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A TU PER TU – Rossella Pretto

A TU PER TU

UNA RETE DI VOCI

L’ospite di oggi della rubrica è Rossella Pretto.
Poeta, traduttrice, redattrice di riviste letterarie e impegnata in altre attività che scoprirete attraverso le risposte all’intervista.
Già l’approccio, il tono, la scelta di espressioni forti, taglienti come lame, a tratti, lontane dagli schemi consolidati, dicono molto. La parola come fine e come meta, come senso e ricerca di senso, strumento per provare ad esprimere, evitando le scorciatoie, sia le fragilità che gli slanci. La ferita e il volo. La parola, letta e scritta, si fa metodo privilegiato di scavo dell’insondabile, pur senza la speranza di giungere mai ad un punto di arrivo. Anzi, forse proprio in virtù di questa crudele e salvifica impossibilità.
Buona lettura, IM   

L’obiettivo della rubrica A TU PER TU, rinnovata in un quest’epoca di contagi e di necessari riadattamenti di modi, tempi e relazioni, è, appunto, quella di costruire una rete, un insieme di nodi su cui fare leva, per attraversare la sensazione di vuoto impalpabile ritrovando punti di appoggio, sostegno, dialogo e scambio. Rivolgerò ad alcune autrici ed alcuni autori, del mondo letterario e non solo, italiani e di altre nazioni, un numero limitato di domande, il più possibile dirette ed essenziali, in tutte le accezioni del termine. Le domande permetteranno a ciascuna e a ciascuno di presentare se stessi e i cardini, gli snodi del proprio modo di essere e di fare arte: il proprio lavoro e ciò che lo nutre e lo ispira. Saranno volta per volta le stesse domande. Le risposte di artisti con background differenti e diversi stili e approcci, consentiranno, tramite analogie e contrasti, di avere un quadro il più possibile ampio e vario individuando i punti di appoggio di quella rete di voci, di volti e di espressioni a cui si è fatto cenno e a cui è ispirata questa rubrica.

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5 domande

a

Rossella Pretto

 

1 ) Il mio benvenuto, innanzitutto.

Puoi fornire un tuo breve “autoritratto” in forma di parole ai lettori di Dedalus?

Qualche anno fa feci un disegno con la mano sinistra, quella libera da automatismi e condizionamenti; ne venne fuori il ritratto di una donna che, al posto del braccio, aveva un ramo secco radicato nel cuore. Non è forse una buona maniera di presentarsi, lo so. Però sento di doverlo fare non tanto per descrivere me quanto per fornire un’immagine dei tempi nerissimi che stiamo attraversando. Quel bisogno di mani che non si toccano e non possono farlo, quell’asfissia che conduce all’aridità. Siamo così, impossibilitati ad avere sensi che però dobbiamo reiventare. Crearne di nuovi che sopperiscano a quelli perduti. Di me invece si potrebbero dare molte definizioni, scegliere dal mazzo delle possibilità: il mio volto è il ventaglio di chi sono stata e potrei essere. Basti dire che ora mi occupo di poesia, traduzione e critica.

2 ) Ci puoi parlare del tuo ultimo libro (o di un tuo lavoro recente che ti sta a cuore), indicando cosa lo ha ispirato, gli intenti, le motivazioni, le aspettative, le sensazioni?

Cita, eventualmente, qualche brano di critica che ha colto l’essenza del tuo libro e del tuo lavoro più in generale.

Particolarmente gradita sarebbe, inoltre, una tua breve nota personale sul libro (o sull’iniziativa artistica).

Qualche riga in cui ci parli del tuo rapporto più intimo con questa tua opera recente.

Nerotonia (Samuele Editore 2020) è il mio ultimo (e primo) libro di poesia, un poemetto che attinge acqua (e melma) da uno dei capolavori più bui del mio grande e amato Shakespeare: Macbeth. Ho sempre pensato che Macbeth avesse molto a che fare con me, nel profondo. E dopo anni di lavoro, di studio e di pena devo dire che non ne sono venuta a capo. Il nodo scorsoio di quegli interrogativi pende minaccioso davanti ai miei occhi. Perché, mi chiedo. E non trovo risposta, se non in una turbolenza che squaderna i miei giorni, in un’ansia di sapere what’s next? Che cosa sta accadendo e cosa accadrà? Quale il senso? Fatto salvo il mio sempre risorgente buonumore, le domande tendono ad affollarsi nebulose all’orizzonte di ogni mio sguardo. È che non si trova pace, siamo troppo destabilizzati dal tempo che corre, da un progresso che sembra non avere mai fine, veloce, troppo veloce considerando gli eventi accaduti in pochi anni, una manciata. È tutto in scadenza e il nuovo è scalpitante dietro l’angolo.

E il possesso? Che cosa possiamo dire di possedere se non questo fragile involucro identitario che di volta in volta ci costruiamo? Cosa rimane stabile? Le relazioni, forse, verrebbe da dire. Ma in un tempo che è mercato e sarabanda di voci neanche quelle resistono. Non lo fa l’amore. Ed è sull’amore che il mio Nerotonia è incentrato. Spogliato il testo shakespeariano dei suoi accadimenti, ciò che resta è il rapporto tra Macbeth e la sua Lady: l’amore, la sopraffazione, il bisogno di appartenere e di fagocitare ciò che sfugge. Per dirsi padroni del vento, in definitiva, ma appassionati e vivi.

