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Premio nazionale di scrittura teatrale Marco Praga

Agli autori di testi teatrali e a chi voglia provare a cimentarsi con la scrittura teatrale, segnalo questo Premio indetto da Macabor Editore.

La partecipazione è gratuita.

Buona scrittura, IM

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Sito e blog Dedalus – rubrica A TU PER TU

Nel 2020 le visualizzazioni sia del blog Dedalus che del mio sito sono molto cresciute.

(Almeno una cosa buona gliela devo riconoscere a quell’anno tanto “amato”)

Molto bene è andata anche la rubrica A TU PER TU. Ringrazio gli autori intervistati.

Se qualche altra autrice o qualche altro autore volesse parlare della sua attività o di un suo libro in particolare, mi contatti a questo indirizzo: ivanomugnaini@gmail.com

Screenshot_2021-01-04 Presentazione rubrica A TU PER TU - Ivano Mugnaini

A TU PER TU con Chiara Rossi

A TU PER TU

UNA RETE DI VOCI

Inauguro oggi la rubrica A TU PER TU – Una rete di voci.
L’obiettivo della rubrica è riportato qui sotto.
L’intento è quello di porre cinque domande fisse ad artisti e letterati provenienti da ambiti, nazionalità ed esperienze diverse ma accumunati dalla capacità di dialogo, dalla tendenza a “fare rete” creando connessioni e interazioni, quanto mai preziose nel tempo che stiamo vivendo.
Inauguro la rubrica con Chiara Rossi, di cui riporto in calce all’intervista anche un racconto e alcune note biografiche che ho ricavato dalla sua pagina di LinkedIn.
Chiara è giornalista, lavora nell’ambito dei progetti editoriali e di comunicazione, e scrive, tra l’altro, ottimi lavori teatrali. La lettura dell’intervista, del racconto e della nota biografica, forniranno un quadro più completo delle sue attività professionali e creative che, chi vorrà, potrà approfondire tramite i link riportati nell’intervista.
Presto pubblicherò le risposte di altri autori ed autrici.
Buona lettura, IM

L’obiettivo della rubrica A TU PER TU, rinnovata in un quest’epoca di contagi e di necessari riadattamenti di modi, tempi e relazioni, è, appunto, quella di costruire una rete, un insieme di nodi su cui fare leva, per attraversare la sensazione di vuoto impalpabile ritrovando punti di appoggio, sostegno, dialogo e scambio.

Rivolgerò ad alcune autrici ed alcuni autori, del mondo letterario e non solo, italiani e di altre nazioni, un numero limitato di domande, il più possibile dirette ed essenziali, in tutte le accezioni del termine.

Le domande permetteranno a ciascuna e a ciascuno di presentare se stessi e i cardini, gli snodi del proprio modo di essere e di fare arte: il proprio lavoro e ciò che lo nutre e lo ispira.

Saranno volta per volta le stesse domande.

Le risposte di artisti con background differenti e diversi stili e approcci, consentiranno, tramite analogie e contrasti, di avere un quadro il più possibile ampio e vario individuando i punti di appoggio di quella rete di voci, di volti e di espressioni a cui si è fatto cenno e a cui è ispirata questa rubrica.

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5 DOMANDE A

Chiara Rossi

1) Il mio benvenuto, innanzitutto. Puoi fornire un tuo breve “autoritratto” in forma di parole ai lettori di Dedalus?

Grazie per l’ospitalità squisita e pregiata, prima di tutto. Sono molto onorata di stare in compagnia di tanti Autori importanti e stimolanti.

Di me. ‘Longobarda’ di nascita, ligure di adozione: vivo a Santa Margherita Ligure, elegante borgo lambito dai lampi blu e dalle lingue verdi del mare, che ho il privilegio di ammirare dalle finestre di casa.

Sono giornalista pubblicista dal 1992, laureata in Esperto nei processi formativi e in Scienze dell’Educazione degli Adulti e della Formazione continua. Le mie esperienze professionali sono legate a progetti editoriali e di comunicazione, oltre che di consulenza e coaching nell’ambito della redazione di tesi di laurea in Scienze umane e psico-sociali e di writing coaching. Curriculum professionale e artistico completo su LinkedIn, www.imaginabunda.it

Appassionata di scrittura (in tutte le sue declinazioni, ghostwriting compreso) & musica, viaggi & fotografia (adoro incrociare gli sguardi di persone che vivono in paesi lontani), sociologia delle religioni & cultura del mondo islamico, nonché di molte altre cose… credo fermamente nel LifeLong Learning e nell’utilità dell’Inutile, ossia dei saperi (meglio se contaminati e connessi) che, pur non producendo guadagno, migliorano l’Uomo. Nella mia ottica, sono più importanti le domande che le risposte e imparare che sapere; lo stupor è la molla di ogni conoscenza. È questo, che spesso mi fa trovare ciò che non sto cercando, facendomi sentire viva.

