, avvengono fenomeni di astanza e flagranza). Del resto il sottotitolo di questo volume è già di per sé abbastanza esplicito, e recita appunto “Prose sulle città e il viaggio”.
          Leggendolo, si ha come l’impressione di essere man mano catturati in una sorta di (ragna)tela labirintica, nella quale momenti puramente diaristici si intrecciano con felici agnizioni, girovaganti meditazioni alla Robert Walser, incanti, illuminazioni, struggimenti mnestici e straordinarie intuizioni critiche alla Walter Benjamin. Un magma, il tutto, depositato in prose che rifiutano una loro “canonica” collocazione o una stantia coesione organica, ma che fluttuano liberamente nella mente del “viaggiatore” scrivente, il quale ce le porge anche in forme epistolari o di pure descrizioni intratestuali da lui riportate puntualmente con sguardo come casuale e infallibile insieme.
          Tutto questo, beninteso, senza che ci sia alcuna tonalità self-indulgent, o, peggio, sentimentalistica. A Rega piace muoversi in totale libertà fra le varie esperienze da lui vissute in prima persona e le ripercussioni che queste hanno provocato nella sua mens; una Erlebnis che si distende seducente, pagina dopo pagina, e che nel complesso risulta variamente cattivante e coinvolgente. Dietro queste pagine fanno capolino i vari Maestri o angeli custodi che hanno nutrito l’immaginario di Enzo, a partire da nomi stellari come Nietzsche, Pessoa, Hugo von Hofmannsthal, Musil e Benjamin, fino ad arrivare a scrittori della generazione successiva, come Cesare Pavese, Peter Handke, il nostro Tommaso Landolfi.
          Un libro, in ultima analisi, che una volta letto, quasi vorrebbe spingere il lettore – al pari di quell’indimenticabile passeggiatore solitario, su cui ha scritto pagine di eccezionale bellezza W.G. Sebald – a recarsi proprio nei luoghi da Enzo enarrati, per andarli a visitare con i nostri e i suoi occhi, magari portandosi dietro questo suo segmentato vademecum narrativo,  e rileggendosi le pagine dedicate a questa e o a quella città (Praga, Londra, Milano, Basilea, Mulhouse (Alsazia), Bruxelles, Berlino, Verona, ecc. e, pur sempre, la natia Genova del nostro viaggiatore-scrittore.

 

“La linea dei passi” di Enzo Rega, pp. 182, Edizioni Helicon, 2019, € 14,00                     in “America Oggi”, Magazine domenicale 16 febbraio 2020
 
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ENZO REGA, nato a Genova nel 1958, risiede a Palma Campania (Napoli), e ha vissuto anche a Bergamo e a Si­racusa. Si occupa di letteratura, filosofia, cinema e critica della cultura. Insegna in un liceo e ha collaborato con l’U­niversità di Salerno e il “Suor Orsola Benincasa” di Napoli. Redattore di “Gradiva” e “Levania”, scrive per “L’Indice dei libri del mese”, “Poesia”, “Italian Poetry Review”. Tra i volumi pubblicati: di narrativa Le albe inutili (C.E. Men­na, Avellino 1980) e Due volte futuro (Michelangelo 1915 Editore, Palma Campania (NA) 2010); di poesia Acroniche angolazioni (Forum / Quinta Generazione, Forlì 1982) e Indice dei luoghi. Poesie da viaggio (e d’amore) (Lace­no/Mephite, Atripalda (AV) 2011); di saggistica Berlino e dintorni. Arte, cultura e vita nel Novecento (Edizioni “Il grappolo”, San Severino (SA) 2001); A colloquio con i po­eti: De Angelis, Fontanella, Neri (con Carlangelo Mauro, Stango, Roma 2003); Il cinema come fenomeno sociale (con Pasquale Gerardo Santella, Loffredo, Napoli 2005); Deri­ve mediterranee. Immagini letterarie da Napoli all’altra sponda (con una nota introduttiva di Ermanno Rea, l’arca e l’arco edizioni, Nola (NA) 2012; menzione d’onore al Premio “Casentino” 2018). Con la Zanichelli ha pubblica­to, tra il 2014 e il 2017, un corso per le scuole superiori di Scienze umane.

 

Arte e Scienza – Antologia de “La Recherche”

Una bella copertina e una bella iniziativa de LaRecherche a cura di Giuliano Brenna e Roberto Maggiani.
Un modo per ritrovarsi in un volume assieme a cari amici e  per riproporre un mio racconto (che trascrivo qui in calce), un po’ scientifico e molto folle.
Per fortuna, per ora, di pura fantasia.IMNessuna descrizione della foto disponibile.
ARTE E SCIENZA: QUALE RAPPORTO?
[ L’arte della scienza, la scienza dell’arte ]

(disegno di copertina realizzato da Alessandra Magoga)

Al suo interno troverete l’arte e la scienza in 72 autori, a cura di Giuliano Brenna e Roberto Maggiani.

L’antologia è liberamente e gratuitamente scaricabile da queste pagine:

https://www.larecherche.it/librolibero_ebook.asp?Id=245
http://www.ebook-larecherche.it/ebook.asp?Id=245

in formato pdf, epub e mobi per Kindle.

L’antologia è disponibile su amazon.it nel formato copertina flessibile, in due versioni, con interno in bianco e nero e con interno a colori; è possibile acquistare le copie da queste pagine (Il prezzo fissato è quello più basso possibile che amazon ci ha imposto):

Interno in bianco e nero (ISBN: 979-8613138517; € 8,32): https://www.amazon.it/Arte-scienza-quale-rapporto-dellarte/dp/B084QD65SZ/

Interno a colori (ISBN: 979-8612874157; € 37,44): https://www.amazon.it/Arte-scienza-quale-rapporto-dellarte/dp/B084QLDSHT/

Gli autori antologizzati:

Agostina Spagnuolo | Aldo Roda | Alessandra Magoga | Anna Maria Gargiulo | Annamaria Ferramosca | Annamaria Vanalesti | Antonio Spagnuolo | Brunello Gentile | Carmen De Stasio | Claudio Damiani | Corrado Calabrò | Davide Morelli | Denise Grasselli | Eliana Bassetti | Eliana Farotto | Enea Roversi | Enrico Meloni | Enzo Rega | Fabrizio Bregoli | Fernando Della Posta | Franca Colozzo | Francesco Bianconi | Francesca Farina | Francesco Rossi | Franco Buffoni | Gaetano Lo Castro | Giacomo Leronni | Giorgia Pellorca | Giovanna Iorio | Giulia Bellucci | Giuliano Brenna | Gualberto Alvino | Guglielmo Peralta | Irene Grandi | Irene Sabetta | Ivano Mugnaini | Laura Costantini | Loreta Salvatore | Luca Ariano | Lucianna Argentino | Luciano Nanni | Lucio Janniello | Luigi Cannillo | Manuel Paolino | Marcel Proust | Marcello Colozzo | Marco Furia | Maria Angeles Lonardi | Maria Grazia Maiorino | Maria Luperini | Maria Musik | Mariagrazia Dessi | Mariella Bettarini | Michele De Luca | Nicola Romano | Ornella Mamone Capria | Oronzo Liuzzi | Paolo Maggiani | Paolo Polvani | Pietro Rainero | Rita Stanzione | Roberto Maggiani | Roberto Mosi | Salvatore Solinas | Serena Rossi | Sergio Gallo | Silvia Favaretto | Simone Carunchio | Ugo Berardi | Valentina Ciurleo | Valentino Zeichen | Walter Mereu

     L’AMIGDALA

(racconto inserito nell’antologia Arte e Scienza)