Giuseppe Conte, dopo aver letto il libro, mi ha che scritto che ho concepito «un’opera di rara energia espressiva e concettuale, costruita con grande sapienza letteraria ma anche con slancio e passione, in una lingua che bene ha definito “tirannica” la Cruciani. Ma anche titanica, nel suo confronto con il Macbeth, capolavoro assoluto». Sì, credo ci sia molta energia in quei versi, arrabbiati, spiazzanti, che sono come piedi che pestano il suolo, lo tambureggiano per farlo risuonare.

Maria Clelia Cardona ha detto che «avvertiamo, cioè, che l’io che parla è un io plurale, «un io femmina troppo espanso» (p.33) e che la scrittrice assume in sé e dà voce a un femminile moderno in cui convergono traumi, colpe, angosce di ogni tempo […] Una lady Macbeth, insomma, assunta come icona di tutto ciò che il vivere di ogni tempo sconta e rimuove, di una violenza che cova nei rapporti umani e che la parola, il logos, tenta di ammansire».

Detto questo, ho però tentato di trovare anche uno spiraglio di luce, che fosse insegnamento e ammonimento: siamo ventre di storie che si rimodulano, singolari e molteplici. Ne dobbiamo tenere conto.

3 ) Fai parte degli autori cosiddetti “puristi”, coloro che scrivono solo poesia o solo prosa, o ti dedichi a entrambe?

In caso affermativo, come interagiscono in te queste due differenti forme espressive?

Bella domanda! Come interagiscono? Credo si scontrino, facciano a cazzotti per chi deve averla vinta e conquistarsi il diritto di cianciare. E così ricerco una scrittura un po’ ibrida, mai totalmente risolta, anche se (è ovvio) ognuna vorrebbe uscirne limpida; ma una mano non lava l’altra, rimane sempre qualche traccia di marmellata (se non di sangue). «Ma non torneranno mai pulite queste mani», si chiede Lady Macbeth? «[…] Sa ancora di sangue: ah, neppure tutti i profumi d’Arabia potrebbero addolcire questa piccola mano» (cito dalla traduzione di mio nonno, Elio Chinol 1971). Si scrive con le mani, e quelle sono sempre colpevoli… ma almeno tentano di fare qualcosa per uscire dall’impasse! Vivere e agire la conoscenza, ricercandola, annaspando nel senso…

4 ) Quale rapporto hai con gli altri autori? Prediligi un percorso “individuale” oppure gli scambi ti sono utili anche come stimolo per la tua attività artistica personale?

Hai dei punti di riferimento, sia tra i gli autori classici che tra quelli contemporanei?

Il mio è un percorso piuttosto solitario, come lo è il mio carattere: ombroso e a volte scorbutico ma allenato anche agli slanci. È per questo che amo conoscere i poeti, trarne ispirazione, non solo dai versi ma anche dalla vita che intuisco scorrere in loro. Non è tanto lo scambio – importante, importantissimo – ma la vicinanza, l’osservazione, quel misto di intuizione che ci accomuna o ci distanzia.

Gli autori di riferimento sono tanti, come è prevedibile, e non ne farò i nomi; dirò solo che ciò che ogni volta mi emoziona e mi conturba è il sentirne la vibrazione potente: quando muovono qualcosa dentro di me lo sento subito, sono versi che trascinano, con un ritmo inequivocabile che è aderenza e non fumo; aderenza al respiro che trascina il verso, si spezza, si ricompone, ha il fiatone, talvolta, pausa e riprende rispettando la gittata che si prefigge. Un battito del cuore, in definitiva, con tutte le sue capriole.

In questo momento leggo molto Alice Oswald (che ho tradotto per Archinto ed è in procinto di uscire) e Seamus Heaney (uscirà l’anno prossimo il suo lavoro su Sofocle, curato da me, Marco Sonzogni e Leonardo Guzzo).

Quello che chiedo a un poeta, insomma, è di illuminare certi silenzi, di farsene carico. Come fa Adam Zagajewski, ne ‘I lunghi pomeriggi’, ad esempio: «[…] Oh, dimmi, come si guarisce dall’ironia, dallo sguardo che vede, / ma non squarcia oltre, trafiggendo il vero; dimmi come si guarisce / dal tacere» (da Desiderio 1999).  Perché ‘La poesia è ricerca del fulgore’, potrei dire citando un altro suo componimento (da Il ritorno 2003): «[…] Permettimi / di vedere, per poter poi aver visto, chiedo. Permettimi / di vivere fino al compimento il significato / o l’intenzione della mia durata, dico. / A sera cade una pioggia fredda. / Nelle strade e nei viali della mia città / col crepitio di un silenzio attivo e vivissimo / sotto le ceneri sta concentrata su un’opera l’oscurità. / La poesia è ricerca del fulgore».

5 ) L’epidemia di Covid19 ha modificato abitudini, comportamenti e interazioni a livello globale.

Quali effetti ha avuto sul tuo modo di vivere, di pensare e di creare?