Soprattutto scrivo. Ritengo che scrivere storie – che a mio parere affondano sempre le loro radici nella Mitologia, in quanto rivelatrice di senso – sia un complesso progetto di ingegneria & architettura narrativa, in cui l’accuratezza intellettuale debba fondersi in curiosità, entusiasmo e competenze necessariamente trasversali: per concepire narrazioni occorre essere immaginatori di professione.

Della mia scrittura. L’aura sacrale della Scrittura discende dalla consolidata convinzione che sia dono degli dèi. Non a caso il profilo di Thot, nume tutelare degli scribi dell’Antico Egitto, in quanto divulgatore della Scrittura (inventata però dalla sua controparte femminile: Seshat, la ‘Signora della Casa dei Libri’), caratterizza il mio logo.

Da sempre mi affascina la potenzialità di un foglio vergine, che m’invita, seduttivo come la duna intatta di un deserto, pronta ad accogliere le mie orme: la pagina bianca è una possibilità.

Fin da giovane, mi appartiene un atteggiamento riflessivo, sostenuto dall’idea che i pensieri che penso mi possiedono, e così mi sono sempre data la forza di sottrarmi alle versioni già dette del mondo, ai territori rassicuranti dei paradigmi predefiniti, azzardando la ricerca di altre partiture della mia essenza pensosa. Da questo, il vezzo di annotare frasi e citazioni su taccuini, che custodisco con affetto: quelle scritte, tracciate con inchiostri colorati, sono ‘segni’ del mio modo di attraversare l’orizzonte del mondo.

Ho una certezza: le parole si toccano, si scelgono. Le parole si guardano. Si ascoltano. Prima di leggere quelle scritte, infatti, le osservo: le assaporo visivamente, tentando di intuirne il significato; deformazione professionale – l’editing e le impaginazioni editoriali – ma anche conseguenza dell’attrazione che esercitano su di me Arte, Estetica e Calligrafia. La Scrittura ha molto a che fare con le immagini, nel suo organizzare le parole nella complessità spaziale della pagina, in fondo, proprio come fa la Vita, che si costruisce sulle intersezioni della memoria, della visione e dell’attesa: uva acerba, uva matura, uva passa. Tutto è trasformazione, non verso il non essere, ma verso ciò che non è ancora. Marco Aurelio ne era convinto.

Iscritta al Centro Nazionale di Drammaturgia Italiana Contemporanea (CENDIC), Roma; alla Societá Italiana Autori Drammatici (SIAD), Roma; alla Federazione Unitaria Italiana Scrittori (FUIS), Roma, alla Federazione Italiana dei Cineclub (FEDIC) e alla SIAE, sezione DOR (opere drammatiche e radiotelevisive). Faccio anche parte della comunità di autori di www.dramma.it (N.d.R. curriculum artistico completo), www.autoriexpo.it e di SCRIBIOMEMO (gli Scribi di Memoria) e sono membro del comitato scientifico di CROMOSOMA T(eatro) – Teatro & Drammaturgia tra evoluzione e tradizione, collana di teatro e spettacolo edita da Pro(getto)scena edition, Milano, di cui sono anche vice-presidente. http://www.progettoscena.it/progettoscenaedition/

2) Ci puoi parlare del tuo ultimo libro (o di un tuo lavoro recente che ti sta a cuore), indicando cosa lo ha ispirato, gli intenti, le motivazioni, le aspettative, le sensazioni? Cita, eventualmente, qualche brano di critica che ha colto l’essenza del tuo libro e del tuo lavoro più in generale. Particolarmente gradita sarebbe, inoltre, una tua breve nota personale sul libro (o sull’iniziativa artistica). Qualche riga in cui ci parli del tuo rapporto più intimo con questa tua opera recente.

Tra i miei lavori più recenti, scelgo di parlare di UNA LUNGA NUOTATA, testo teatrale in corso di pubblicazione, avendo vinto la terza edizione (2019) del Premio letterario nazionale Macabor, e già finalista alla quarta edizione (2018) del Premio CENDIC Segesta alla drammaturgia italiana contemporanea, Roma.