            “L’amigdala è un’area del cervello, grande in media come una mandorla, fondamentale nei processi emotivi. Alcuni studi recenti hanno identificato in quest’area profonda del cervello i meccanismi chimici che scatenano, tra gli altri, il sentimento della paura. Non solo. La ricerca ha anche dimostrato che le connessioni tra le cellule nervose che compongono l’amigdala si consolidano di fronte ad una situazione di pericolo. Lo stesso accade per le passioni, l’invidia, l’ira, l’odio, l’amore. La corteccia cerebrale contiene solo i dati astratti, il ragionamento, la conoscenza. Tramite la corteccia si può avere solo un’idea, un “concetto”, delle passioni. È l’amigdala che cattura le esperienze ad alto tasso di emotività. Fornendo ad ogni stimolo il livello ottimale di attenzione, arricchendolo, e, infine, immagazzinandolo sotto forma di ricordo”.
            Ripeto a me stesso, in una sintesi estrema, come per un ulteriore e più probante esame, quanto ho appreso in anni di studio. La teoria, lo spartito mentale mandato a memoria. Oggi però, è davvero arrivato il momento: ho deciso di cambiare. Voglio, anzi devo mutare pelle come un bruco, uno sgusciante serpente. Da esecutore divento creatore. Scelgo io, d’ora in poi, i tempi e i modi, i toni e i colori. Desidero dare vita alla mia musica. Sopra e con un corpo umano.
            Io e Cosimo eravamo amici. Abbiamo fatto l’università assieme. Stessi drammi, stesse sciocchezze, lo slalom gigante tra professori equi e professori infami. Siamo diventati entrambi chirurghi. Colleghi, come nei sogni, nei progetti cullati per mesi e mesi. Colleghi, ma con sbocchi del tutto diversi. Io ora dirigo una clinica di lusso, lui è poco più che un medico della mutua.
            Siamo rimasti in contatto. Mi parla, Cosimo, mi racconta di sé. Senza più leggerezza, senza simpatia. «Un giorno ti batterò» – mi ha sussurrato l’ultima volta al telefono. Sentivo lo stridore degli incisivi nella morsa delle mandibole. «Le cose cambiano, vedrai. A vincere ci tengo. Da morire».
            Ho continuato a sperare che scherzasse. Poi ho riflettuto. Cosimo non scherza mai. Ha preso a tempestarmi di telefonate, a seguirmi con la macchina mattina e sera, a fissare per ore da un’apertura della siepe me e la mia famiglia.
            Ieri ho deciso di chiamare Giacomo. Il mio miglior amico, senza ombra di dubbio. Fratello gemello di Cosimo, due autentiche gocce d’acqua. Anche Giacomo ha studiato con noi, ed è divenuto fatalmente un chirurgo, abile e ambizioso. Con lui, con Giacomo, ho osato confidarmi. Gli ho detto di suo fratello, dei sentieri di follia su cui è incamminato. Gli ho prospettato la soluzione: “disinnescare” Cosimo. Nel solo modo possibile. Disattivando l’amigdala. Una volta scollegata la mandorla avvelenata, l’amato fratello ed amico sarebbe tornato un agnellino. Saggio e mite come un monaco di clausura.
            Con un solo, lentissimo gesto della testa, senza mai guardarmi negli occhi, Giacomo ha acconsentito.
            Ho fatto preparare una sala superattrezzata nei sotterranei della mia clinica. Volevo operarlo io Cosimo. Ma Giacomo mi ha implorato di lasciar fare a lui. Conosco bene l’amore che Giacomo prova per il fratello. Non ho potuto che dire di sì.
            Fa un caldo insopportabile. Forse perché da anni non sono più abituato ad assistere ad un’operazione da semplice spettatore. Giacomo appare calmo, rilassato. Direi persino divertito. Muove rapide e sicure le mani, ma l’intervento procede in modo per nulla ortodosso. Il bisturi tocca punti del cervello da evitare ad ogni costo. Cerco di bloccarlo, ma vengo spinto via da due energumeni che si è portato dietro con la qualifica di “assistenti”. Posso solo guardare. Fino in fondo.
            L’operazione è fallita. Condotta e completata in modo opposto rispetto a quanto stabilito. Solo alcuni punti della corteccia sono stati disattivati. L’amigdala è intatta. Intatta e pulsante. Il reattore nucleare delle passioni è più vivo che mai.
            L’operazione è stata un autentico fiasco. Dal mio punto di vista.
            Guardo meglio il braccio sinistro dell’uomo che ha appena posato il bisturi e si lava con cura le mani. Sotto il gomito c’è una cicatrice che non avevo notato. Inconfondibile. Di forma trapezoidale. L’ultimo rabbioso colpo di becco assestato da una poiana alle braccia torturatrici di Cosimo un attimo prima che le spezzasse le ali.
            L’uomo disteso sul lettino si risveglia gradualmente dall’anestesia. Ha negli occhi uno sguardo di odio infinito adesso. Identico a quello del fratello.
            Entrambi fissano, con interesse per nulla professionale, la mia giugulare che trema di impulsi parossistici.
            Negli ultimi istanti mi aggrappo ad un filo di ironia. L’operazione sbalorditiva, sebbene in maniera del tutto particolare, è avvenuta. Senza alcun intervento sui tessuti e sulle cellule, senza utilizzo diretto di bisturi o laser, la mia corteccia cerebrale è stata completamente scollegata. Resta solo lei ora, minuscola e trionfante: l’amigdala. Perla densa fremente di orrore.
            Sì, l’operazione è degna delle pagine di «Lancet» e del «New England Journal of Medicine». Avrebbe ottime prospettive anche in chiave Nobel. Peccato che nessuno, da questo momento in poi, potrà e vorrà documentarla.
                                                                                                       IM

 

 

Concorso di poesia e narrativa

Per chi volesse cimentarsi, pubblico il comunicato (con indicato il link del regolamento) del Concorso Letterario di Poesia e Narrativa Maria Dicorato indetto da Pro(getto) Scena Edition, Associazione di cui fa parte tra gli altri la scrittrice e drammaturga (e cara amica) Chiara Rossi che mi ha segnalato e consigliato l’iniziativa.
In bocca al lupo (vivo e vegeto) a chi vorrà cimentarsi, un caro saluto e buone ispirazioni a tutti i “dedalonauti”. IM

 

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Comunicato

PREMIO INTERNAZIONALE DI POESIA E NARRATIVA MARIA DICORATO

I° edizione – scadenza 30 aprile

Premiazione presso Palazzo Cusani – via Brera 13/15 – Milano

Regolamento: http://www.progettoscena.it/progettoscenaedition_regolamento_dicorato/
 
Ha avuto avvio la I edizione del “Premio Internazionale di Poesia e Narrativa Maria Dicorato”. Il Premio è indetto da Pro(getto)scena Edition in ricordo di una personalità che ha operato nell’ambito della cultura e del sociale, ottenendo importanti riconoscimenti ed attestati, tra i quali l’”Ambrogino d’oro”: massima onorificenza concessa dal Comune di Milano.
 
Il Premio, che si rivolge a poeti e scrittori italiani e di nazionalità estera, ha il Patrocinio Culturale della “Camerata dei poeti di Firenze – Sezione Internazionale”. Il sodalizio intellettuale, nato nel 1930, è impegnato a promuovere, sviluppare e perseguire finalità culturali inerenti il campo artistico e letterario.
 
La Giuria, presieduta dal professor Hafez Haidar, scrittore, critico, Candidato al Premio Nobel per la Pace nel 2017 e due volte al Premio Nobel per la Letteratura, individuerà i vincitori per ogni sezione e assegnerà “Premi Speciali” ad opere giudicate di particolare interesse.
 