Ha limitato la tua produzione artistica o ha generato nuove forme espressive?

Le ricerco, eccome se le vorrei tutte accanto a me, ma ci vuole metodo, come metodo aveva, nella sua follia, Amleto.

È tutto attutito, in questi mesi – non solo dentro di me e per scelta personale, anche all’esterno. Le strade più non risuonano, le voci si smorzano, i sorrisi sono coperti da strati di stoffa. I più audaci li disegnano sulle mascherine a testimonianza di una bocca cucita, silenziata, anche nelle sue manifestazioni più cordiali e affettuose, che però resistono. Non abbiamo più mani né bocca, siamo tutt’occhi. Chi porta gli occhiali li ha pure annebbiati. Assistiamo al primato della “scopía”, così come si profilava nel cosmo elisabettiano che, tra l’altro, era stato funestato nel 1603 da una spaventosa epidemia di peste: evento che il drammaturgo sicuramente ricordava, nel 1606, scrivendo Macbeth. Non è solo il Male che avanza, come sembra dire Macbeth, ma è il mondo che si espande e che terrorizza. D’altra parte, la fine di Giordano Bruno, nel 1600, non deve aver lasciato indifferente chi ne ascoltò le teorie: bruciato vivo, come le streghe.  Se il mondo tra Cinque e Seicento si aprì a una nuova visione del creato, l’occhio fu lo strumento centrale di una nuova conoscenza connessa con la mente. Un occhio potenziato ma anche sezionato e ridotto a essere parte, non più tutto, di una gerarchia simbolica che aveva al suo vertice l’occhio di Dio. La rottura dell’equilibrio.

Come quella shakespeariana, anche la nostra è un’età in cui tutto si rivela e lo stesso tutto si problematizza e diventa conflittuale: i saperi si moltiplicano, non vi è più nulla di stabile, neanche le categorie morali, per cui il bello è brutto e il brutto è bello.

E, avvicinandosi l’inverno, tornerà a spirare il vento del nord con il suo seguito di giacche, cappelli e guanti. Sono tempi da lupi, mai creduti forse possibili. Ci si rifugia in caverne di carta, tra geroglifici che testimonino il nostro passaggio all’uomo del futuro. Bisogna dunque saper disegnare, fedeli riproduttori di un animo che sarà comunque quello che è stato, quello che è e, se non lo deforesteremo troppo, continuerà a essere: l’insopprimibile, delicato, prepotente e ferito animo umano.

Poesie
da

Nerotonia

Samuele Editore, 2020

Come, thick night,
and pall thee in the dunnest smoke of hell,
that my keen knife see not the wound it makes,
nor heaven peep through the blanket of the dark,
to cry, ‘Hold, hold!
— William Shakespeare

I always speak to myself
no more myself but a colander
draining the sound from this never-to-be mentioned wound
— Alice Oswald

vi fu un tempo in cui non vi era
nulla

puoi concepirlo,
posso io?

nulla e dunque neanche il tempo e noi
non c’eravamo, io e te non c’eravamo
e non c’era inizio alle nostre discussioni
seduti nello studio a tentare l’improbabile
accordo, o in una sala, in piedi per terra
con i nostri tanti corpi da suonare
a volte tutti e altre solo uno
in quel tempo che non c’era,
un tempo del sentire di esserci

ché in quanto a esserci
io ero ancora nessuno

una strega gettò i suoi occhi
tra quelli che avrei saputo essere
i miei piedi
la paglia nella testa
la mia arsa e vuota
incantata dall’imbroglio
di poter bastare a me stessa

e niente era
se non ciò che non era

*

così dal buio senza tempo
emerse il dettagliato tempo di noi,
l’incisione nell’istante

le parole, nostre
queste che io ti dico, le tue
e quelle che per giorni
abbiamo gettato al vento,
quelle vane che ci han portato
fin su questo palco,
il molteplice filtrando
dal setaccio di altri corpi

fu allora, in quel tempo
senza inizio e che iniziava,
che l’immenso animale universale
gravido e sbuffante
concepì l’ambiguità e la doppiezza

era ancora tutt’uno
e si franse
così l’uomo, atomo
tra gli atomi, a riveder
le stelle inconcepibili,
alte nel tamburo dei timori
che lo mettevano a nudo
denunciando vita lucida
non priva di malizia

non trovò dio
in quell’istante

di lui non aveva ancora bisogno

ma sentì l’urgenza della donna
la trovò fremente al suo interno

o lo fece la donna con l’uomo

donna con cui doppiare il parto
e così popolare la terra brulla

quel suo vergognoso e inesplorato deserto

di corpi dapprima
passione cieca e inesausta,
corpi ineguali e anelanti
nel di lui cercare il varco,
stampo e marchio,

nel di lei disporsi all’accoglienza
nonostante l’inane battaglia –
nonostante –

perché già intuiva che la perversa battaglia
era ormai vinta e persa
il verbo fu,
prima della comparsa dell’uomo,
le streghe furono
e predissero questo: ritrovarsi

when the hurlyburly’s done
when the battle’s lost and won

*

ho il singhiozzo a volte
e la mia gola pulsa
il caldo mi attanaglia
e la sua vampa mi spossa

se tutto fosse più semplice, pensi, se riuscissi
a far quadrare i conti e il costo della vita
permettesse di far volar la testa e disperderla
per riaverla come vetro a rendere

mi risveglio sul divano
e allungo il fiato
in ora perplessa
che presto si annacqua

dell’essere chiunque chiunque
e non pensarci, non prestare tessuti e organi
all’organo più grande dell’opera mondo
che è mia di voglia, possesso di sangue

oggi la vena languisce e insegue
desideri elettrici, salti di nervi,
alta tensione nella bassa marea
di toccarti ancora

o forse mai più – nevermore –
cantavi occhieggiando
e non mi riprendo
dalla tua assenza