Un anno prima della sua morte nel 1986, l’Ente israeliano per la Memoria della Shoah insignì del riconoscimento di Giusto tra le nazioni Chiune Sugihara, unico giapponese ad avere il suo nome inciso nel Giardino dei Giusti del museo Yad Vashem di Gerusalemme, per aver rilasciato (nel 1940, disobbedendo agli ordini di Tōkyō) visti di transito per migliaia di Ebrei Lituani in fuga dalla Polonia e da altri paesi dell’Europa orientale durante l’occupazione nazista.
Da questo spunto, che crea lo sfondo, nasce la pièce teatrale, in cui, a partire dalla figura di Lucio, mai presente in scena, si intrecciano le storie di Dalya, Lucilla e Metella, tre donne inconsapevolmente legate da un destino comune, che inciderà per sempre sui loro reciproci rapporti. Dalla lunga nuotata – quale è stata la vita della protagonista – si evince che, al di là di allusioni, illusioni e delusioni, esiste una quinta stagione: quella che appartiene alla scelta di viverla, come ognuno di noi la crea. Nella vita di Dalya, felicità, sofferenza e amore sono accaduti per grazia, avendo potuto scegliere le diramazioni in cui incamminarsi, sarà per questo che “Alla soglia degli ottant’anni, mi sveglio e mi scopro allegra”, afferma nel monologo finale, e che “Più viva di così non sarò mai”.

Critica. Violetta Chiarini – per la quale il Teatro rappresenta il fil rouge di una lunga e prestigiosa carriera di attrice, cantante e autrice – nella prefazione al volume in stampa, scrive:

Un testo che piacerebbe a Robert Mc Kee, il maestro della moderna sceneggiatura, perché risponde perfettamente alle leggi della narrazione che sono le stesse per tutte le forme in cui essa si può declinare. Stiamo parlando di quella che certamente è una virtù di Chiara Rossi, il suo eclettismo, inteso nel senso umanistico rinascimentale del termine, che affonda le radici nel suo studium, nel significato latino, cioè desiderio, aspirazione, sete di sapere.

(…)

Attraverso il suo testo, Chiara Rossi esprime la propria visione del mondo e della realtà. In particolare, ha scelto di comunicare la sua Weltanschauung con pregnanti monologhi delle protagoniste a se stesse, anziché con l’evento scenico che è proprio del teatro e lo distingue dalla mera letteratura. Se tale opzione potrebbe far sembrare didascalici i monologhi stessi, subito l’impressione svanisce, perché si è conquistati dallo stile della scrittura: un linguaggio elegante, immaginifico, colto, che si potrebbe pensare rivolto a un pubblico di nicchia, e invece è talmente ricco di immagini poetiche, tenere, suggestive, piene di grazia e piacevolezza, splendide, che riesce ad arrivare anche allo spettatore meno preparato, perché, si sa, la vera poesia arriva al cuore di tutti.

Queste parole ovviamente mi gratificano particolarmente, perché ho da sempre molto rispetto e cura delle parole. La Scrittura, che ritengo sia un continuo andare e venire lungo la linea che collega l’Urlo (l’azione non verbale che esprime una pura emozione) alla Mania (la tecnica e la parola assolutamente controllata, in cui nulla sfugge), mostra la sua vocazione euristica nel bisogno di continua (ri)scoperta del sé: sono convinta che sia la coltivazione di noi stessi, attraverso un esercizio appassionato di riflessione & interpretazione, di immaginazione & narrazione; e che sia un percorso di formazione trasformante, che muove dalla triade: Conoscenza, Coscienza, Cultura.

Concept. La gestazione di Una lunga nuotata ha avuto tempi per me insolitamente lunghi, perché, dato che si scrive perché si ha qualcosa da dire e non viceversa – come giustamente affermano i letterati – non trovavo un’adeguata chiave di lettura per affrontare una tematica che, in questi anni più recenti della mia vita, mi ha posta di fronte a parecchie considerazioni a livello personale: quella del rapporto zia vs nipote. Nella mia esperienza privata in questo ambito, affetto e tensioni si sono miscelati e, forse proprio per questo, mi sono spesso domandata come mi sarebbe invece piaciuto sperimentare uno scambio emotivo positivo e costruttivo con una zia. Da qui la writing quest, poi sfociata in questo testo teatrale (che probabilmente diventerà anche uno script per lungometraggio), in cui ipotizzo una relazione a cui avrei sinceramente ambito.

3) Fai parte degli autori cosiddetti “puristi”, coloro che scrivono solo poesia o solo prosa, o ti dedichi a entrambe? In caso affermativo, come interagiscono in te queste due differenti forme espressive?

Ho ricevuto premi e riconoscimenti – alcuni anche con relativa pubblicazione dei testi – per la mia scrittura drammaturgica, cinematografica e narrativa, il che testimonia che mi attrae e mi stimola sperimentare tipologie di scrittura in diversi ambiti. Ho al mio attivo un paio di romanzi, scritti a sei mani (Viola & Riccardo, attualmente in fase di stampa), racconti, script cinematografici per corto- e lungometraggio, ma soprattutto testi e monologhi teatrali. Mi dedico raramente alla Poesia, ma la mia scrittura viene spesso giudicata ‘poetica’.

Scrivere per il Teatro, nelle mie intenzioni, è dar voce, attraverso immagini e azioni, a un’urgenza – hic et nunc –, grazie alle parole che cadono dalle situazioni, nella logica del vedere-pensare-parlare. Avere uno sguardo poetico e poietico sul mondo è però anche resilienza, è andare ‘oltre’ il limite intrinseco dell’Uomo (la Morte), per rimettere la Vita e la Speranza al centro.