Il Premio si articola in otto sezioni e relative sottosezioni: (A. Poesia a tema libero; B. Poesia a tema dato: “La solidarietà, camminare insieme”; C. Fotopoesia a tema libero; D. Poetry Slam; E. Sezione Narrativa Edita; F. Sezione Narrativa breve inedita; G. Sezione Saggistica; H. Sezione Diritti Umani – Interculturalità. Regolamento e le modalità di partecipazione si trovano alla pagina http://www.progettoscena.it/progettoscenaedition_regolamento_dicorato/
 
I vincitori verranno avvisati tramite mail, saranno premiati pubblicamente durante la Manifestazione di Premiazione che si terrà presso Palazzo Cusani, via Brera 13/15 Milano.
Durante tale manifestazione verranno letti poesie e brani tratti dalle opere premiate. Si svolgerà inoltre una performance di “Poetry Slam”; i partecipanti avranno a loro disposizione un tempo massimo di tre minuti e si sfideranno davanti a un pubblico che ne decreterà il vincitore tramite votazione segreta.
 
Promozione Concorso
Chiara Redaelli
Per ulteriori informazioni scrivere a segreteria@progettoscenaedition.it

sipario

 
 

Profumo di elicriso

Risultati immagini per profumo di elicriso moro

 

Edizioni Divina Follia
Bergamo 2017

pp. 150
prezzo: € 15,00

 

Se è vero, come è vero, che un autore affida al titolo le chiavi d’ingresso della sua opera e del suo mondo, o almeno gli indizi per quella caccia al tesoro ininterrotta tra il significato e il significante, tra la metafora e l’interpretazione, non si può ignorare la scelta di Anna Moro di dare al proprio libro il nome di un fiore, aggiungendo inoltre un sottotitolo, “Come il colore del sole”, che non solo spiega il nome stesso, ma estende il discorso, aggiungendo una sfumatura, rendendo la prosa spontaneamente lirica.
Non ci sarebbe niente di strano in tutto questo se il suddetto libro contenesse la descrizione di sereni idilli campestri o le vicende di arcadiche e gioviali comunità rurali. In realtà nel paesino della Barbagia che fa da sfondo ai fatti narrati ha avuto luogo “una faida durata dieci anni. La vita di quella comunità è sconvolta, i morti sono tredici, l’ultimo dei quali è stato ucciso per essere stato testimone involontario di un omicidio e aver denunciato il bandito ai carabinieri”. Dal punto di vista cronologico, il romanzo si colloca in “una società di fine Ottocento caratterizzata da odio, vendette e omicidi”. Fin qui i dati di fatto, succintamente riassunti dagli stralci della quarta di copertina qui sopra riportati. Sarebbe stato più facile per l’autrice basarsi sul nocciolo duro, e aspro, della storia e chiamare il libro “La tredicesima vittima”, oppure “Una lunga scia di sangue”, un titolo del genere, insomma, di quelli che attraggono i cultori del poliziesco, del noir, del thriller e via dicendo. La scelta invece ha preso una direzione diversa, dettata al tempo stesso dalla memoria e dal cuore. Anna Moro ha voluto porre l’accento su quel colore giallo acceso che, ad un certo momento, vedi apparire in una landa brulla in apparenza ostile alla vita. Ha voluto dirsi, e dirci, che si sono fiori che, come la ginestra leopardiana, crescono alle pendici dei vulcani, sfidando il fuoco e l’aridità del terreno.
L’autrice ha scritto questo libro per rendere omaggio al ricordo di un suo parente, ultima vittima della sequenza di omicidi a cui si è fatto cenno. Ha voluto testimoniare il senso della sua vicenda esistenziale, il suo essere un momento di svolta tra il buio della violenza e quell’oro del sole che ancora splende, su tutto, nonostante tutto.
Il tono che l’autrice ha adottato, per scelta o per istinto, grazie alla sua indole naturale incline all’armonia, è determinante, conferisce alle pagine del racconto un sapore e una consistenza del tutto specifici e riconoscibili, come il profumo di un fiore appunto, che, in modo immediato, proustianamente, richiama alla mente memorie, sensazioni e il sapore di un’epoca e di una terra speciale, diversa dalle altre ma accomunata dalla ricerca di bellezza e di verità.
Ciascun capitolo è contraddistinto da un numero, anzi da due sequenze numeriche: la prima è quella che indica la successione cronologica delle varie parti del libro, la seconda è quella che potremmo definire diacronica, costituita dal riferimento, secco, ineludibile, all’anno in cui avvengono i fatti descritti nel capitolo specifico. È un modo per creare un nodo, un intreccio, tra il tempo della Storia e quello della memoria, tra il vissuto e il sentito, mandato a memoria, appunto, o, come direbbero gli anglofoni, learnt by heart. Si tratta a mio avviso di uno degli aspetti di maggior rilievo del libro: la capacità dell’autrice di scrivere “by heart”, ossia attivando il cuore, l’affetto, la partecipazione emotiva, senza però scordare il rigore aritmetico di quella sequenza di date, la dimensione esatta dei gesti, dei misfatti e delle azioni meritorie di uomini e donne vissute prima di noi. Ed è notevolmente interessante, sul piano narratologico ma direi anche psicologico, notare come quella insistenza sulla collocazione dei fatti in uno spazio preciso, passato, trascorso, non solo non rendono la narrazione “datata”, ma, semmai, al contrario, fanno sì che le vicende descritte, come cerchi nell’acqua, o meglio come i bagliori di un fuoco, si estendano nello spazio-tempo e arrivino fino a noi, aiutandoci a riflettere anche sul senso e sulla misura di certe scelte e sulla persistenza, in ogni epoca, di violenze e sopraffazioni, ma anche del coraggio di schierarsi, pagando a volte con la propria vita, sul fronte opposto.
Ho avuto modo di scrivere la prefazione per questo libro pubblicato nel 2017 da Edizioni Divinafollia. L’ho letto subito con interesse e mi ha colpito sia per la nitidezza del racconto sia per l’atteggiamento dell’autrice che ha più volte dichiarato di non avere velleità letterarie e di aver scritto il libro solo per onorare la memoria di un suo bisnonno. Cito qui qualche stralcio della prefazione, riportata anche nel mio sito: “Il romanzo contiene una passione forte ma lucida, adeguata alla descrizione dei tempi e della società descritti, la Sardegna di molti decenni fa. Come l’autrice stessa ha dichiarato,Profumo di elicriso è stato scritto per conservare la memoria di un episodio realmente accaduto a un suo bisnonno, ultima vittima di una lunga faida, ucciso per la sua sete di giustizia e di legalità quasi mai presenti in quello scorcio di secolo in Sardegna.
La narrazione nasce dunque da una motivazione personale fortissima. Ma riesce ad andare oltre, assumendo, senza forzature, senza vane pretese didattiche e senza tirate morali, un valore più ampio, universale, evidenziando tramite gesti e sentimenti autentici, l’eterno contrasto tra la bassezza e la volontà di elevarsi, tra la violenza e l’aspirazione ad un’esistenza più umana e armonica.”
Ribadisco qui e confermo quanto scrissi a suo tempo ma aggiungo un elemento in più: l’auspicio che Anna Moro voglia prendere di nuovo la penna in mano e scrivere un altro testo, dedicato ad una vicenda legata alla sua terra o di pura fantasia. Sì, perché leggere il suo libro è stato come passeggiare in un prato assolato dopo aver percorso, tra marciapiedi nevrotici, chilometri di strade cittadine. Si ritrova il tempo per cadenzare le sillabe e con esse i pensieri; si ritrova il sapore di una semplicità di sostanza, e la bellezza di sentimenti antichi ma non datati, non sbiaditi, come il colore di quel fiore di elicriso da cui siamo partiti e a cui torniamo.
Questo libro, per il ritmo cadenzato, per la deliberata scelta di non calcare i toni, evitando gli “effetti speciali” e lo “splatter”, schivando ogni sensazionalismo fine a se stesso, sembrerebbe adatto a lettori di età matura, per così dire. Eppure (anche questo un punto che ho già espresso altrove ma che desidero ribadire qui), mi piacerebbe che vi si approcciasse anche qualche lettore più giovane, magari grazie allo stimolo degli insegnanti o degli educatori. Sì, perché, al di là del diverso modo di vestire e di relazionarsi dei loro antenati, al di là delle apparenze esteriori, anche i giovani lettori potranno riconoscere quel conflitto senza fine, quella faida ininterrotta che miete vittime tra le persone più fragili, i deboli, i pacifici, i giusti.
“C’è una sorta di bullismo che si estende oltre le mura protette di tutte le scuole e investe ogni ambito, ogni terreno sociale. La violenza non ha luogo né tempo, cambia forma in modo camaleontico ma resta, nel profondo, la stessa, ostinatamente identica. Così come resta identico il desiderio di contrastarla, di opporsi, con armi diverse dalla sua, seguendo altre strade, praticando azioni diverse, ispirate da altri principi e altre motivazioni. Anna Moro ha voluto raccontare la storia dell’uomo che con la sua morte ha posto fine ad una faida che sembrava eterna”.
La narrazione è individuale e corale, il bene e il male si vivono qui all’interno di una comunità che non è solo coscienza collettiva ma anche in qualche misura sentire collettivo. Attenzione, siamo ben distanti, per fortuna, dall’esaltazione del buon tempo andato e dalle gioie della campagna, o della bontà di fondo di tutti gli abitanti dei piccoli centri. Siamo, semmai, all’interno di una narrazione il più possibile oggettiva, partecipata ma con un distacco, una membrana di salda e sobria ironia, che permette di vedere le cose come sono, la luce e le ombre dentro e fuori le persiane abbassate. Si parla anche di ferocia, di grettezza, di pettegolezzi, di menzogne, di piccole e grandi malvagità. Si parla dell’uomo, ad ogni latitudine. Tuttavia, è giusto ribadirlo, Anna Moro sa raccontare perfino la malvagità conservando un velo di dolcezza. Non è un atteggiamento accondiscendente né fragile. Tutt’altro: è semmai la forza di chi, pur conoscendo, vedendo e descrivendo il volto del male, sceglie di non specchiarvisi compiaciuta, sceglie di mantenere un sorriso che contraddistingua i tratti dell’umanità tracciando in modo netto la differenza con ciò che umano non è. Si può descrivere il buio della violenza e della ferocia insensata mantenendo vivo negli occhi il riflesso giallo oro di quel fiore che campeggia nel titolo e nella copertina del libro.
Un profumo gradevole, ricco di suggestioni e, a dispetto di tutto, denso di speranza. Anna Moro (lo confermo volentieri) con dedizione e passione per la parola, per il ricordo e per l’affetto, ha saputo rendere la propria voce simile a quella di un narratore onnisciente che osserva con disincanto i propri simili, in una sorta di coro. Ma a tratti lo sguardo ha saputo aprirsi in un guizzo o in un sorriso, breve, fulmineo, in grado di illustrare con efficacia la crudeltà e la solidarietà, la disperazione e la tenacia, la miseria contrapposta alla grandezza dell’animo.

