Archivi tag: Elio Grasso

On the other side of the moon – Cronache di estinzioni

Nel weekend lo spettacolo della Luna piena della Neve - Tiscali Ambiente

On the other side of the moon

Osservazioni e note di viaggio
su

Cronache di estinzioni

di Lucetta Frisa

Cronache di estinzioni. Si intitola così il libro che vi propongo oggi in questo spazio riservato alle segnalazioni di libri, spesso atipici (per loro merito e nostra fortuna) che ho letto con piacere. Questa rubrica di segnalazioni si chiama “Letti sulla luna”, e, nel caso specifico di questo libro, il luogo in cui idealmente sfogliamo le pagine appare quanto mai adeguato.
Ci siamo estinti, ci dice l’autrice, Lucetta Frisa. Più che una previsione per il futuro, la cronaca è un commento in fieri, se non addirittura un resoconto di eventi che già hanno avuto luogo. Ma immaginiamolo come il commento di una partita. Un match tra la bellezza del mondo e la stupidità umana. Anzi, potremmo sintetizzarla in questo modo: in diretta dallo stadio Azteca, il Peggio dell’Atletico Sapiens Sapiens contro il Resto del Bello del Mondo.
Questo non è tuttavia, è bene chiarirlo, solo un resoconto di eventi catastrofici, disastri ecologici e altre esiziali amenità. È un libro in cui l’autrice si chiede, e ci chiede, se abbia senso continuare ad essere come siamo e a vivere come viviamo.
Una domanda da un milione di dollari, o di talleri, a seconda delle epoche, in quanto è su questo interrogativo che si gioca da sempre il senso del fare poesia. Piera Mattei in una recensione al libro apparsa su “Perigeion” ha scritto: «Cronache di estinzioni è la raccolta poetica di Lucetta Frisa che più ho amato». Al di là delle classifiche, concordo anch’io sul fatto che questo libro abbia concesso a Lucetta di esprimere al meglio la gamma dei temi, dei modi e degli sguardi su sé stessa e sulla vita che le sono cari e consoni.
Ho incontrato Lucetta Frisa in varie occasioni. L’impressione dominante è una solarità assoluta e una grande capacità di dialogo, in grado di mettere a proprio agio perfino i timidi più ostinati. Eppure, nella sua tendenza alla giovialità c’è una parte della mente e del cuore che osserva e annota. Collocata on the other side of the moon, nella parte più silenziosa dei luoghi e dei tempi, la Lucetta cronista estrae il taccuino e scrive. Si appunta gesti, azioni, comportamenti e soprattutto il materiale di base, il combustibile che può accendere un falò nel buio ma anche generare tragicomici incendi: le parole. L’ironia è la bussola volutamente sbalestrata che la Frisa usa per salvare sé stessa e la barca degli esseri viventi a lei cari dai più funesti naufragi. È quella scialuppa che ti consente di porti le domande che davvero contano, che poi essenzialmente sono quelle che ci hanno insegnato a non fare. I saggi, i sapienti, gli astuti, sanno bene che quelle domande sono pericolose. Scardinano l’asse delle cose così come sono. Quindi per potersele porre, bisogna avere una parte “clandestina”, un pezzo del cervello e del cuore che risiede sulla Luna e vive di salvifiche ironie. «La luna è schizzata fuori orbita / stufa di stare dove stava / rotolata acciambellata nello spazio vuoto / inciampata dentro i buchi neri / giù giù / un tuffo / fino al salotto». Ecco, questi, oltre ad essere i versi iniziali della lirica di pagina 58, sono anche un “ritratto di poetessa con galassie”.