Rossella Pretto

Nota su Rossella Pretto

Rossella Pretto si è formata al dAMS di Roma con una
tesi sulla traduzione del Macbeth curata da Elio Chinol e
messa in scena dalla Compagnia dei Quattro. Questa
formazione, assieme all’attività di traduzione (Heaney,
oswald, Auden), seguita da esperienze professionali in
teatro e in televisione, ha guidato il suo percorso di
scrittura critica e creativa. Suoi contributi sono apparsi
su L’ottavo e Poesia. Sta curando una serie di interviste
poetiche per L’Estroverso. Scrive di ricezione e
riscrittura dei classici per «Alias».

Sono nata a Vicenza, città che ha visto la mia partenza e il ritorno, dopo anni passati a Roma, prima all’università e poi a confrontarmi con il mondo del lavoro. Ho fatto l’attrice, la presentatrice televisiva, l’adattatrice dei dialoghi per il doppiaggio. Sono passata sulle tavole dei palcoscenici, negli studi televisivi, tra le scenografie di Cinecittà, sono entrata nelle case di grandi maestri, conosciuto la vita di artisti e di piccoli artigiani, percorso le strade della città eterna. Ho avuto molti giorni felici nella capitale, incontrato tante persone, dalla più umile alla più boriosa, respirato l’aria di una città elefantiaca e affascinante, guardato mille tramonti con la quinta di un colle punteggiato di pini dagli alti fusti o attraverso archi e fori della sua grandezza. Ho fatto progetti, mi sono disperata, ho stretto amicizie, le ho perdute. Fino al momento in cui è diventato tutto più chiaro: abbandonare Vicenza significava abbandonare un’idea di creazione attraverso la scrittura. Non so perché ma è stato così. Oggi tutti desiderano scrivere, molti lo fanno, sembra facile, meno semplice è crearsi gli strumenti adatti, far crescere un talento mai affinato. Così ho lasciato Roma per Milano e Milano per Vicenza, la mia città. Ora esploro le mura del mio studio. Il resto lo trovate sul suo sito rossellapretto.com

ELOGIO ALLA FOLLIA – scadenza prorogata al 30 aprile


ELOGIO ALLA FOLLIA

per poesie e racconti a tema libero

CONCORSO LETTERARIO NAZIONALE

Prima edizione

scadenza prorogata al 30 aprile 2018

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Il presente concorso si ispira al nome dell’Editrice Divinafollia, che pubblicherà in volume gli elaborati vincitori.

Se avete nel famoso cassetto (o anche altrove) uno scritto che avete sempre tenuto in disparte, quasi fosse radioattivo, tagliente o ustionante, se non avete mai osato farlo leggere a qualcuno, è il momento di recuperarlo, metterlo dentro un bel file ed inviarlo qui, a questo concorso.

Se non lo avete, prendete un foglio e una penna, oppure un computer e una tastiera, e date libero sfogo a ciò che più vi scalda, di amore o di rabbia, di sesso o di cervello, nella carne e nella mente, nella realtà e nell’immaginazione.

Cerchiamo testi da selezionare e li vogliamo sopra le righe, o attraverso le righe, asimmetrici, sghembi, di sbieco, insomma testi liberi per spunto, tema e forma espressiva. Ispirati da una sana, umanissima follia creativa.

Testi in versi o in prosa in cui la vostra vena ispiratrice è stata debordante, guidata da un’emozione febbrile, sincera e intensa, quella che non di rado consente di vedere oltre: gli stati d’animo, le pulsioni, i desideri, la gioia, la rabbia e mille altre sensazioni vibranti e prive di filtri protettivi.

La tematica è del tutto libera (il titolo del concorso non è vincolante e non indica un tema a a cui attenersi). Verranno accolti scritti di qualsiasi tenore espressivo. Verranno esclusi solamente gli elaborati con contenuti offensivi della dignità delle persone, denigratori o con discriminazioni razziali e sessuali.

Per il resto, il campo è libero; e la fantasia creativa sarà un ingrediente molto ricercato e apprezzato in fase di lettura e selezione.

NORME DI PARTECIPAZIONE

Il Concorso prevede la selezione di scritti poetici e narrativi.

Saranno accettati sia testi inediti che testi pubblicati on line o in antologie. Sono accettati inoltre poesie e brani di narrativa estratti da libri autopubblicati (self publishing).

Saranno invece esclusi testi precedentemente pubblicati in volume cartaceo dotato di codice ISBN.