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ESITI DEL CONCORSO “ELOGIO ALLA FOLLIA” edizione 2018

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ESITI DEL CONCORSO ELOGIO ALLA FOLLIA” 2018

Il Concorso ELOGIO ALLA FOLLIA, organizzato da Divinafollia Edizioni, ha visto la partecipazione di 447 autori, per un totale di 1117 lavori inviati, tra poesie e racconti.

La sezione Poesia ha visto la partecipazione di 250 concorrenti. Alla Sezione Narrativa hanno partecipato 197 autori.

Le partecipazioni sono pervenute da tutte le regioni italiane e da alcuni paesi europei.

La prima edizione del Concorso ha avuto un riscontro soddisfacente anche per la qualità degli elaborati presentati dai concorrenti.

Pur non trattandosi di un concorso “a tema” le autrici e gli autori hanno inviato, come suggerito dal bando di concorso, “testi liberi per spunto, tema e forma espressiva. Ispirati da una sana, umanissima follia creativa”.

Entrambe le Giurie del Concorso hanno rilevato un’ampia gamma di stili, generi e temi, a testimonianza di percorsi personali interessanti.

* * * * *

La Giuria della Sezione Poesia

composta da

Maria Attanasio, Flaminia Cruciani, Silvia Denti, Annamaria Ferramosca, Luigi Fontanella, Ivano Mugnaini, Carlo Pasi, Valeria Serofilli e Antonio Spagnuolo

ha effettuato una prima selezione dei lavori pervenuti, in seguito a cui sono emersi i lavori delle autrici e degli autori qui di seguito indicati.

Autori Selezionati Sezione Poesia:

Chiara Albanese, Antonio Alleva, Antonella Amato, Giancarlo Baroni, Joseph Barnato, Monica Borettini, Alessandra Carnovale, Daniela Casarini, Alessandra Corbetta, Enrico Danna, Erminia De Paola, Lisa Di Giovanni, Maria D’Ippolito, Sheila Di Odoardo, Claudia Di Palma, Miguel Angel Escobar Alas, Monica Ferri, Grazia Fiore, Francesca Clara Fiorentin, Antonietta Fragnito, Alba Gnazi, Gianfranco Isetta, Floriana Lega, Elio Lunghi, Fausto Marseglia, Monica Martinelli, Sabrina Mazzuoli, Serenella Menichetti, Melania Milione, Maurizio Alberto Molinari, Alberto Mori, Clelia Moscariello, Carla Mussi, Silvia Novi, Alessandra Palombo, Paola Paradisi, Marisa Papa Ruggiero, Dario Pasero, Lidia Popolano, Flora Restivo, Alfredo Rienzi, Elisa Russo, Antonella Santoro, Alessandra Scarano, Giuseppe Schembari, Fulvio Segato, Alessandra Solina, Antonella Sozio, Serena Squatrito, Agostina Spagnuolo, Rossella Tempesta, Vivetta Valacca, Rodolfo Vettorello, Salvatore Violante, Paola Zugna.

Un’ulteriore cernita ha evidenziato i testi di ventiquattro autori, a cui è stata attribuita la qualifica di Segnalati:

Antonio Alleva, “Gate b19 – Preludio”

Giancarlo Baroni, “Un’arida estate”

Monica Borettini, “A Romana che si credeva vento”

Daniela Casarini, “Più convesso di un participio presente”

Alessandra Corbetta, “Parola sdrucciola”

Antonietta Fragnito, “Oggi poesia terapeutica”

Alba Gnazi, “Zeitgeber”

Gianfranco Isetta, “Esco dalla caverna”

Monica Martinelli, “Concentro i ricordi”

Sabrina Mazzuoli, “La resa”

Serenella Menichetti “Virginia a pezzi”

Melania Milione, “Dimmi dove senti dio”

Carla Mussi, “Prima del tatto”

Alessandra Palombo, “Ambulanti”

Marisa Papa Ruggiero, “Sulla tomba dei Giganti”

Flora Restivo, “A punto catenella”

Alfredo Rienzi, “L’architomia delle attinie”

Elisa Russo, “Nonostante il sole”

Alessandra Scarano, “Tivoli”

Fulvio Segato, “Avete preso tutto?”

