IL VOLO E LA REALTA’. Intervista a Luca Bonaffini

IL PARACADUTE DI TACCOLA leggera
Intervista a Luca Bonaffini, con particolare riferimento al suo album “Il paracadute di Taccola”.  
Si parla di voli, di paracadute, di storie di strada, di realtà.
Buona lettura e buon ascolto, IM
                          A TU PER TU
                        UNA RETE DI VOCI
L’obiettivo della rubrica A TU PER TU, rinnovata in un quest’epoca di contagi e di necessari riadattamenti di modi, tempi e relazioni, è, appunto, quella di costruire una rete, un insieme di nodi su cui fare leva, per attraversare la sensazione di vuoto impalpabile ritrovando punti di appoggio, sostegno, dialogo e scambio.Rivolgerò ad alcune autrici ed alcuni autori, del mondo letterario e non solo, italiani e di altre nazioni, un numero limitato di domande, il più possibile dirette ed essenziali, in tutte le accezioni del termine.Le domande permetteranno a ciascuna e a ciascuno di presentare se stessi e i cardini, gli snodi del proprio modo di essere e di fare arte: il proprio lavoro e ciò che lo nutre e lo ispira. Le risposte di artisti con background differenti e diversi stili e approcci, consentiranno, tramite analogie e contrasti, di avere un quadro il più possibile ampio e vario individuando i punti di appoggio di quella rete di voci, di volti e di espressioni a cui si è fatto cenno e a cui è ispirata questa rubrica. IM
 Luca Bonaffini 2- foto di Fenucci

Intervista a

a

Luca Bonaffini

 
1 ) Il mio benvenuto, innanzitutto.
La prima domanda è forse la più difficile, anche perché spesso i musicisti amano parlare di sé con le proprie note più che con le parole. Ma la domanda è “di prassi”: puoi fornire un tuo breve “autoritratto” ai lettori di Dedalus?
Esistono due fotografie, due ritratti. Il Bonaffini certo, riscontrabile, e il Luca bimbo, eterno ricercatore del diritto alla bellezza. Il primo è pubblico e di opportunità, ha lavorato con Bertoli e altri, ha scritto successi della musica italiana. Il secondo è timido, riservato e lavora su canzoni che forse non saranno mai pubblicate. Uno sdoppiamento che oggi non mi pesa, anzi mi completa.
 
2 ) Il tuo album “Il paracadute di Taccola” ha un titolo accattivante ma complesso. È stata una scelta programmatica, per così dire, per collocare il tuo lavoro in uno spazio ben definito del panorama della musica pop d’autore, oppure è stata necessità dettata dai temi e dalle atmosfere del disco?
Temi e atmosfere dell’album hanno sicuramente fatto sì che io guardassi in alto. In alto si vola, ma dall’alto si cade. Un buon paracadute oggi è meglio di un paio d’ali fintamente sicure.
 
3) Puoi parlarci del tuo rapporto più intimo con questo tuo recente lavoro? Le tue emozioni sul piano personale e cosa rappresenta in questo momento per te come uomo prima ancora che come musicista.
È un album “antologia di me stesso”, evocativo di anni Ottanta che mi videro in corsa verso il futuro alla ricerca di un lavoro che sognavo di fare. 14 brani sono tanti, troppi, per essere scritti in pochi anni. Ci sono spunti antichi che hanno visto nuova vita. Sono molto contento.
 
4 ) Il tuo disco ha già destato e desterà l’attenzione degli appassionati di musica e degli addetti ai lavori.C’è qualcosa che è già stato segnalato dalla critica che a tuo avviso è particolarmente consono a ciò che pensi e senti? E ancora più interessante sarebbe se volessi indicarci una definizione o una valutazione riguardo al tuo lavoro che invece non ritieni consona per niente.
Disco vuoto, non l’ha scritto nessuno e secondo me, sarebbe poco consona come definizione. In tanti stanno esprimendo il loro sostegno perché è un album sincero, autentico. Buca le emozioni e passa oltre.

5 ) Consideri “Il paracadute di Taccola” il prodotto dell’evoluzione naturale del tuo stile e delle tematiche a te care oppure rappresenta un momento di svolta, un passo in una direzione in parte nuova?
Evoluzione naturale con qualche punto di svolta.
6 ) Una domanda “tecnica”: in quale modo è avvenuta nella fase di preparazione del disco la coordinazione tra la musica e il testo?E, correlata alla precedente, un’altra curiosità: la scelta di personaggi folli ed emarginati, per vari aspetti “diversi”, è legata anche alle tue letture di libri? In tal caso sarebbe bello se ci accennassi a qualche libro che ti ha profondamente colpito e influenzato.
No, niente libri. Sono storie di strada che mi appartengono e i personaggi, seppur romanzati, somigliano alla somma di tante figure che ho incontrato lungo la strada.
7 ) Hai avuto occasione di collaborare nel corso degli anni con musicisti di grande spessore, artistico e umano; un nome su tutti Pierangelo Bertoli. Se vuoi raccontaci qualche episodio, anche non strettamente legato alle cronache “ufficiali”, in cui ti sei reso conto del privilegio di conoscere attraverso le musiche alcune persone e di poter dar vita assieme a loro ad un cammino parallelo che rimane nel tempo.
Gli aneddoti servono per essere pubblici. Io ho un Bonaffini privato che ha conosciuto Bertoli nella sua unicità. Un grandissimo uomo.
8 ) L’epidemia di Covid19 ha modificato abitudini, comportamenti e interazioni a livello globale. Ha causato seri problemi anche gli artisti, impossibilitati in molti casi a lavorare e a poter contare sulle emozioni e sul “feedback” derivante dal contatto diretto con il pubblico. Quali effetti ha avuto la pandemia sul tuo modo di vivere, di pensare e di creare? Ha limitato la tua produzione artistica o ha generato nuove forme espressive?
Il primo lockdown è stato drammaticamente stimolante. La modalità incomprensibile che mira a diventare abitudine farà del male a tanta gente. Non mi piace.
9 ) Se la tua chitarra diventasse per qualche istante uno strumento magico, come cambieresti il mondo della musica e più in generale i rapporti umani e il mondo ci cui viviamo?
Il mondo non si cambia con la magia ma con le idee. Trasformerei la chitarra in un’idea e, di conseguenza, la magia in realtà.