In ogni caso è richiesto che, all’atto dell’invio, gli autori siano in possesso dei diritti relativi agli elaborati da loro inviati. L’invio corrisponde ad un dichiarazione in tal senso.

LETTURA E SELEZIONE

Mano a mano che perverranno, alcuni dei testi migliori potranno essere inseriti, indipendentemente da quella che sarà la classifica finale del Concorso, nella rivista telematica DEDALUS: corsi, testi e contesti di volo letterario, http://www.ivanomugnainidedalus.wordpress.com . L’inserimento dovrà essere concordato tra la redazione e del sito e l’autrice o l’autore dell’elaborato selezionato. Verrà richiesta agli autori una dichiarazione in cui specificano che i testi sono inediti, di loro proprietà e liberi da vincoli editoriali.

Nel sito DEDALUS sono presenti, preceduti da un commento introduttivo, liriche, prose e interventi critici di alcune delle voci più significative del panorama letterario contemporaneo e di alcuni autori giovani o emergenti dotati di personalità e talento.

Il Concorso si articola in due Sezioni: POESIA e NARRATIVA.

Si partecipa alla Sezione Poesia con liriche oppure con brevi prose poetiche.

Si può inviare da una ad un massimo di tre poesie. La lunghezza massima è di 50 versi ciascuna. Si potranno inviare, in alternativa, da una a tre prose liriche. Ciascuna di esse dovrà essere contenuta in una sola cartella standard.

La Sezione Narrativa è riservata a scritti in prosa di qualunque tipo e genere (racconti, lettere, considerazioni, divagazioni, brani di diario e qualsiasi altro testo creativo scritto nella forma narrativa).

Per la sezione Narrativa potranno essere inviati da uno a tre elaborati. Ciascuno dovrà avere una lunghezza massima di dieci cartelle (pagine) standard ( usando preferibilmente i font Arial o Times New Roman).

È ammessa in casi specifici la partecipazione con elaborati di lunghezza maggiore alle dieci cartelle, purché il superamento sia contenuto in termini ragionevoli. Il Premio è Elogio alla Follia ma non siamo pronti a ricevere romanzi fiume stile Guerra e pace. Siamo invece disposti ad accettare racconti o brani di romanzo che per poter essere presentati in modo organico necessitano alcune cartelle in più del limite indicato.

* * * * *

Per entrambe le Sezioni del Premio è consentita agli autori la partecipazione con uno pseudonimo o con un nome d’arte.

In tal caso i concorrenti dovranno indicare se in caso di segnalazione o di vittoria vogliono essere indicati nel comunicato stampa con lo pseudonimo con cui hanno partecipato o con il loro nome anagrafico.

* * * * *

È consentita la partecipazione ad autori ed autrici di qualsiasi nazionalità.

È consentita la partecipazione con testi in lingua straniera o con testi in una delle lingue o dei dialetti regionali italiani.

In entrambi i casi sarà necessario affiancare al testo un’accurata traduzione in lingua italiana.

* * * * *

Gli scritti inviati saranno valutati da due Giurie specifiche, una per la Sezione Poesia e una per la Sezione Narrativa.

I componenti delle Giurie sono i seguenti.

Per la Sezione Poesia:

Maria Attanasio (poeta e narratora); Flaminia Cruciani (poeta e archeologa); Silvia Denti (scrittrice, critico letterario ed editrice); Anna Maria Ferramosca (poeta, biologa e critico letterario); Luigi Fontanella (scrittore, poeta, docente universitario, direttore della rivista Gradiva); Ivano Mugnaini (scrittore, poeta e critico letterario); Carlo Pasi (docente universitario e saggista); Valeria Serofilli (insegnante, poeta e presidente di AstrolabioCultura); Antonio Spagnuolo (poeta e critico letterario).

Per la Sezione Narrativa:

Daniela Carmosino (critico letterario e saggista); Marco Ciaurro (filosofo e scrittore); Caterina Davinio (scrittrice, poeta e saggista); Silvia Denti (scrittrice, critico letterario ed editrice); Gianluca Garrapa (scrittore, operatore psicoanalitico e poeta); Francesca Mazzucato (scrittrice e traduttrice); Ivano Mugnaini (scrittore, poeta e critico letterario); Caterina Verbaro (docente universitaria e saggista).

Le Giurie valuteranno tutti gli scritti pervenuti, ciascuna per la Sezione di pertinenza, e proporranno infine a Edizioni Divinafollia una rosa di Finalisti.

I lavori Vincitori (tre per ciascuna Sezione) saranno pubblicati gratuitamente da Divinafollia, con regolare contratto editoriale, in un volume che verrà adeguatamente pubblicizzato e distribuito nelle librerie e tramite i canali telematici.

Il volume sarà presentato con ampio risalto anche alla Fiere del Libro a cui l’Editrice partecipa, tra cui quella di Torino. Gli autori selezionati saranno invitati a presenziare alle presentazioni e incoraggiati ad organizzarne altre, nelle sedi a loro vicine, con il sostegno dell’Editrice. Il libro sarà inoltre pubblicizzato con la mailing-list dell’Editrice e tramite tutti i canali di informazione ritenuti utili ed efficaci.