In questa nostra società globalizzata, sovraffollata di ‘narconauti’, in cui nulla è stabile né prevedibile, ma tutto è incerto (nell’accezione di Bauman, quando parla di ‘modernità liquida e rarefatta’ e unsicherheit, insicurezza) e il tema del rischio (come propone Beck) aleggia cupo, accrescendo la paura, la Scrittura si conferma più che mai arma potente, forma di comunicazione e di svelamento di se stessi a se stessi.

Essa trova una delle sue più feconde aperture nel Teatro contemporaneo, luogo ideale per la sperimentazione, la ricerca e la contaminazione tra le arti.

Dal mio percorso di studi, discende la mia personale applicazione pratica nella Scrittura (sia professionale che creativa) del Systems Thinking (il Pensiero sistemico nell’accezione di Peter Senge): le connessioni più interessanti e utili tra gli elementi che compongono la realtà, infatti, a mio parere, non sono quelle lineari – di concatenazioni di cause e di effetti – ma quelle circolari, i feedback e i loop, che rendono quegli elementi non solo connessi, ma anche interconnessi, non solo dinamici, ma anche interattivi. E proprio qui colloco le mie writing quest e la mia ricerca di equilibrio tra costante apprendimento (tecnico e cognitivo) e ingaggio emotivo (imparare sempre più ad ascoltarmi e a comprendere meglio il mio bisogno di scrivere e le mie domande, cui attribuisco più importanza che non alle risposte).

La comprensione della connessione e della dinamica delle parti e del tutto si dà come caratteristica fondamentale dell’intelligenza operativa e creativa: Non importa quello che stai guardando, – avverte ilfilosofo Thoreau – ma quello che riesci a vedere, là dove ‘vedere’ significa capire, scoprire e interpretare ciò che ci circonda.

Praticare la Scrittura creativa – lo affermo per diretta esperienza – comporta effetti benefici:

  • sapersi ascoltati (perché scriviamo per essere letti o per essere messi in scena) ci rende, infatti, più attenti a ciò che diciamo;
  • sentirsi oggetto di attenzione da parte di un ascoltatore empaticamente attento (il cui sé si fa silente, così che l’esperienza dell’Altro risuoni in lui senza che sia filtrata da nessuna valutazione preventiva), intensifica le capacità di pensiero;
  • provare gioia, testimonia che l’emozione creativa sta raggiungendo il suo obiettivo.

4 ) Quale rapporto hai con gli altri autori? Prediligi un percorso “individuale” oppure gli scambi ti sono utili anche come stimolo per la tua attività artistica personale? Hai dei punti di riferimento, sia tra i gli autori classici che tra quelli contemporanei?

Scrittura a più mani. Sono sempre stata convinta che percorrere tratti di strada in compagnia di idee e menti diverse costituisca un arricchimento, un potenziamento della creatività. Partendo dall’assunto teorico che gli spazi di possibilità di più neuroni riescano a concepire narrazioni interessanti, ho sperimentato scritture condivise, sia in ambito narrativo che in quello della scrittura drammaturgica e cinematografica. Io sono per mia natura una studiosa, una persona inquieta che non si accontenta e continua a cercare, il che mi porta sempre a nuovi approdi che disegnano nuove rotte. Purtroppo, mi è capitato di riscontrare che non sempre i partner di scrittura sono spinti dalle mie stesse motivazioni, dalla mia accuratezza che si appoggia su disciplina e metodo, su tecniche base imprescindibili (non basta la sola ispirazione) e su un lavoro preparatorio intenso, per cui, a volte, per me è stato complicato concludere progetti che io stessa avevo proposto di condividere. Resta comunque interessante la verifica sul campo della varietà dei modelli mentali che a volte sono compatibili, a volte creano discussioni: sono quindi molto lieta di aver potuto vivere l’esperienza della scrittura come di un’attività di esplorazione artistica, proprio perché sono incuriosita dalla diversità e dall’unicità di ciascuno di noi.

Punti di riferimento.  Fondamentali sono nella mia ottica i Miti, che non rispondono a domande, ma le rendono indomandabili: con essi ri-scopriamo costantemente il fascino del meraviglioso, che è quello di far dimenticare a chi legge/ascolta di chiedere spiegazioni (uno spettatore/lettore deve abbandonarsi al racconto). Grande la mia ammirazione nei confronti di Ghiannis Ritsos, poeta e drammaturgo che ha riscritto il mito, creando un esemplare collegamento all’antica drammaturgia ellenica classica, riscoprendone l’incredibile attualità.