«L’antichità naturale nella poesia permette a Frisa di governare lo scazzo proprio dentro le fastose e festose risultanze oggi in voga. Una slogatura articolare non è metafora assistenziale, ma quest’evento dà modo di indirizzare gli strali agli agenti nemici letterari e non». Il brano qui citato è tratto dalla prefazione al libro a firma di Elio Grasso. Ci consente di dare alcune informazioni e fare alcuni rilievi. La Frisa, avendo ottimi amici, nella sua mugugnante e generosa Genova e non solo, ha scelto due adeguatissime cornici per i suoi versi. La prefazione di Grasso e un altro lavoro di cesello, collocato in fondo, dal lato opposto ma illuminato dallo stesso acume e dallo stesso sobrio e intenso affetto nei confronti dell’autrice: un lunare e stralunato, godibilissimo racconto di Mauro Macario. Da leggere, anch’esso. Parla del libro e dell’autrice collocandoli in una futuribile Ghenovas, una città in cui tutto è talmente diverso da oggi da essere in fondo uguale. Siamo già nel futuro presente, o nel presente senza futuro, in mano a ronde di cyborg che vigilano affinché nessuno si possa emozionare. Ma Mauro Macario riesce a leggere clandestinamente il libro e ne propone una sintesi che è un esatto messaggio-missaggio: «un mix di prosa, poesia, pamphlet lirico e velate richieste di soccorso».
La caratteristica di maggior rilievo che mi sembra si confermi anche in Cronache di estinzioni è la libertà. Lo hanno detto e narrato con diverso approccio ma in modo concorde anche Grasso e Macario. Libertà in senso ampio, conquistata anno per anno, a caro prezzo, ma sempre senza scordarsi il sorriso, la risata fragorosa ma mai cattiva e la irrinunciabile ironia. Libertà nel senso di capacità di dire ciò che vuole e sente di voler dire, e scrivere. Sembra cosa da poco. Potrebbe apparire scontata. Qualcuno potrebbe obiettare che chiunque, qui, può dire e scrivere ciò che vuole. Mica siamo a Ghenovas nel 2087 circondati da ronde di cyborg! Siamo sicuri? Voglio dire, quanti di noi scelgono i temi dei propri scritti perché premono sul cuore e non perché premono ai critici alla moda, quelli che fanno chic come le giacche di lino e le camicie firmate. Quanti, nella realtà, prima ancora che nella scrittura, esprimono i sentimenti scomodi, ingombranti, senza sottoporli a mille filtri a protezione 50? La Frisa questo privilegio-diritto o diritto-privilegio, se lo è ritagliato. In questo libro esordisce con la poesia “Per mia madre”, e, a metà circa, osserva «Forse le persone che nella vita contano / stanno tranquille e modeste nell’invisibile / ma la spiaggia assalita dalle alghe / non mi piace e non mi piacciono / i cari fantasmi e gli eventi troppo lontani». La conclusione della lirica è questa: «È il momento di andarmene da qui / per rivivere gli attimi di luce / la gloria della loro solare illusione / insieme a te che davvero fosti reale / e ora, incerta, molto incerta, mi sorridi».
La retorica, gli stilemi, il politically correct (o come caspita si voglia definirlo), qui vanno a ramengo. Si fanno da parte. Anzi no, vengono messi da parte, affinché la voce sia sincera e la luce faccia chiarore davvero, per quanto è dato di vedere ad un essere vivente.