Sia gli autori finalisti che altri autori i cui lavori saranno ritenuti dalla Giuria particolarmente interessanti e originali riceveranno dall’Editrice una proposta di pubblicazione a condizioni favorevoli.

MODALITÀ DI INVIO

Gli autori interessati devono inviare i loro testi entro il 30 aprile 2018 .

Ciascun elaborato o insieme di elaborati (con le caratteristiche sopra indicate a seconda della Sezione di appartenenza) dovrà essere inviato tramite un unico file in formato Word .doc oppure PDF, allegato ad un messaggio di posta elettronica indirizzato al seguente indirizzo: ivanomugnaini@gmail.com , indicando come oggetto del messaggio: “Concorso Elogio alla Follia 2018”.

Il file con cui vengono inviati gli elaborati deve essere nominato con la Sezione prescelta e con il titolo dell’elaborato o di uno degli elaborati inviati (esempio : Sezione-Poesia-Fantasie-.doc oppure .pdf).

I dati personali dell’autore (nome, recapito postale, telefono, cellulare e indirizzo di posta elettronica) dovranno essere riportati esclusivamente nel corpo del messaggio, non nel file degli elaborati che dovranno essere assolutamente anonimi e privi di qualsiasi segno atto a identificare l’autore.

Nel corpo del messaggio dovrà anche essere trascritta la seguente dichiarazione: “I testi sono di mia esclusiva creazione e proprietà. Autorizzo il trattamento dei miei dati personali ai sensi del decreto numero 196/2003 nell’ambito del Concorso ELOGIO ALLA FOLLIA – Descritture, divagazioni ossimoriche e variazioni sul tema della follia”.

È previsto un contributo spese di 15 € per la partecipazione a una delle due Sezioni previste (Poesia e Narrativa).

Nel caso in cui il concorrente desiderasse partecipare ad entrambe le Sezioni la quota è di €20.

La quota può essere pagata tramite ricarica della Carta Postepay numero 5333 171039936733 intestata a Ivano Mugnaini (codice fiscale MGNVNI64H12L833T), oppure tramite bonifico bancario: IBAN : IT58T0103024800000063126022 intestato a Ivano Mugnaini. Indicare in entrambi i casi come causale del versamento: “Iscrizione Concorso Elogio alla Follia 2018”.

È richiesto l’invio di una copia scannerizzata o di una fotografia della ricevuta del versamento nella mail con cui vengono inviati i testi.

La partecipazione al Concorso implica l’accettazione del presente regolamento in tutti i suoi punti.

Il corretto ricevimento del messaggio e del file con i testi e la ricevuta di versamento, e la conseguente iscrizione al Concorso, saranno comunicati via e-mail a tutti i concorrenti.

Per agevolare il compito delle Giurie si consiglia di non attendere la data prossima alla scadenza del Concorso, ma di inviare gli elaborati appena si ritiene di averli conclusi e adeguatamente riletti.

Il nome dei Vincitori sarà comunicato sul sito Dedalus, su diversi altri siti, blog e portali letterari e sul sito di Edizioni Divinafollia.

Non è prevista una cerimonia di premiazione tradizionale, con consegna di targhe e diplomi. I nomi dei vincitori e dei finalisti e le loro opere saranno ampiamente pubblicizzati, in rete e tramite gli organi di informazione che diffonderanno la notizia. Potrà essere previsto, inoltre, in una data e una sede che saranno comunicati al termine del Concorso, un incontro informale tra alcuni componenti delle due Giurie e i concorrenti premiati, finalisti e segnalati per l’originalità delle loro opere. In quell’occasione gli autori presenti potranno dare in lettura alle Giurie anche altri loro testi, manoscritti o editi. Ad alcuni autori potrà essere proposta la presentazione dei loro lavori, editi o inediti, in Caffè letterari (tra cui il Caffè dell’Ussero di Pisa) o in biblioteche.

Per maggiori informazioni, o per qualsiasi altra richiesta riguardante il Concorso, scrivete all’indirizzo e-mail: ivanomugnaini@gmail.com

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ELOGIO ALLA FOLLIA – Concorso letterario

 

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ELOGIO ALLA FOLLIA

Descritture, divagazioni ossimoriche e variazioni sul tema della follia

CONCORSO LETTERARIO NAZIONALE

Prima edizione

scadenza:  31 marzo  2018

Il presente concorso si ispira al nome dell’Editrice Divinafollia, che pubblicherà in volume gli elaborati vincitori.

Se avete nel famoso cassetto (o anche altrove) uno scritto che avete sempre tenuto in disparte, quasi fosse radioattivo, tagliente o ustionante, se non avete mai osato farlo leggere a qualcuno, è il momento di recuperarlo, metterlo dentro un bel file ed inviarlo qui, a questo concorso.

Se non lo avete, prendete un foglio e una penna, oppure un computer e una tastiera, e date libero sfogo a ciò che più vi scalda, di amore o di rabbia, di sesso o di cervello, nella carne e nella mente, nella realtà e nell’immaginazione.

Cerchiamo testi da selezionare e li vogliamo sopra le righe, o attraverso le righe, asimmetrici, sghembi, di sbieco, insomma testi liberi per spunto, tema e forma espressiva. Ispirati da una sana, umanissima follia creativa.