Alessandra Solina, “Connessione fluida”

Antonella Sozio, “Per sentirmi”

Rossella Tempesta, “Coltiva una solitudine limpida”

Salvatore Violante, “Una lanterna”

Da una lettura ulteriore sono emersi i quindici Finalisti:

Antonio Alleva, “Gate b19 – Preludio”

Monica Borettini, “A Romana che si credeva vento”

Alessandra Corbetta, “Parola sdrucciola”

Antonietta Fragnito, “Oggi poesia terapeutica”

Monica Martinelli, “Concentro i ricordi”

Serenella Menichetti “Virginia a pezzi”

Melania Milione, “Dimmi dove senti dio”

Carla Mussi, “Prima del tatto”

Flora Restivo, “A punto catenella”

Marisa Papa Ruggiero, “Sulla tomba dei Giganti”

Elisa Russo, “Nonostante il sole”

Alessandra Scarano, “Tivoli”

Alessandra Solina, “Connessione fluida”

Antonella Sozio, “Per sentirmi”

Rossella Tempesta, “Coltiva una solitudine limpida”

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Da una nuova valutazione dei lavori finalisti, è emersa la seguente classifica:

AUTORI VINCITORI :

Primo classificato: Monica Martinelli, “Concentro i ricordi”

Secondo classificato: Antonio Alleva, “Gate b19 – Preludio”

Terzo Classificato: Alessandra Corbetta, “Parola sdrucciola”

AUTORI FINALISTI a pari merito:

Monica Borettini, “A Romana che si credeva vento”

Antonietta Fragnito, “Oggi poesia terapeutica”

Serenella Menichetti “Virginia a pezzi”

Melania Milione, “Dimmi dove senti dio”

Carla Mussi, “Prima del tatto”

Flora Restivo, “A punto catenella”

Marisa Papa Ruggiero, “Sulla tomba dei Giganti”

Elisa Russo, “Nonostante il sole”

Alessandra Scarano, “Tivoli”

Alessandra Solina, “Connessione fluida”

Antonella Sozio, “Per sentirmi”

Rossella Tempesta, “Coltiva una solitudine limpida”

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La Giura della Sezione Narrativa,

composta da

Daniela Carmosino, Marco Ciaurro, Caterina Davinio, Silvia Denti, Gianluca Garrapa, Francesca Mazzucato, Ivano Mugnaini e Caterina Verbaro

ha selezionato la rosa di autori qui di seguito riportata.

Autori Selezionati Sezione Narrativa:

Alberto Alassio, Anna Consilia Alemanno, Maria Letizia Avato, Susanna Barsotti, Marianna Bartolone, Antonella Bernava, Anna Bertini, Antonella Brighi, Antonella Buono, Piero Buscemi, Fausto Campana, Giovanna Caporali, Anna Elivia Cardella, Alfonsina Caterino, Giulia Sara Corsino, Laila Cresta, Sara Patrizia Daina, Michela De Mattio, Bernardo De Muro, Giuseppina De Vizia, Grazia Di Martino, Federico Fabbri, Lidia Falzone, Grazia Fiore, Luca Frediani, Alessandro Garella, Laura Gatto, Claudia Guaglio, Allegra Iafrate, Bruno Laganà, Alessandro Lanucara, Denise Lombardo, Giovanni Macrì, Marco Maione, Eva Luna Mascolino, Anna Moro, Silvia Nicita, Marco Patruno, Jean Luc Pinna, Donatella Pompilio, Maria Pia Quintavalla, Sarah Rezakhan, Marco Righetti, Laura Rochelli, Maria Pia Rosati, Teodora Stanciu, Alfredo Tamisari, Vincenzo Trapella, Auro Trivellato, Giuseppe Verrienti, Giuseppe Vetromile.

Un’ulteriore cernita ha evidenziato i racconti di diciotto autori, a cui è stata attribuita la qualifica di Segnalati:

Maria Letizia Avato, “L’eclissi”

Susanna Barsotti, “La scuola dentro”

Anna Bertini, “31 dicembre 2049 folle centro di un’epoca”

Antonella Brighi, “All’infinito”

Bernardo De Muro, “Il custode della follia”

Giulia Sara Corsino, “Duellum”

Michela De Mattio, “Aculei”

Giovanna Caporali, “Pozzi aperti nella campagna”

Eva Luna Mascolino, “John Barleycorn must die”

Anna Moro, “Oltre… lo sguardo”

Marco Righetti, “Il viaggio”

Maria Pia Quintavalla, “Augusta, Il naufragio”

Sarah Rezakhan, “L’angolo buio”

Teodora Stanciu, “Frammenti di vita”

Alfredo Tamisari, “Bambanamenti dell’insonnia”

Vincenzo Trapella, “Un patto spudorato”

Chiara Taormina, “Ofelia e Morfeo”

Giuseppe Vetromile, “Non di questa terra”

Altre letture e confronti hanno evidenziato i racconti dei seguenti autori Finalisti:

Maria Letizia Avato, “L’eclissi”

Susanna Barsotti, “La scuola dentro”

Antonella Brighi, “All’infinito”

Giulia Sara Corsino, “Duellum”

Michela De Mattio, “Aculei”

Giovanna Caporali, “Pozzi aperti nella campagna”

Eva Luna Mascolino, “John Barleycorn must die”

Marco Righetti, “Il viaggio”

Maria Pia Quintavalla, “Augusta, Il naufragio”

Chiara Taormina, “Ofelia e Morfeo”

Dal ulteriori letture dei lavori finalisti, è emersa la seguente classifica:

AUTORI VINCITORI :

Primo classificato: Maria Pia Quintavalla, “Augusta, Il naufragio”

Secondo classificato: Michela De Mattio, “Aculei”

Terzo Classificato: Maria Letizia Avato, “L’eclissi”

AUTORI FINALISTI a pari merito:

Susanna Barsotti, “La scuola dentro”

Antonella Brighi, “All’infinito”

Giulia Sara Corsino, “Duellum”

Giovanna Caporali, “Pozzi aperti nella campagna”

Eva Luna Mascolino, “John Barleycorn must die”

Marco Righetti, “Il viaggio”

Chiara Taormina, “Ofelia e Morfeo”

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I racconti degli autori finalisti, sia della Sezione Poesia che della Sezione Narrativa, verranno pubblicati in un volume edito da Divinafollia.

I vincitori delle due sezioni avranno inoltre la possibilità di pubblicare nel volume una selezione della loro liriche e dei loro racconti.

Divinafollia Edizioni si riserva inoltre di contattare altri autori, anche tra i segnalati, per proporre loro di inviare in lettura loro testi per un eventuale accordo editoriale.

Il presente comunicato sarà pubblicato anche sul sito Dedalus, sul sito di Edizioni Divinafollia e su altri altri siti, blog e portali letterari.

* * * * * * *

Il Concorso, come specificato a suo tempo nel bando, non prevede una cerimonia di premiazione tradizionale.

Avrà luogo però, in autunno, nella data e nella sede che saranno comunicati via mail a tutti i partecipanti (presumibilmente a Pisa), un incontro informale tra alcuni componenti delle due Giurie e i concorrenti premiati, i finalisti e i segnalati per l’originalità delle loro opere.

Sono invitati fin d’ora a partecipare all’incontro i concorrenti al Concorso, anche non premiati, che volessero e potessero essere presenti.

In quell’occasione le autrici e gli autori potranno consegnare in lettura alle Giurie altri loro testi, manoscritti o editi.

Ad alcuni autori inoltre potrà essere proposta la presentazione dei loro lavori, editi o inediti, in Caffè letterari (tra cui il Caffè dell’Ussero di Pisa) o in biblioteche.

Pisa, 9 luglio 2018 Ivano Mugnaini (curatore del Concorso)

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ELOGIO ALLA FOLLIA – scadenza prorogata al 30 aprile


ELOGIO ALLA FOLLIA

per poesie e racconti a tema libero

CONCORSO LETTERARIO NAZIONALE

Prima edizione

scadenza prorogata al 30 aprile 2018

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Il presente concorso si ispira al nome dell’Editrice Divinafollia, che pubblicherà in volume gli elaborati vincitori.

Se avete nel famoso cassetto (o anche altrove) uno scritto che avete sempre tenuto in disparte, quasi fosse radioattivo, tagliente o ustionante, se non avete mai osato farlo leggere a qualcuno, è il momento di recuperarlo, metterlo dentro un bel file ed inviarlo qui, a questo concorso.