Questo libro spazia tra detriti e vulcani e il contrasto tra vita e morte, buio e luce, energia e stasi, pervade l’intera gamma dei componimenti. Ma l’opposizione non è mai semplice, non è lineare ed univoca. La Lucetta ci ricorda, tramite i versi, che «nelle incolmabili distanze / si fa esercizio d’immaginazione». Parlando di città, di luoghi familiari e lontani, di fenomeni climatici e naturali, si finisce per parlare dell’uomo, del genere umano, del legame con lo spazio vitale che gli è stato dato e che ha scelto di trasformare, con ostinato zelo, a sua immagine e somiglianza. L’uomo ha voluto provare che effetto fa sentirsi dio, padrone assoluto del pianeta. Il risultato sarebbe comico, se potessimo permetterci di osservarlo da qualche terrazza panoramica di un altro bel pianetino, magari davanti ad un tavolo di vetro con un prosecco della Valle di Marte, doc e d’annata. Sulla temperatura, beh, non è possibile garantire il meglio.
Se non basta la geofisica come monito, si prova con la Storia. A pagina 33 c’è una poesia che parla della London Valour, la nave naufragata a Genova il nove aprile 1970. Naufragata tra i moli del porto. Il meccanismo delle associazioni, davvero libere, è il caso di ribadirlo, e aspramente sincere, porta la Frisa a queste considerazioni: «Allora non è vero che chi sta al riparo si salva. / Le raccomandazioni di mia madre furono irreali: / se fa freddo copriti, prendi l’ombrello se piove / se traversi la strada fai attenzione. Allora / non c’è scampo quando qualcosa che deve accadere / accade?».
Il nodo è in questo interrogativo. Amleto avrebbe detto that is the question. Il dubbio per antonomasia viene analizzato, scannerizzato con attenzione. Alla fine ne deriva una risposta che è domanda ulteriore: «Chi può raggiungere lo stato postumo / di questo atroce presente se non fuggendo da lui? / E dove? / L’ironia ci tiene in vita per un po’ impedendo / le smanie di assoluto. Ma non basta. / Occorre molto tempo verticale e lo spazio / esatto / tra terra / e cielo».
Nel libro lo iato tra terra e cielo viene rafforzato anche da una riga bianca.
Alcune considerazioni conclusive, ma prima un invito. L’agile libro di Lucetta Frisa (corredato dalle due preziose cornici di artista di cui si è detto) consta di una settantina di pagine. Ovunque si trovi il potenziale lettore, sulla Terra, sulla Luna, su Marte o su qualche luogo ulteriore non ancora mappato, la lettura del suddetto libro potrebbe far bene. Non per rispondere alle domande, ma per tracciare una rotta emotiva, alla faccia dei cyborg di cui sopra.
Potrebbe servire a chiederci se vale la pena sentirci forti ed efficienti distruggendo ciò che davvero conta e in fondo ciò che davvero siamo. Più in generale potrebbe essere utile per chiederci dove si trovi, dove esattamente sia collocato, “il tempo verticale”. Forse ce lo potrebbe dire tra un sorriso e una battuta autoironica la Frisa. O magari ci direbbe che neppure lei ne ha idea. Non ne ha idea, neppure pallida come la luna. Ci confermerebbe, Lucetta Frisa, che nella sua vita ha sempre agito d’istinto, fregandosene di quelli saggi e di quelli precisi, e pensando e scrivendo ciò che davvero la toccava nel profondo, quello che la faceva stare meglio, almeno per un po’.
Ecco forse agli interrogativi di questo libro non c’è una risposta. O forse, nell’atto di dire che la risposta non esiste, implicitamente si traccia una strada.
Una via di fuga. Perché la fuga è necessaria, praticamente sempre. Ma la vera fuga, quella autenticamente libera, è quella che consente di scappare via senza in realtà muoverci dal luogo imperfetto e dal presente atroce che sono il solo luogo e il solo tempo che abbiamo.
Per vivere. Per tentare di vivere. Ogni volta che il vento si alza.