Imprescindibile, poi, la mia devozione nei confronti dei Classici (i Greci, Shakespeare, Wilde, Pirandello…), che non vengono dal passato, ma dal futuro, come afferma Mario Sciaccaluga, essendo dei profeti da cui attingere e imparare, dato che hanno avuto la capacità di osservare il loro presente attraverso la loro conoscenza del passato per proiettarsi a immaginare il futuro.

Tra i moltissimi autori, cito, anche per esempio Yasmina Reza, per la sua disarmante abilità ritmica nella scrittura teatrale di costruire il crescendo con delle domande, per rendere incalzante il dialogo o la variazione di una frase.

Concludo, lasciando la parola a un altro famoso drammaturgo, sceneggiatore e regista David Mamet, che stimo anche per questa sua riflessione: Viviamo in un mondo straordinariamente degenerato, interessante e incivile, in cui le cose non quadrano mai. Lo scopo del dramma autentico è di aiutarci a ricordarlo.

5) L’epidemia di Covid19 ha modificato abitudini, comportamenti e interazioni a livello globale. Quali effetti ha avuto sul tuo modo di vivere, di pensare e di creare? Ha limitato la tua produzione artistica o ha generato nuove forme espressive?

Fino all’anno scorso pronunciare il vocabolo virus ci faceva pensare di aver a che fare con le tecnologie, i guai ai sistemi operativi, i ‘bachi’ nell’hard disk o nei sistemi di comunicazione. Oramai, invece, abbiamo tutti imparato che siamo costretti a convivere con un insolente quanto enigmatico Covid 19, parassita intracellulare obbligato, costituito essenzialmente di acidi nucleici circondati da capside (un rivestimento proteico), che può replicarsi solo in cellule metabolicamente attive, e sta devastando l’umanità. Auspicando che questo virus competente (nel senso che pare proprio saperla lunga, ma anche nel senso che ci compete) perda la sua scaltrezza e ci permetta di riappropriarci di una normalità che ora ci appare auspicabile, impantanati come siamo in questo stato di ‘eccezione’ (forse più consono rispetto a stato di ‘emergenza’), personalmente ho scritto e continuo a scrivere.

Nella prima settimana di clausura protettiva, nel marzo 2020, ho accolto la proposta di aggiungere un petalo alla corolla dell’eteroclito fiore a cui gli Autori FUIS (Federazione Unitaria Italiana Scrittori) stavano infondendo vita: in moltissimi, abbiamo fatto convergere testimonianze e riflessioni, che ora troveranno compimento in un’antologia variegata, intitolata Diario In Coronavirus. Ho poi aderito alla costruzione di un Alfabeto pandemico, in www.lostatodeiluoghi.com, con il contributo delle voci: EVOLVENZA, ESSERE, PRESTITI, SALVEZZA.

Ho anche scritto DRAGON LADY, monologo teatrale (flussi e reflussi di dilemmi e paure, nel dialogo introspettivo di un medico donna che vive con dedizione e energia il servizio in ospedale tra i malati di Corona Virus. Dragon Lady – ‘nome di battaglia’ affettuoso che i colleghi hanno dato alla protagonista del testo perché ‘plana sulle corsie’ – si rifà al Lockheed U-2, aereo monoposto statunitense da ricognizione ad alta quota), in corso di pubblicazione in Sospensione 19 – Scritti teatrali al tempo del contagio, editore Alpes Italia (Roma), Collana La Scena Nova, oltre ad altri due testi teatrali: Wannabes Muses, che sullo sfondo della vita sospesa del Covid 19 vuol essere un divertissement che si conclude con l’utopica nascita dell’Homo Novus che riscopre la Bellezza e le Muse (quelle vere); e Cardiomanzie, una attualizzazione del mito di Medea, testo teatrale quest’ultimo che non ha nulla a che fare con la pandemia.

Posso quindi affermare che il periodo strano in cui ci siamo dovuti calare si è dimostrato fecondo per riflettere ed esorcizzare, scrivendo, ansia & paura. L’Io e il Me si sono ascoltati, riflettendo, interpretando, immaginando per raccontarsi, in un momento speciale della Vita che ci chiama alla sfida. Inventare storie per me è stato, e continuerà ad esserlo, nutriente e vitale.

 

E mi sorride il cuore

Racconto

di Chiara Rossi

Là, tout n’est qu’ordre et beauté,

Luxe, calme et volupté.

« L’invitation au voyage », Charles Baudelaire

Due della Terra i polmoni: uno verde – le foreste – e l’altro blu – il mare –, antico, caleidoscopica elegia di vita, ispiratore dei più straordinari miti. Non so sottrarmi al richiamo del respiro maschio dell’Oceano o di quello lieve del Mediterraneo, palcoscenico di prodigi e d’immani sventure.