Se non lo avete, prendete un foglio e una penna, oppure un computer e una tastiera, e date libero sfogo a ciò che più vi scalda, di amore o di rabbia, di sesso o di cervello, nella carne e nella mente, nella realtà e nell’immaginazione.

Cerchiamo testi da selezionare e li vogliamo sopra le righe, o attraverso le righe, asimmetrici, sghembi, di sbieco, insomma testi liberi per spunto, tema e forma espressiva. Ispirati da una sana, umanissima follia creativa.

Testi in versi o in prosa in cui la vostra vena ispiratrice è stata debordante, guidata da un’emozione febbrile, sincera e intensa, quella che non di rado consente di vedere oltre: gli stati d’animo, le pulsioni, i desideri, la gioia, la rabbia e mille altre sensazioni vibranti e prive di filtri protettivi.

La tematica è del tutto libera (il titolo del concorso non è vincolante e non indica un tema a a cui attenersi). Verranno accolti scritti di qualsiasi tenore espressivo. Verranno esclusi solamente gli elaborati con contenuti offensivi della dignità delle persone, denigratori o con discriminazioni razziali e sessuali.

Per il resto, il campo è libero; e la fantasia creativa sarà un ingrediente molto ricercato e apprezzato in fase di lettura e selezione.

NORME DI PARTECIPAZIONE

Il Concorso prevede la selezione di scritti poetici e narrativi.

Saranno accettati sia testi inediti che testi pubblicati on line o in antologie. Sono accettati inoltre poesie e brani di narrativa estratti da libri autopubblicati (self publishing).

Saranno invece esclusi testi precedentemente pubblicati in volume cartaceo dotato di codice ISBN.

In ogni caso è richiesto che, all’atto dell’invio, gli autori siano in possesso dei diritti relativi agli elaborati da loro inviati. L’invio corrisponde ad un dichiarazione in tal senso.

LETTURA E SELEZIONE

Mano a mano che perverranno, alcuni dei testi migliori potranno essere inseriti, indipendentemente da quella che sarà la classifica finale del Concorso, nella rivista telematica DEDALUS: corsi, testi e contesti di volo letterario, http://www.ivanomugnainidedalus.wordpress.com . L’inserimento dovrà essere concordato tra la redazione e del sito e l’autrice o l’autore dell’elaborato selezionato. Verrà richiesta agli autori una dichiarazione in cui specificano che i testi sono inediti, di loro proprietà e liberi da vincoli editoriali.

Nel sito DEDALUS sono presenti, preceduti da un commento introduttivo, liriche, prose e interventi critici di alcune delle voci più significative del panorama letterario contemporaneo e di alcuni autori giovani o emergenti dotati di personalità e talento.

Il Concorso si articola in due Sezioni: POESIA e NARRATIVA.

Si partecipa alla Sezione Poesia con liriche oppure con brevi prose poetiche.

Si può inviare da una ad un massimo di tre poesie. La lunghezza massima è di 50 versi ciascuna. Si potranno inviare, in alternativa, da una a tre prose liriche. Ciascuna di esse dovrà essere contenuta in una sola cartella standard.

La Sezione Narrativa è riservata a scritti in prosa di qualunque tipo e genere (racconti, lettere, considerazioni, divagazioni, brani di diario e qualsiasi altro testo creativo scritto nella forma narrativa).

Per la sezione Narrativa potranno essere inviati da uno a tre elaborati. Ciascuno dovrà avere una lunghezza massima di dieci cartelle (pagine) standard ( usando preferibilmente i font Arial o Times New Roman).

È ammessa in casi specifici la partecipazione con elaborati di lunghezza maggiore alle dieci cartelle, purché il superamento sia contenuto in termini ragionevoli. Il Premio è Elogio alla Follia ma non siamo pronti a ricevere romanzi fiume stile Guerra e pace. Siamo invece disposti ad accettare racconti o brani di romanzo che per poter essere presentati in modo organico necessitano alcune cartelle in più del limite indicato.

* * * * *

Per entrambe le Sezioni del Premio è consentita agli autori la partecipazione con uno pseudonimo o con un nome d’arte.

In tal caso i concorrenti dovranno indicare se in caso di segnalazione o di vittoria vogliono essere indicati nel comunicato stampa con lo pseudonimo con cui hanno partecipato o con il loro nome anagrafico.

* * * * *

È consentita la partecipazione ad autori ed autrici di qualsiasi nazionalità.

È consentita la partecipazione con testi in lingua straniera o con testi in una delle lingue o dei dialetti regionali italiani.

In entrambi i casi sarà necessario affiancare al testo un’accurata traduzione in lingua italiana.

* * * * *

Gli scritti inviati saranno valutati da due Giurie specifiche, una per la Sezione Poesia e una per la Sezione Narrativa.

I componenti delle Giurie sono i seguenti.

Per la Sezione Poesia:

Maria Attanasio (poeta e narratora); Flaminia Cruciani (poeta e archeologa); Silvia Denti (scrittrice, critico letterario ed editrice); Anna Maria Ferramosca (poeta, biologa e critico letterario); Luigi Fontanella (scrittore, poeta, docente universitario, direttore della rivista Gradiva); Ivano Mugnaini (scrittore, poeta e critico letterario); Carlo Pasi (docente universitario e saggista); Valeria Serofilli (insegnante, poeta e presidente di AstrolabioCultura); Antonio Spagnuolo (poeta e critico letterario).

Per la Sezione Narrativa:

Daniela Carmosino (critico letterario e saggista); Marco Ciaurro (filosofo e scrittore); Caterina Davinio (scrittrice, poeta e saggista); Silvia Denti (scrittrice, critico letterario ed editrice); Gianluca Garrapa (scrittore, operatore psicoanalitico e poeta); Francesca Mazzucato (scrittrice e traduttrice); Ivano Mugnaini (scrittore, poeta e critico letterario); Caterina Verbaro (docente universitaria e saggista).

Le Giurie valuteranno tutti gli scritti pervenuti, ciascuna per la Sezione di pertinenza, e proporranno infine a Edizioni Divinafollia una rosa di Finalisti.

I lavori Vincitori (tre per ciascuna Sezione) saranno pubblicati gratuitamente da Divinafollia, con regolare contratto editoriale, in un volume che verrà adeguatamente pubblicizzato e distribuito nelle librerie e tramite i canali telematici.

Il volume sarà presentato con ampio risalto anche alla Fiere del Libro a cui l’Editrice partecipa, tra cui quella di Torino. Gli autori selezionati saranno invitati a presenziare alle presentazioni e incoraggiati ad organizzarne altre, nelle sedi a loro vicine, con il sostegno dell’Editrice. Il libro sarà inoltre pubblicizzato con la mailing-list dell’Editrice e tramite tutti i canali di informazione ritenuti utili ed efficaci.

Sia gli autori finalisti che altri autori i cui lavori saranno ritenuti dalla Giuria particolarmente interessanti e originali riceveranno dall’Editrice una proposta di pubblicazione a condizioni favorevoli.

MODALITÀ DI INVIO

Gli autori interessati devono inviare i loro testi entro il 30 aprile 2018 .

Ciascun elaborato o insieme di elaborati (con le caratteristiche sopra indicate a seconda della Sezione di appartenenza) dovrà essere inviato tramite un unico file in formato Word .doc oppure PDF, allegato ad un messaggio di posta elettronica indirizzato al seguente indirizzo: ivanomugnaini@gmail.com , indicando come oggetto del messaggio: “Concorso Elogio alla Follia 2018”.

Il file con cui vengono inviati gli elaborati deve essere nominato con la Sezione prescelta e con il titolo dell’elaborato o di uno degli elaborati inviati (esempio : Sezione-Poesia-Fantasie-.doc oppure .pdf).