 

                                                                                                                                 Ivano Mugnaini
luna-1luna-2
vademecum” della rubrica Letti sulla luna:
L’intento è quello di incuriosire, e magari anche di spingere a compiere il passo ulteriore, piccolo ma significativo: approfondire, leggere altre cose, dire “sì mi piace”, oppure dire “Mugnaini non capisce niente, ha gusti da troglodita”.
Va bene tutto. Purché si metta in moto il meccanismo. Proporrò alcuni testi e qualche nota, nel senso musicale del termine, qualche breve accordo che possa dare un’impressione, un’atmosfera.
Se poi qualcuno, qualche essere semi-mitologico, volesse compiere anche il passo da gigante (quello alla Polifemo, o alla Armstrong sulla Luna, vera o presunta che sia) di acquistare una copia di uno dei suddetti libri… beh… allora il trionfo sarebbe assoluto e partirebbe la Marcia dell’Aida.

Polveri nell’ombra

Risultati immagini per polveri nell'ombra spagnuolo
Though lovers be lost love shall not / And death shall have no dominion. Leggendo Polveri nell’ombra di Antonio Spagnuolo mi sono tornati alla mente, in modo graduale ma nitido, questi versi di Dylan Thomas: “Anche se gli amanti si perderanno non verrà perduto l’amore / e la morte non prevarrà”.
La traduzione come sempre può avere sfumature e accenti diversi ma la sostanza è netta, inequivocabile. Le parole chiave sono “amanti” e “morte” e la dicotomia che ne deriva si inserisce nell’amplissimo filone del binomio eros – thanatos. Le sfaccettature sono infinite, le gradazioni multiformi. L’accostamento tra i due termini è stato sviscerato e cantato con altrettante numerose modulazioni. Spagnuolo ha scelto in questo suo libro un approccio del tutto personale, assolutamente schietto e sentito. La poesia di Polveri nell’ombra pur conservando l’accuratezza lessicale e il rovello della ricerca della parola esatta, è, al contempo, un intenso, accorato omaggio alla memoria della donna amata. Spagnuolo tuttavia, per istinto, per perizia, e grazie alla sincerità (è giusto ribadirlo) di un sentimento che ha dato senso e lo dà tuttora ad una vita intera, ha evitato i baratri e i crepacci scivolosi del già detto, del patetico e del retorico fine a se stesso. Potremmo dire che la morte non prevale perché la poesia autentica (in tutte le accezioni del vocabolo) mantiene vivo un ricordo che non è semplice e patinata rievocazione ma è una forma di vita ulteriore, anche al di là dei confini fisici e cronologici.
È opportuno qui fare nuovamente riferimento ad una delle parole cardine citate nei versi d’esordio: “amanti”. L’amore a cui fa riferimento Spagnuolo, è, anche, amore sensuale, corporeo, umanissimamente concreto. Il corpo, grazie alla parola e alla sua capacità di rendere il ricordo assolutamente presente, quasi tangibile e percepibile, non si dissolve, resta lì, ad ispirare, a fare da riferimento costante per i gesti e i pensieri. La sensualità, sana ma assolutamente concreta, è sempre stata una delle caratteristiche della poesia di Spagnuolo: il corpo come strumento per esplorare non solo i sensi ma anche il senso, inteso come significato, potremmo dire “seme”, nel senso di interazione di realtà e sentimento, concretezza e sogno, indagine sull’essenza stessa dell’essere al mondo,  quindi, con un percorso circolare, torniamo al punto di partenza che è anche punto di arrivo: l’amore indaga, anche attraverso il corpo, sul senso dell’amore e quindi della vita. E viceversa.
Coerentemente, e con la tempra anche poetica che lo contraddistingue, anche dopo la morte della compagna Spagnuolo non ha spento questo canto della corporeità, non ha disattivato il tasto della nota intensa che fa da accordo tra il tangibile e il pensato, la verità e il sogno. 
Come osserva anche Daniele Giancane nella recensione qui sotto riportata, la compagna del poeta, ossia la figura femminile è “la ninfa dal viaggio indefinibile”. La parola ha assonanze sia mitologiche che concrete, riferimenti alla letteratura classica e recente, e si innesta ad un altro archetipo fondamentale: il viaggio. Non termina il viaggio condiviso con la morte della compagna. “Tra il libri dei miei vent’anni / già c’era il tuo sorriso”, scrive nella poesia di pagina 68. Il prima si intreccia saldamente all’ora e al dopo. La fine, intesa in senso fisico e cronologico in realtà non spezza, non conclude. Perché l’amore di una vita, vissuto pienamente, con mente, cuore e pensiero, non ha un inizio, c’è già nelle pagine scritte prima del primo incontro e resta anche dopo la morte.
Tutto ciò non significa che non sussista il dolore. “La fascia del tormento ha il passo lento / che ritorna più freddo, al gocciolio / delle palpebre […] T’ha rapito il tradimento delle ore / ai confini di un giorno maledetto, / senza un sussurro, senza il tuo sorriso, / sparita più volte nelle veglie, bruciate / nell’increscioso torpore del sogno. / Nel blocco del silenzio ritorna il tuo profilo.” Il tormento è costante ma non è sinonimo di sconfitta, non è resa annichilente. Il ricordo è vivido e, pur nel perdurare della pena dell’assenza, consente di vivere per dare voce a ciò che ancora del mondo vale la pena vedere, descrivere, fare oggetto di un racconto in versi. Perché ciò che la donna amata prediligeva, i fiori, i violini, il mare, sono ancora lì, e la loro bellezza è ancora sostenibile nel pensiero di lei. È come se ogni cosa Spagnuolo la vedesse e la descrivesse non solo con i suoi occhi ma anche con gli occhi di colei che ha amato ed ama.
Polveri nell’ombra è un ulteriore passo del percorso poetico e umano di  Antonio Spagnuolo. Un libro che, al valore della cura assoluta per il suono e la tornitura del verso, abbina quella che potremmo definire una riflessione vissuta e resa corporea sul senso del dolore, sul lutto, sulla perdita, ma anche sulla persistenza del ricordo, della presenza, in una parola dell’amore.
IM
 