Punteggiato d’innumeri isole dai profili frangiati, l’Egeo protegge templi di oracoli, sibille e déi, sempre immersi nel medesimo sacro silenzio: lo ringrazio, devota, pur conscia dei molteplici appassionati amori che, tra menta, zagare e fieno – nel vento salato che leviga le scogliere –, nelle sue acque hanno incontrato la Morte giunta a punire (occorre ricordare Fedra, Andromaca o Elle, Io, Cassandra o Medea? Tutte lo traversarono e più d’una non ne uscì). Se pur dalle spumose onde si compiacque di essere Afrodite, vien da pensare che tutto sia intriso di lacrime e sperma.

Il nostrum resta il mare dei colossi e dei labirinti, delle grotte e delle trame di Dioniso, al confine tra estinzione e delirio. È, tuttavia, anche il mare dei Poeti che accolgono nel cuore l’azzurro che non ha fine, il sole che genera vita e il vento che non ha patria. È il mare che apre la mente all’idea della partenza e del ritorno, dell’esperienza e della conoscenza. Lo sciabordio del passato confonde la ragione, l’intelligenza e i riflessi, eppure qui, nell’azzurro bifronte, il Cielo è più vicino che altrove, anche se il Sole appare stanco, per la regressione dell’Uomo, per la perdita di consapevolezza del Male, per le stragi che han sostituito i sacrifici, per le oscure liturgie di dissoluzione delle relazioni: allusioni, illusioni, delusioni, nient’altro che vacui, ricorrenti spettri di ogni generazione di noi umani. Per fortuna, sboccia un universo diverso a ogni decisione: occorre distinguersi tra il rumore e il niente, via via che le lune spargono i loro vapori. Solo quando ci ricomporremo, passando dal «Mio» all’«Io», si ricomporrà il mondo, che è kósmos, non cháos. E, incaute, le farfalle continueranno a volteggiare smaglianti di colori tra gli odorosi fiori; eleganti, gli eucalipti con la loro ombra manterranno intermittente la luce nei boschi; ieratiche, le sette stelle dell’Orsa non si stancheranno di far da mappa nel velluto della notte. Come Sisifo, non dobbiamo smettere di credere alla risalita: sarà ancora il Giorno. Sarà ancora la Notte. E guarderemo la Vita da entrambe le parti, arrischiando pensieri, oltre il nulla che lento divora.

A volte mi sento come Pandora, con in mano il coperchio di un vaso pieno di Speranza & Sgomento, vagliando zattere di ipotesi, tesi & antitesi, oppressa da un gravame intollerabile di pensieri che non sanno dove andare. Allora mi siedo di fronte a un’onda morbida, quasi silenziosa, indifferente al mio tormento. Gradazioni di blu, orizzonti fluidi come in un acquerello. Solo io, l’acqua & il sale: ringrazio di quanto la vita sappia essere tiranna e poi generosa. Fuori di me l’illusione del mondo o il mondo? Io sarò. Noi saremo. Alzati da una vita seduta, avremo rubato la schiuma del mare. Finirà, finirà questo continuo-dolente-infinito-presente.

Non ‘cosa sono’, ma ‘chi sono’ è la domanda. Sono spirito in un corpo, persona in un individuo. Appartengo alla sacra potenza del Predominante, come la Terra e il Mare. Sono parola, intelletto e passione; sono sangue, muscoli, nervi e ossa. Col corpo faccio esperienza della vita, per il tramite del corpo farò esperienza della morte, che è il tutto e il nulla, il sempre e il mai. Tra il Cielo e me deve esserci sempre la Speranza.

Noi sfibrati umani ci consumiamo, più di quanto ci consumino gli eventi e il tempo. Abitiamo un’isola fluttuante, invisibile a chi rifiuta lo stupor di fronte all’Inatteso, e il nostro destino di Vulnerabili sta nel volvere, verbo degli astri eterni: girare, rotolare, come sassi, flutti, lacrime o astri, come il fuso delle Parche o la caduta di Fetonte.

Evolvo, dunque: indietreggiare sul mio Desiderio sarebbe l’imperdonabile. Il maggior peccato è disconoscere la fame ardente, l’appetito squisito di vivere. Per possedere ciò che non possiedo, devo passare attraverso la mancanza: a monte dell’onda c’è grande stasi, a valle il caos, è sulla cresta il picco di energia. E mi dico: osa, vai, e scegli i tuoi fiori di campo, come Proserpina colse i gialli narcisi dei prati di Enna, e danza come un derviscio e vibra come la corda di un arco o di una lira, perché anche a costo di incontrare il Minotauro, dall’inacquistabile tempo della vita non ci si può ritirare.

Liscia, ignara di anfratti, chiara come il mio nome, percorro isotere e isoterme, per scoprire quali raggi balenano nel buio delle porte di Tannhäuser e cosa naviga al largo dei bastioni di Orione.

Voglio un viaggio sulla Luna, come Cyrano, Astolfo e Luciano. Voglio evolvenza. E finalmente cum-prehendo che non basta il corpo, non basta il cuore: Desiderio è uno dei nomi dell’Erranza.