Testi in versi o in prosa in cui la vostra vena ispiratrice è stata debordante, guidata da un’emozione febbrile, sincera e intensa, quella che non di rado consente di vedere oltre: gli stati d’animo, le pulsioni, i desideri, la gioia, la rabbia e mille altre sensazioni vibranti e prive di filtri protettivi.

La tematica è libera e verranno accolti scritti di qualsiasi tenore espressivo. Verranno esclusi solamente gli elaborati con contenuti offensivi della dignità delle persone, denigratori o con discriminazioni razziali e sessuali.

Per il resto, il campo è libero; e la follia creativa sarà un ingrediente molto ricercato e apprezzato in fase di lettura e selezione.

NORME DI PARTECIPAZIONE

Il Concorso prevede la selezione di scritti inerenti al tema oggetto del Concorso: ELOGIO ALLA FOLLIA – Descritture, divagazioni ossimoriche e variazioni sul tema della follia.

Saranno accettati sia testi inediti che testi pubblicati on line.

Saranno invece esclusi testi precedentemente pubblicati in volume cartaceo dotato di codice ISBN.

In ogni caso è richiesto che, all’atto dell’invio, gli autori siano in possesso dei diritti relativi agli elaborati da loro inviati. L’invio corrisponde ad un dichiarazione in tal senso.

LETTURA E SELEZIONE

Mano a mano che perverranno, alcuni dei testi migliori potranno essere inseriti, indipendentemente da quella che sarà la classifica finale del Concorso, nella rivista telematica DEDALUS: corsi, testi e contesti di volo letterario, http://www.ivanomugnainidedalus.wordpress.com . L’inserimento dovrà essere concordato tra la redazione e del sito e l’autrice o l’autore dell’elaborato selezionato. Verrà richiesta agli autori una dichiarazione in cui specificano che i testi sono inediti, di loro proprietà e liberi da vincoli editoriali.

Nel sito DEDALUS sono presenti, preceduti da un commento introduttivo, liriche, prose e interventi critici di alcune delle voci più significative del panorama letterario contemporaneo e di alcuni autori giovani o emergenti dotati di personalità e talento.

Il Concorso si articola in due Sezioni: POESIA e NARRATIVA.

Si partecipa alla Sezione Poesia con liriche oppure con brevi prose poetiche.

È richiesto l’invio di tre componimenti lirici. La lunghezza massima è di 50 versi ciascuno. Si potranno inviare, in alternativa, da una a tre prose liriche. Ciascuna di esse dovrà essere contenuta in una sola cartella standard.

La Sezione Narrativa è riservata a scritti in prosa di qualunque tipo e genere (racconti, lettere, considerazioni, divagazioni, brani di diario e qualsiasi altro testo creativo scritto nella forma narrativa).

Per la sezione Narrativa potranno essere inviati da uno a tre elaborati. Ciascuno dovrà avere una lunghezza massima di dieci cartelle standard (ogni cartella dovrà contenere 1800 battute, carattere 12, usando i font Arial o Times New Roman). 

È ammessa in casi specifici la partecipazione con elaborati di lunghezza maggiore alle dieci cartelle, purché il superamento sia contenuto in termini ragionevoli. Il Premio è Elogio alla Follia ma non siamo pronti a ricevere romanzi fiume stile Guerra e pace. Siamo invece disposti ad accettare racconti o brani di romanzo che per poter essere presentati in modo organico necessitano alcune cartelle in più del limite indicato.

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Per entrambe le Sezioni del Premio è consentita agli autori la partecipazione con uno pseudonimo o con un nome d’arte.

In tal caso i concorrenti dovranno indicare se in caso di segnalazione o di vittoria vogliono essere indicati nel comunicato stampa con lo pseudonimo con cui hanno partecipato o con il loro nome anagrafico.

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È consentita la partecipazione ad autori ed autrici di qualsiasi nazionalità.

È consentita la partecipazione con testi in lingua straniera o con testi in una delle lingue o dei dialetti regionali italiani.

In entrambi i casi sarà necessario affiancare al testo un’accurata traduzione in lingua italiana.

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Gli scritti inviati saranno valutati da due Giurie specifiche, una per la Sezione Poesia e una per la Sezione Narrativa.

I componenti delle Giurie sono i seguenti.

Per la Sezione Poesia:

Maria Attanasio (poeta e narratora); Flaminia Cruciani (poeta e archeologa); Silvia Denti (scrittrice, critico letterario ed editrice); Anna Maria Ferramosca (poeta, biologa e critico letterario); Luigi Fontanella (scrittore, poeta, docente universitario, direttore della rivista Gradiva); Ivano Mugnaini (scrittore, poeta e critico letterario); Carlo Pasi (docente universitario e saggista); Valeria Serofilli (insegnante, poeta e presidente di AstrolabioCultura); Antonio Spagnuolo (poeta e critico letterario).