 

 

ANTONIO SPAGNUOLO: “POLVERI NELL’OMBRA” – ED. OEDIPUS 2019
pagg.96- € 12,50
Chi segue i percorsi della poesia italiana, certamente conosce il lungo e intrigante itinerario poetico di Antonio Spagnuolo (nato a Napoli nel 1931), che è stato fondatore della rivista “Prospettive culturali”, ha curato collane di testi, dirige “Le Parole della Sybilla” e la rassegna on line “Poetrydream”. Soprattutto però Spagnuolo è un poeta di grande levatura: autore di numerose sillogi di poesia, la bibliografia sulla sua opera letteraria è assai vasta (Plinio Perilli, Elio Grasso, Bonifacio Vincenzi, Carlangelo Mauro, hanno pubblicato monografie sulla sua poesia). È tradotto in diverse lingue.
Il volumetto che ho fra le mani si intitola “Polveri nell’ombra” ed è fresco di stamp a(luglio 2019), edito da Oedipus. Occorre subito dire che è un magnifico libro, che si situa lungo una linea più discorsiva e lirica, rispetto alle sue opere precedenti (il primo Spagnuolo era certamente più sperimentale e più ermetico, a volte di difficile lettura).
“Polveri nell’ombra” nasce dal sentimento di una ‘perdita’ (la compagna di una vita). Le parole più presenti sono appunto: solitudine, silenzio, ricordi, assenza, attesa, in un contesto che però non è mai di disperazione, piuttosto di tenero rammemoramento: “Il tuo bacio aveva anche il sapore/del temporale di agosto” e “ora ti cerco di notte, tra l’uggia e il viola,/nella vecchia illusione dei capelli, imbiancati dal tempo in solitudine”. È palpabile il senso di un’assenza ‘fisica’ (questa è anche poesia della ‘tenerezza’ del corpo), che vive oramai solo nel sogno: “Ma tu ormai non sei più con me!”. Il poeta si aggira delicatamente fra i ricordi, dando vita a versi memorabili: “Ero nell’ombra e tu eri fanciulla”).La figura femminile era “la ninfa dal viaggio indefinibile”. La lingua del poeta è di una trasparenza davvero rara, unita ad una grande sapienza letteraria. Vedi il testo “Tormento”, con una serie di assonanze e rime interne: tormento, lamento, tradimento). Il libro si chiude con un testo dall’incipit originale e affascinante: “Un Dio molto complicato mi ha concesso in comodato gratuito ossa e carne per un corpo che avesse le ben note facoltà di pensare […] ora sono pronto a restituire l’involucro abbastanza consumato, ma ancora efficiente”.
Libro di tenerezza e di ricordi, che parte dall’esperienza personale dell’Autore per divenire a tutti consonante. Universale.
DANIELE GIANCANE
 *
Antonio Spagnuolo  è nato a Napoli il 21 luglio 1931. Ha fondato e diretto negli anni 80 la rivista “Prospettive culturali” , alla quale hanno collaborato firme autorevoli .
Ha fondato e diretto la collana “L’assedio della poesia”, dal 1991 al 2006. Pubblicando autori di interesse nazionale come Gilberto Finzi , Gio Ferri , Giorgio Bàrberi Squarotti , Massimo Pamio , Ettore Bonessio di Terzet,  Giuliano Manacorda , Alberto Cappi , Dante Maffia e altri .