Giorni pieni. Sere stanche.

È il tempo scellerato della grande narcosi,

in cui è più facile chiudere gli occhi:

meglio sarebbe stato esser ciechi come Edipo.

Falesie di parole si fanno accessibili,

squarci pregnanti illuminano dentro al guscio le notti insonni della corrotta Babilonia 4.0.

La vita, come la intendo io,

non esiste quasi più:

l’uomo si crede un dio,

non sopporta d’esser concluso, limitato.

Il mondo si modifica come un mostro dalle facce sempre nuove.

Ovunque solo un molesto brusio & schermi gravidi di immagini oscene.

Aspetti il Nulla, attendi l’Invano &, intanto, la vita si srotola

e il tuo sangue percorre centoventimila chilometri dentro i vasi,

quasi tre volte la lunghezza dell’equatore.

Sono uscita dal tempo di Kronos, dove è negato il fluire,

per tornare in quello di Zeus, ritmato dal sorgere & dal calar del sole.

Dal morso di mela, tutti siamo puro dolore in attesa di accadere,

andiamo da un dove all’altro diventando tutte le cose,

scrittori che correggono & riscrivono,

alla ricerca di quell’impalpabile sfuggente, giallo polline di giglio,

che vive nascosto tra mille possibili scelte,

in cui, talvolta, cogli l’impronta del Creatore.

Noi, quaggiù, nomadi, come là in alto le stelle.

Il tempo è una traccia che torna,

un passato che non passa.

Giorni & persone sono prestiti,

il tempo è un bambino che gioca.

Siamo ciò che la vita ci consente,

in un divenire continuo di illusioni & fiori;

siamo rigurgiti delle maree,

eventi mobili,

piume,

pulviscolo,

aliti d’aria,

elitre,

vele.

Vele.

Sciolgo al vento la mia, piena di colori & faccio rotta, tra quadrature & siżìgie,

verso l’orizzonte dell’Isola che C’è,

perché Dio è nel mio cuore, o meglio,

perché io sono nel cuore di Dio.

Io so che ci è dato di scegliere: di rischiare, di lottare, di imboccare la strada più comoda, di non volerci emozionare. Spesso le salite sono impervie, ma poi… poi la vista è meravigliosa.

È saper godere, non possedere, a renderci felici.

Un giorno non esistevo.

Un giorno non esisterò più in questa forma.

Tra queste due ‘assenze’ cammino, assecondando la vibrante scansione del Desiderio, che mi fa pulsare come una stella.

Non esistono stagnazioni felici.

Noi, i vivi, siamo orgogliosamente in divenire. Ci scegliamo. C’inventiamo. Viaggiamo. Scivoliamo dal Tempo Precipitato in cui ci dibattiamo: senza sperimentare momenti di irragionevole ottimismo, non sopravvivremmo all’ostile quotidiano.

La mia unica possibilità di durare è non cancellarmi. E, pur nel tramonto inevitabile del corpo, pur con il cuore sbucciato per le sfide senza protezione nel Labirinto degli Inganni, scintillo, come metallo in fusione. Auspico che sia sempre giugno, con le sue gloriose giornate, sospese all’inizio dell’estate, quando fiocchi di nubi colorano di ciliegia il cielo, rose e oleandri accendono i giardini, navi alla fonda meditano nuove rotte, origano e sentore di sale s’insinuano nella brezza.

Più viva di così non sarò mai.

Ho smesso di essere silenzio, sono in costruzione. Vivere esige audacia. Essere come verbo, non come sostantivo. Esistere, insistere, resistere. Donarsi, non cedersi. Perdonare qualcuno, non qualcosa.

Essere al mondo. Essere mondo.

Configurarsi.

E, come fossi ancora sotto il Tropico del Capricorno, dove il vorace sole del solstizio d’inverno non fa ombra, mi metto addosso l’allegria: so che camminerò senza fermarmi.

E mi sorride il cuore.

 

 

CHIARA ROSSI [www.imaginabunda.it]: eteròclita ‘longobarda’ di nascita, ligure di adozione, giornalista pubblicista dal 1992, laureata in Esperto nei processi formativi e in Scienze dell’Educazione degli Adulti e della Formazione continua.

Esperienze professionali legate a progetti editoriali e di comunicazione (anche per conto di associazioni no profit), oltre che di consulenza e coaching nell’ambito della redazione di tesi di laurea in Scienze umane e psico-sociali e di writing coaching.