I dati personali dell’autore (nome, recapito postale, telefono, cellulare e indirizzo di posta elettronica) dovranno essere riportati esclusivamente nel corpo del messaggio, non nel file degli elaborati che dovranno essere assolutamente anonimi e privi di qualsiasi segno atto a identificare l’autore.

Nel corpo del messaggio dovrà anche essere trascritta la seguente dichiarazione: “I testi sono di mia esclusiva creazione e proprietà. Autorizzo il trattamento dei miei dati personali ai sensi del decreto numero 196/2003 nell’ambito del Concorso ELOGIO ALLA FOLLIA – Descritture, divagazioni ossimoriche e variazioni sul tema della follia”.

È previsto un contributo spese di 15 € per la partecipazione a una delle due Sezioni previste (Poesia e Narrativa).

Nel caso in cui il concorrente desiderasse partecipare ad entrambe le Sezioni la quota è di €20.

La quota può essere pagata tramite ricarica della Carta Postepay numero 5333 171039936733 intestata a Ivano Mugnaini (codice fiscale MGNVNI64H12L833T), oppure tramite bonifico bancario: IBAN : IT58T0103024800000063126022 intestato a Ivano Mugnaini. Indicare in entrambi i casi come causale del versamento: “Iscrizione Concorso Elogio alla Follia 2018”.

È richiesto l’invio di una copia scannerizzata o di una fotografia della ricevuta del versamento nella mail con cui vengono inviati i testi.

La partecipazione al Concorso implica l’accettazione del presente regolamento in tutti i suoi punti.

Il corretto ricevimento del messaggio e del file con i testi e la ricevuta di versamento, e la conseguente iscrizione al Concorso, saranno comunicati via e-mail a tutti i concorrenti.

Per agevolare il compito delle Giurie si consiglia di non attendere la data prossima alla scadenza del Concorso, ma di inviare gli elaborati appena si ritiene di averli conclusi e adeguatamente riletti.

Il nome dei Vincitori sarà comunicato sul sito Dedalus, su diversi altri siti, blog e portali letterari e sul sito di Edizioni Divinafollia.

Non è prevista una cerimonia di premiazione tradizionale, con consegna di targhe e diplomi. I nomi dei vincitori e dei finalisti e le loro opere saranno ampiamente pubblicizzati, in rete e tramite gli organi di informazione che diffonderanno la notizia. Potrà essere previsto, inoltre, in una data e una sede che saranno comunicati al termine del Concorso, un incontro informale tra alcuni componenti delle due Giurie e i concorrenti premiati, finalisti e segnalati per l’originalità delle loro opere. In quell’occasione gli autori presenti potranno dare in lettura alle Giurie anche altri loro testi, manoscritti o editi. Ad alcuni autori potrà essere proposta la presentazione dei loro lavori, editi o inediti, in Caffè letterari (tra cui il Caffè dell’Ussero di Pisa) o in biblioteche.

Per maggiori informazioni, o per qualsiasi altra richiesta riguardante il Concorso, scrivete all’indirizzo e-mail: ivanomugnaini@gmail.com

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Profumo di elicriso – stralci della prefazione

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Pubblico qui alcuni stralci della mia nota ad un libro di recente uscita.

Il romanzo contiene una passione forte ma lucida, adeguata alla descrizione dei tempi e della società descritti, la Sardegna di alcuni decenni fa. Come l’autrice stessa ha dichiarato, Profumo di elicriso è stato scritto per conservare la memoria di un episodio realmente accaduto a un suo bisnonno, ultima vittima di una lunga faida, ucciso per la sua sete di giustizia e di legalità quasi mai presenti in quello scorcio di secolo in Sardegna.

La narrazione nasce dunque da una motivazione personale fortissima. Ma riesce ad andare oltre, assumendo, senza forzature, senza vane pretese didattiche e senza tirate morali, un valore più ampio, universale, evidenziando tramite gesti e sentimenti autentici, l’eterno contrasto tra la bassezza e la volontà di elevarsi, tra la violenza e l’aspirazione ad un’esistenza più umana e armonica.

Profumo di elicriso regala, anzi restituisce il gusto di una scrittura sobria ma non sterile e vuota, priva di acrobazie sintattiche e lessicali, numeri da circo ed effetti sbalorditivi, ma mai aliena all’emozione del racconto, la volontà e la necessità dell’affabulazione, qui ulteriormente accentuata dalla profonda motivazione personale, il desiderio di tener vivo il ricordo di un parente che è diventato simbolo della sete di pace e di giustizia di una famiglia. 

Il tono è sobrio, controllato, come se un narratore onnisciente osservasse con disincanto i propri simili, in una sorta di coro, una coscienza collettiva tipica dei piccoli centri a qualunque latitudine. Ma a tratti lo sguardo si apre in un guizzo o in un sorriso, breve, fulmineo, ma in grado di illustrare con efficacia la crudeltà e la solidarietà, la disperazione e la tenacia, la miseria contrapposta alla grandezza dell’animo.

 Alla pubblicazione del libro ho contributo in parte anch’io tramite la lettura, l’editing e la prefazione.

Chi volesse inviarmi in lettura manoscritti inediti di narrativa e poesia, o libri già editi, mi scriva a ivanomugnaini@gmail.com

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Libri, piedi, mani, migranti e cercatori di poesia

John Fante in una lettera al suo editore che gli chiedeva se si considerasse uno scrittore di romanzi e racconti o di poesie gli rispose esattamente così: “I am ambidextrous”.
Venerdì prossimo 19 gennaio, alle ore 18.00, al Caffé dell’Ussero di Pisa, nell’ambito degli incontri di AstrolabioCultura, dialogherò con 
Luigi Fontanella del suo romanzo Il dio di New York e del suo volume di poemetti e racconti in versi Lo scialle rosso.

Sarà un’occasione per riflettere sulla vexata quaestio: è meglio essere “ambidestri” nel mondo della scrittura, o “fare” solo poesia o solo narrativa?

Sarà un’occasione per parlare di “Gradiva”, la ormai storica rivista letteraria edita da Fontanella, e gli amici presenti potranno proporre in lettura loro scritti, editi o inediti.

Ci sarà modo, in riferimento al romanzo Il dio di New York, di parlare del vario modo di essere “migranti” e sognatori, “cercatori” di poesia.

Ci sarà modo (e questa è pubblicità, mi rendo conto, neppure troppo subliminale) per parlare del Premio “Elogio alla follia”, della cui Giuria Luigi Fontanella fa parte, il cui bando di concorso che può essere consultato a questo link http://www.ivanomugnaini.it/elogio-alla-follia-concorso-le…/ .

Ci sarà tutto questo e anche di più.
Spero (se potrete e vorrete) che si sarete anche voi.

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Ghost chili, fantasia e immaginazione

Ripubblico qui la gustosa e simpatica chiacchierata gastronomico-letteraria di qualche giorno fa uscita sul sito Readeat Libri da mangiare, a questo link: https://www.readeatlibridamangiare.it/cucina-letteraria/spizzichi-bocconi/2017/12/12/ivano-mugnaini/

È anche un’occasione per ricordare a chi vuole partecipare al Concorso Elogio alla follia, attualmente in corso, che non è necessario che le “pietanze” in forma di racconto o di poesia siano iperspeziate, con manciate di Trinidad Moruga Scorpion, Naga Viper, o  Ghost Chili. La quantità è libera, come la scelta degli ingredienti e dell’amalgama.

Basta che non si tratti del solito sacrosanto semolino. Basta che siano cucinate con molta passione, fantasia, divertimento, inventiva, con molta voglia di fare venire l’acquolina in bocca, a se stessi e ai commensali.