Presente in numerose mostre di poesia visiva nazionali e internazionali , inserito in molte antologie ,
collabora a periodici e riviste di varia cultura  –   Attualmente dirige la collana “le parole della Sybilla” per Kairòs editore e la rassegna ”poetrydream” in internet  ( http://antonio-spagnuolo-poetry.blogspot.com ).  Presiede il premio “L’assedio della poesia 2020”-
Nel volume “Ritmi del lontano presente” Massimo Pamio prende in esame le sue opere edite tra il 1974 e il 1990 .
Plinio Perilli con il saggio “Come l’ombra di una  nuvola sull’acqua” (Ed. Kairòs 2007) rivisita gli ultimi volumi pubblicati fra il 2001 e il 2007.
Nel 2018 Elio Grasso e Bonifacio Vincenzi realizzano per lui il primo volume della collana “SUD i poeti” edito da Macabor. Fra gli ultimi riconoscimenti Premio “Libero de Libero 2017” – Premio “Salvatore Cerino 2018” –Premio “L’arte in versi 2018”– Menzione speciale al premio “Aoros 2017” – Lauro d’oro alla carriera “Premio città di Conza 2017”- Premio “N. e C. Di Nezza” Isernia 2018 – . “Premio all’Eccellenza 2019” – Roma.
Tradotto in francese , inglese , greco moderno , iugoslavo , spagnolo, rumeno .
Ha pubblicato :
* I volumi di poesia :
“Ore del tempo perduto”  – Intelisano – Milano 1953
“Rintocchi nel cielo” – Ofiria – Firenze 1954
“Erba sul muro” – Iride – Napoli 1965 – prefaz. G. Salveti
“Poesie 74” – SEN  Napoli  1974 – prefaz. Dom. Rea
“Affinità imperfette” – SEN  Napoli  1978 – prefaz. M. Stefanile
“I diritti senza nome” – SEN  Napoli  1978 – prefaz. M. Grillandi
“Angolo artificiale” – SEN  Napoli 1979
“Graffito controluce” – SEN Napoli 1980 – prefaz. G. Raboni
“Ingresso bianco” – Glaux Napoli 1983
“Le stanze” – Glaux  Napoli 1983 – prefaz. C. Ruggiero
“Fogli dal calendario” – Tam-Tam   Reggio Emilia 1984 – prefaz. G.B. Nazzaro
“Candida” – Guida  Napoli 1985  – prefaz. M. Pomilio  (Premio Adelfia 85 e Stefanile 86)
“Dieci poesie d’amore e una prova d’autore” – Altri Termini . Napoli – 1987 (Premio Venezia 87)
“Infibul/azione” –  Hetea – Alatri 1988
“Il tempo scalzato” – All’antico mercato saraceno – Treviso 1989
“L’intimo piacere di svestirsi” – L’Assedio della poesia – Napoli 1992
“Il gesto – le camelie” – All’antico mercato Saraceno – Treviso 1992  (Premio Spallicci 91)
“Dietro il restauro”  – Ripostes – Salerno 1993  (Premio Minturnae  93)
“Attese” – Porto Franco – Taranto 1994 – illustrazioni di Aligi Sassu
“Inedito 95” inserito nell’antologia di Giuliano Manacorda “Disordinate convivenze –
ediz. L’assedio della poesia – Napoli – 1996.
“Io ti inseguirò”  (venticinque poesie intorno alla Croce) – Luciano Editore – Na – 1999
“Rapinando alfabeti” – pref. Plinio Perilli – Napoli 2001 –
“Corruptions” – Gradiva Pubblications – New York . 2004 (trad. Luigi Bonaffini)