Per la Sezione Narrativa:

Daniela Carmosino (critico letterario e saggista); Marco Ciaurro (filosofo e scrittore); Caterina Davinio (scrittrice, poeta e saggista); Silvia Denti (scrittrice, critico letterario ed editrice); Gianluca Garrapa (scrittore, operatore psicoanalitico e poeta); Francesca Mazzucato (scrittrice e traduttrice); Ivano Mugnaini (scrittore, poeta e critico letterario); Caterina Verbaro (docente universitaria e saggista).

Le Giurie valuteranno tutti gli scritti pervenuti, ciascuna per la Sezione di pertinenza, e proporranno infine a Edizioni Divinafollia una rosa di Finalisti.

I lavori Vincitori (tre per ciascuna Sezione) saranno pubblicati gratuitamente da Divinafollia, con regolare contratto editoriale, in un volume che verrà adeguatamente pubblicizzato e distribuito nelle librerie e tramite i canali telematici.

Il volume sarà presentato con ampio risalto anche alla Fiere del Libro a cui l’Editrice partecipa, tra cui quella di Torino. Gli autori selezionati saranno invitati a presenziare alle presentazioni e incoraggiati ad organizzarne altre, nelle sedi a loro vicine, con il sostegno dell’Editrice. Il libro sarà inoltre pubblicizzato con la mailing-list dell’Editrice e tramite tutti i canali di informazione ritenuti utili ed efficaci.

Sia gli autori finalisti che altri autori i cui lavori saranno ritenuti dalla Giuria particolarmente interessanti e originali riceveranno dall’Editrice una proposta di pubblicazione a condizioni favorevoli.

MODALITÀ DI INVIO

Gli autori interessati devono inviare i loro testi entro il 31 marzo 2018 .

Ciascun elaborato o insieme di elaborati (con le caratteristiche sopra indicate a seconda della Sezione di appartenenza) dovrà essere inviato tramite un unico file in formato Word .doc, allegato ad un messaggio di posta elettronica indirizzato al seguente indirizzo: ivanomugnaini@gmail.com , indicando come oggetto del messaggio: “Concorso Elogio alla Follia 2018”.

Il file con cui vengono inviati gli elaborati deve essere nominato con la Sezione prescelta e con il titolo dell’elaborato o di uno degli elaborati inviati (esempio : Sezione-Poesia-Fantasie-notturne.doc).

I dati personali dell’autore (nome, recapito postale, telefono, cellulare e indirizzo di posta elettronica) dovranno essere riportati esclusivamente nel corpo del messaggio, non nel file degli elaborati che dovranno essere assolutamente anonimi e privi di qualsiasi segno atto a identificare l’autore.

Nel corpo del messaggio dovrà anche essere trascritta la seguente dichiarazione: “I testi sono di mia esclusiva creazione e proprietà. Autorizzo il trattamento dei miei dati personali ai sensi del decreto numero 196/2003 nell’ambito del Concorso ELOGIO ALLA FOLLIA – Descritture, divagazioni ossimoriche e variazioni sul tema della follia”.

È previsto un contributo spese di 15 € per la partecipazione a una delle due Sezioni previste (Poesia e Narrativa).

Nel caso in cui il concorrente desiderasse partecipare ad entrambe le Sezioni la quota è di €20.

La quota può essere pagata tramite ricarica della Carta Postepay numero 5333171039936733 intestata a Ivano Mugnaini (codice fiscale MGNVNI64H12L833T), oppure tramite bonifico bancario: IBAN : IT58T0103024800000063126022 intestato a Ivano Mugnaini. Indicare in entrambi i casi come causale del versamento: “Iscrizione Concorso Elogio alla Follia 2018”.

È richiesto l’invio di una copia scannerizzata o di una fotografia della ricevuta del versamento nella mail con cui vengono inviati i testi.

La partecipazione al Concorso implica l’accettazione del presente regolamento in tutti i suoi punti.

Il corretto ricevimento del messaggio e del file con i testi e la ricevuta di versamento, e la conseguente iscrizione al Concorso, saranno comunicati via e-mail a tutti i concorrenti.

Per agevolare il compito delle Giurie si consiglia di non attendere la data prossima alla scadenza del Concorso, ma di inviare gli elaborati appena si ritiene di averli conclusi e adeguatamente riletti.

Il nome dei Vincitori sarà comunicato sul sito Dedalus, su diversi altri siti, blog e portali letterari e sul sito di Edizioni Divinafollia.

Non è prevista una cerimonia di premiazione tradizionale, con consegna di targhe e diplomi. I nomi dei vincitori e dei finalisti e le loro opere saranno ampiamente pubblicizzati, in rete e tramite gli organi di informazione che diffonderanno la notizia. Potrà essere previsto, inoltre, in una data e una sede che saranno comunicati al termine del Concorso, un incontro informale tra alcuni componenti delle due Giurie e i concorrenti premiati, finalisti e segnalati per l’originalità delle loro opere. In quell’occasione gli autori presenti potranno dare in lettura alle Giurie anche altri loro testi, manoscritti o editi. Ad alcuni autori potrà essere proposta la presentazione dei loro lavori, editi o inediti, in Caffè letterari (tra cui il Caffè dell’Ussero di Pisa) o in biblioteche.

Per maggiori informazioni, o per qualsiasi altra richiesta riguardante il Concorso, scrivete all’indirizzo e-mail: ivanomugnaini@gmail.com

 

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