Attendiamo i vostri piatti . Il link del bando è questo:  http://www.ivanomugnaini.it/elogio-alla-follia-concorso-letterario/

 

il Concorso letterario di Ivano Mugnaini

Ciao a tutti, la cucina letteraria di #readEat è felice di ritrovarvi nella sezione Spizzichi e bocconi,  una cena virtuale dove ogni protagonista del panorama editoriale si mostra un po’ di più e, soprattutto, mostra ai lettori un pezzettino del percorso che porta le idee a diventare libri. Questa settimana il mio paziente ospite è Ivano Mugnaini, non-purista e super addetto ai lavori, di cui ho potuto seguire e apprezzare il lavoro imparando sempre qualcosa!

Antipasto 
Tu fai un po’ di tutto, Ivano: curi testi, scrivi libri, scrivi per il teatro, componi versi. Vivi l’editoria tutto tondo, si può dire. Qual è stato il salto che ti ha portato dall’essere autore ad aiutare altri autori?

In effetti è vero, Ida, spazio in vari ambiti e settori. Sono interessato e incuriosito da molte espressioni e forme del mondo editoriale. Non sono un “purista”, e so che alcuni non apprezzano questo modo di unire e ibridare. Ma a me viene naturale, e ritengo che sia possibile mettere un po’ di poesia anche in un racconto, così come raccontare, e raccontarsi, tramite la poesia. Mi piace leggere anche gli altri, non solo gli autori noti ma anche le voci emergenti e originali. Molti con il tempo mi hanno detto che avevo colto ciò che volevano esprimere, il loro mondo, la loro voce più autentica. Questo mi ha portato a essere anche lettore dei testi altrui e a offrire servizi editoriali.

Primo
La poliedricità non è mai un male, almeno dal mio punto di vista. Mantiene umili, è una porta costantemente aperta sul confronto. E a proposito di confronti, ci parli un po’ del Concorso letterario “Elogio alla follia”?

Mi piace la tua definizione, quel riferimento alla porta che ci conduce a esplorare anche ciò che riteniamo a volte estraneo e che invece è parte di noi. Il collegamento con “Elogio alla follia” qui mi viene naturale e te ne parlo volentieri. Si tratta di un concorso letterario e l’idea mi è nata mettendo in collegamento la mia collaborazione con l’editore Divinafollia e la mia passione per il lato apparentemente in ombra del nostro agire e soprattutto del nostro pensare, sognare, immaginare.

Ho pensato di organizzare un concorso in cui si uscisse dai percorsi troppi battuti e in cui ciascuno potesse esprimere le sue idee più nascoste, le pulsioni, i desideri, gli appetiti, tanto per fare un riferimento adeguato al contesto del tuo blog. Non necessariamente scritture estreme ma spazi narrativi o poetici in cui si possa fare emergere ciò che spesso nascondiamo e che invece è alimento delle nostre fantasie più intense. Tutto ciò assieme al regolamento per la partecipazione si trova a questo link.

Secondo
Ecco, entriamo nel vivo di un concorso letterario. Sono in molti i lettori che hanno poca dimestichezza con la macchina organizzativa dietro il concorso. È lecito chiedere come si arriva a comporre una giuria?

Non solo è lecito, ma sono contento di questa tua domanda: sia perché mi permette di parlarti del meccanismo, almeno secondo la mia esperienza personale, sia perché mi consente di ringraziare chi (pur essendo molto impegnato) ha accettato di collaborare con me. Nel mio caso mi sono basato anche sul tema del concorso. Ho cercato autori e critici che nei loro lavori si fossero occupati del tema della follia, o che, in senso più ampio, abbiamo sempre privilegiato un tipo di creatività libera, priva di schemi preconfezionati. Altro criterio di selezione è stata la confidenza, l’affinità, l’amicizia: dovendo collaborare è bene farlo in armonia. Sono molto contento della Giuria del Concorso “Elogio alla follia”. Mi rendo conto che sono molto parte in causa, ma, oggettivamente, basandomi sulla lettura del curriculum dei giurati, posso dire che se potessi parteciperei al Concorso.

Contorno 
Leggo però sul tuo sito, che indipendentemente dal Concorso, vi sarà la possibilità per alcuni componimenti di essere pubblicati all’interno del tuo spazio web. Con un leggerissimo volo pindarico, mi chiedo se questo spazio coinvolga anche Viaggi al centro dell’autore, una sezione che, un po’ come Spizzichi e bocconi dà spazio agli altri scrittori, apre le porte per ulteriori tipi di confronto. Questo perché, immagino, il tuo sito è un portale sia per autori che vogliono richiedere i tuoi servizi, che per realtà editoriali con cui sei in contatto, che per semplici addetti ai lavori. Ciò che vedo è una persona che si impegna per mettere in contatto tra loro altre persone tramite un ‘ascolto’ iniziale. È un invito alla tanto famosa poliedricità?

Mi piace anche il contorno devo dire. Il pranzo è gustoso e nutriente, e il discorso della poliedricità ritorna, è un po’ un filo rosso, un Leitmotiv. Il mio sito in effetti è un po’ sui generis. C’è molto di mio, la mia biografia, ci sono racconti, ci sono brani del mio recente romanzo Lo specchio di Leonardo, dedicato alla figura immaginaria di un sosia di Leonardo da Vinci che permette al genio fiorentino di vivere finalmente una vita libera e folle. Come vedi tutto torna, anche il tema della follia. A breve metterò sul sito anche poesie tratte dal mio libro di prossima uscita, La creta indocile, edito da Oedipus di Salerno.

C’è molto di mio, nel sito, ma c’è molto spazio anche per altri, sia autori del passato come in ‘Viaggi al centro dell’autore’ sia autori dei nostri giorni come nella rubrica ‘A tu per tu’, in cui divento anch’io un intervistatore e faccio domande a personaggi non solo letterari ma anche di altri ambiti artistici. In effetti mi piacciono le interconnessioni tra autori, anche di diverse età e settori di attività e competenza. Credo che sia un modo per imparare e arricchirci a vicenda. In fondo cerchiamo tutti le stesse cose: bellezza, e un senso a questo strano viaggio su questo pianeta. E non importa se la meta non arriva. A volte la meta è il viaggio stesso.

Dolce
Da qui, una domanda che a questo punto mi sembra d’obbligo: “Elogio alla Follia”, in qualche futura edizione e sempre cavalcando l’onda della poliedricità, potrebbe abbracciare altri campi artistici, secondo te? Magari legati alla scrittura, ma tradotti in un progetto dalle diverse facce, capace di coinvolgere anche altri linguaggi. Quali credi sarebbero i rischi in un progetto simile?

La tua domanda diventa un suggerimento, a dirti il vero non ci avevo pensato. Direi che i rischi ci sono, ma del resto se non c’è rischio quando si parla di follia, non vedo dove potrebbe e dovrebbe essere! Battute a parte, credo proprio che alcuni incontri tra diverse espressioni artistiche siano molto fertili. Penserei tra gli altri a quello tra scrittura e arti figurative (pittura e non solo), ma anche a quello tra scrittura e musica. Oppure anche ad altri settori, anche con accostamenti più innovativi. Direi che potrebbe essere davvero un bel passo ulteriore, nel caso in cui il progetto di partenza, ossia il concorso letterario, dovesse avere successo e incontrare i gusti delle autrici e degli autori.

 

Tanto per digerire

Spero proprio che il Concorso abbia i mezzi necessari all’espansione, allora, e diventi un vero e proprio viaggio nell’arte a tutto tondo!
Intanto io ti ringrazio, Ivano, sei stato un ospite davvero squisito e probabilmente, potrei andare avanti a fare domande anche per un cenone di vigilia, visto che siamo in tema natalizio!

Avete sentito, autori?
Non siate timidi, o se vorrete esserlo, esplorate questa timidezza fino a scomporla del tutto, esasperate ogni vostro aspetto e buttatelo su carta!
Ivano Mugnaini e il suo “Elogio alla Follia” vi aspettano numerosi, e anche io sarò curiosa di leggere i futuri protagonisti di questa bellissima occasione!

 Ida Basile