Appassionata di scrittura (in tutte le sue declinazioni, ghostwriting compreso) & musica, viaggi & fotografia (adoro incrociare gli sguardi di persone che vivono in paesi lontani), sociologia delle religioni & cultura del mondo islamico, nonché di molte altre cose…
credo fermamente nel LifeLong Learning e nell’utilità dell’Inutile, ossia dei saperi (meglio se contaminati e connessi) che, pur non producendo guadagno, migliorano l’Uomo. Nella mia ottica, sono più importanti le domande che le risposte e imparare che sapere; lo stupor è la molla di ogni conoscenza. È questo, che spesso mi fa trovare ciò che non sto cercando, facendomi sentire viva.
Ritengo che scrivere storie – che a mio parere affondano sempre le loro radici nella Mitologia, in quanto rivelatrice di senso – sia un complesso progetto di ingegneria & architettura narrativa, in cui l’accuratezza intellettuale debba fondersi in curiosità, entusiasmo e competenze necessariamente trasversali: per concepire narrazioni occorre essere immaginatori di professione.

Ho ricevuto premi e riconoscimenti – alcuni anche con relativa pubblicazione dei testi – per la mia scrittura drammaturgica, cinematografica e narrativa.

Iscritta al Centro Nazionale di Drammaturgia Italiana Contemporanea (CENDIC), Roma; alla Societá Italiana Autori Drammatici (SIAD), Roma; alla Federazione Unitaria Italiana Scrittori (FUIS), Roma, alla Federazione Italiana dei Cineclub (FEDIC) e alla SIAE, sezione DOR (opere drammatiche e radiotelevisive). Faccio anche parte della comunità di autori di http://www.dramma.ithttp://www.autoriexpo.it e di SCRIBIOMEMO (gli Scribi di Memoria) e sono membro del comitato scientifico di CROMOSOMA T(eatro) – Teatro & Drammaturgia tra evoluzione e tradizione, collana di teatro e spettacolo edita da Pro(getto)scena edition, Milano.

Concorso di poesia e narrativa

Per chi volesse cimentarsi, pubblico il comunicato (con indicato il link del regolamento) del Concorso Letterario di Poesia e Narrativa Maria Dicorato indetto da Pro(getto) Scena Edition, Associazione di cui fa parte tra gli altri la scrittrice e drammaturga (e cara amica) Chiara Rossi che mi ha segnalato e consigliato l’iniziativa.
In bocca al lupo (vivo e vegeto) a chi vorrà cimentarsi, un caro saluto e buone ispirazioni a tutti i “dedalonauti”. IM

 

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Comunicato

PREMIO INTERNAZIONALE DI POESIA E NARRATIVA MARIA DICORATO

I° edizione – scadenza 30 aprile

Premiazione presso Palazzo Cusani – via Brera 13/15 – Milano

Regolamento: http://www.progettoscena.it/progettoscenaedition_regolamento_dicorato/
 
Ha avuto avvio la I edizione del “Premio Internazionale di Poesia e Narrativa Maria Dicorato”. Il Premio è indetto da Pro(getto)scena Edition in ricordo di una personalità che ha operato nell’ambito della cultura e del sociale, ottenendo importanti riconoscimenti ed attestati, tra i quali l’”Ambrogino d’oro”: massima onorificenza concessa dal Comune di Milano.
 
Il Premio, che si rivolge a poeti e scrittori italiani e di nazionalità estera, ha il Patrocinio Culturale della “Camerata dei poeti di Firenze – Sezione Internazionale”. Il sodalizio intellettuale, nato nel 1930, è impegnato a promuovere, sviluppare e perseguire finalità culturali inerenti il campo artistico e letterario.
 
La Giuria, presieduta dal professor Hafez Haidar, scrittore, critico, Candidato al Premio Nobel per la Pace nel 2017 e due volte al Premio Nobel per la Letteratura, individuerà i vincitori per ogni sezione e assegnerà “Premi Speciali” ad opere giudicate di particolare interesse.
 
Il Premio si articola in otto sezioni e relative sottosezioni: (A. Poesia a tema libero; B. Poesia a tema dato: “La solidarietà, camminare insieme”; C. Fotopoesia a tema libero; D. Poetry Slam; E. Sezione Narrativa Edita; F. Sezione Narrativa breve inedita; G. Sezione Saggistica; H. Sezione Diritti Umani – Interculturalità. Regolamento e le modalità di partecipazione si trovano alla pagina http://www.progettoscena.it/progettoscenaedition_regolamento_dicorato/
 
I vincitori verranno avvisati tramite mail, saranno premiati pubblicamente durante la Manifestazione di Premiazione che si terrà presso Palazzo Cusani, via Brera 13/15 Milano.
Durante tale manifestazione verranno letti poesie e brani tratti dalle opere premiate. Si svolgerà inoltre una performance di “Poetry Slam”; i partecipanti avranno a loro disposizione un tempo massimo di tre minuti e si sfideranno davanti a un pubblico che ne decreterà il vincitore tramite votazione segreta.
 
Promozione Concorso
Chiara Redaelli
Per ulteriori informazioni scrivere a segreteria@progettoscenaedition.it

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