“Per lembi” – Manni editori – Lecce  2004 (Premio speciale della Giuria – Astrolabio 2005, Premio      Saturo d’argento 2006)
“Fugacità del tempo” (prefaz. Gilberto Finzi) – Ed. Lietocolle – Faloppio 2007 –
“Ultime chimere” – L’arcafelice – 2008
“Fratture da comporre” – ed. Kairòs –Napoli – 2009
“Frammenti imprevisti” – (Antologia della poesia contemporanea) ed. Kairòs – Napoli – 2011
“Misure del timore” – dai volumi 1985/2010 – Ed. Kairòs – Napoli – 2011-
“Il senso della possibilità” – ed. Kairòs – Napoli –  2013 ( premio Sant’Anastasia 2014 + Premio speciale al Camaiore 2014)
“Come un solfeggio” ed. Kairòs – Napoli – 2014-
“Oltre lo smeriglio” ed. Kairos – Napoli – 2014 –
“Ultimo tocco” – Puntoacapo editrice – Pasturana – 2015
“Da mozzare” – Ed. Poetikanten — Sesto Fiorentino – 2016
“Non ritorni” – Ed. Robin – Torino – 2016 ( premio Le Nuvole – Bertrand Russell 2017)
“Sospensioni” – Ed. Eureka – Corato – 2016 –
“Canzoniere dell’assenza” (pref. Silvio Perrella) – Kairos- Napoli 2018 (premio L’arte in versi)
“Svestire le memorie” – premio Libero delibero – Ed. Fondi 2018
“Istanti o frenesie” – punto a capo editore – 2018
“Polveri nell’ombra” – Oedipus editore – 2019 –
* I volumi in prosa :
“Monica ed altri”- racconti  – SEN  Napoli – 1980
“Pausa di sghembo” – romanzo – Ripostes – Salerno 1994
“Un sogno nel bagaglio” – romanzo – Manni ed. Lecce – 2006
“La mia amica Morèl” – racconti – Kairòs – Napoli 2008
* I volumi per il teatro :
“Il cofanetto” – due atti –  L’assedio della poesia – Napoli 1995
“Vertigini di colori” un atto per Frida Kahlo – Napoli 2007
——-
Di lui hanno scritto numerosi autori fra i quali A. Asor Rosa che lo ospita nel suo “Dizionario della letteratura italiana del novecento” e nella “Letteratura italiana” edizioni Einaudi , Carmine Di Biase nel volume “La letteratura come valore”, Matteo d’Ambrosio nel volume “La poesia a Napoli dal 1940 al 1987”, Gio Ferri nei volumi “La ragione poetica” e “Forme barocche della poesia contemporanea”,  Stefano Lanuzza nel volume “Lo sparviero sul pugno”,  Felice Piemontese nel volume “Autodizionario degli scrittori italiani” , Corrado Ruggiero nel volume “Verso dove”, Alberto Cappi nel volume “In atto di poesia”, Ettore Bonessio di Terzet nel volume “Genova-Napoli due capitali della poesia”, Dante Maffia nel volume “La poesia italiana verso il nuovo millennio”, Sandro Montalto in “Forme concrete della poesia contemporanea” e “Compendio di eresia”, Ciro Vitiello nel volume “Antologia della poesia italiana contemporanea”, Plinio Perilli in “Come l’ombra di una nuvola sull’acqua”, Carlo Di Lieto in “La bella afasia” , oltre a D. Rea, M. Pomilio,D. Cara, M.Fresa, G. Linguaglossa, M.Lunetta, G. Manacorda , Gian Battista Nazzaro , G. Panella, Nazario Pardini, Ugo Piscopo, G. Raboni , E. Rega, Carlangelo Mauro, e molti altri .