 

Il nuovo album di Luca Bonaffini 

“vola” in 240 Stati del mondo

 

“Il paracadute di Taccola” atterra trent’anni dopo lo storico tour

con Pierangelo Bertoli 

di “Spunta la luna dal monte” 

 

Trent’anni dopo il grande successo del tour “Spunta la luna dal monte”(che trionfò a Sanremo nel 1991) , quando nella veste di cantante e chitarrista affiancò il suo mentore Pierangelo Bertoli sostituendo la voce di Andrea Parodi dei Tazenda, Luca Bonaffini ritorna discograficamente con album di musica pop d’autore. 

Dopo aver esplorato concept spericolati e non sempre immediati, come lui stesso riconosce, arriva dunque “Il paracadute di Taccola” (edito da Long Digital Playing, distribuito da Believe Digital e arrangiato da Roberto Padovan), sedicesima opera solista del cantautore mantovano che, per l’occasione, si è avvalso della collaborazione artistica di Davide Vevey (chitarre acustiche ed elettriche), Francesca De Mori (vocalist e arrangiamenti corali) e del mantovano Stefano Morselli (sax e fisarmonica). 

Registrato tra Torino e Milano, sotto l’attenta regia dello stesso Padovan (anche co-autore di alcuni brani), il progetto discografico contiene 14 canzoni che – volteggiando tra mondi sonori dall’Irlanda a New Orleans passando per i chansonnier francesi e il pop italiano – ci fa ricadere nel Novecento dei visionari e dei sognatori.

I testi, articolati come sempre, lasciano spazio alla voce del cantautore che ritrova i suoi armonici, la voglia di cantare e quella che Bonaffini in più occasioni ha definito Il diritto alla ricerca della bellezza.

“Questa nuova avventura è iniziata nel 2015, in modo casuale, riscoprendo negli archivi della mia libreria canzoni incomplete e ballate cominciate rimaste inconcluse, risalenti addirittura al gennaio 1985″ – racconta Luca. “Era dal tempo in cui scrivevo con Bertoli, di Chiama piano (1990) e della tournée “Spunta la luna 1991” che mi rese visibile al grande pubblico, che non mi sentivo così dentro le mie canzoni”.

“Considero questo lavoro uno dei più belli che ho mai concretizzato perché contiene un concept implicito e non esplicito. Sono canzoni che affrontano ancora una volta la metafora del volo, come è già successo ne Il cavaliere degli asini volanti, ma con viaggi e storie indipendenti. I personaggi appaiono sconfitti ma in realtà restano dei vincenti, perché hanno saputo resistere e cambiare, accettare le trasformazioni e compiere delle metamorfosi sfidando la morte. Credo debba essere il senso della vita: se si cade, dopo un volo tentato e doveroso, bisogna saper prevedere un buon atterraggio e magari usare un paracadute di fortuna, artigianale ma originario e originale come quello di Mariano di Jacopo, detto “l’Archimede di Siena” o “Taccola”.

Taccola, lo ricordiamo, fu un ingegnere senese che, tra le varie invenzioni, tracciò probabilmente il primo schizzo del paracadute che fu poi disegnato da Leonardo Da Vinci, che consiste in un oggetto aerodinamico conico e intuitivo, riproposto anche sulla copertina dell’album affidata a Ryu GraficLab di Mantova e realizzata da Valentina Margonari.

La scaletta è lunga e piena di suggestioni. Nella kermesse di personaggi (alcuni reali, altri inventati) sfilano cosmonauti geniali considerati folli, pensatori delusi e stanchi, donne di ieri e amori di oggi, clochard ed eroi rigettati dal mare che come in un film di Walt Disney riscattano la propria morte a cavallo di un delfino, e tante altre storie.

“C’è anche un mio personale omaggio al cinema del ‘900, quello che colorò il bianco e nero e trasformò il nostro modo di ricordare le cose” conclude Bonaffini. 

L’album, scaricabile dalle maggiori piattaforme digitali in 240 Stati del Mondo da martedì 26 gennaio, sarà pubblicato anche su supporto fisico (CD) tra febbraio e marzo.

Per informazioni basta tenere d’occhio i siti www.lucabonaffini.town e www.longdigitalplaying.com

Note d’autore

Compositore di musiche e autore di testi per canzoni, Luca Bonaffini si è affermato intorno alla fine degli anni Ottanta come collaboratore fisso di Pierangelo Bertoli, firmando per lui molti brani in album di successo, tra le quali “Chiama Piano”, all’interno dei quali compare anche come cantante, armonicista e chitarrista. Altre canzoni sue sono state interpretate anche da Patrizia Bulgari, Flavio Oreglio, Sergio Sgrilli, Fabio Concato, Nek, Claudio Lolli e ha scritto testi teatrali insieme a Dario Gay ed Enrico Ruggeri.
Ha pubblicato, come cantautore, diversi album aventi un unico filo conduttore, affrontando tematiche impegnate e sociali; ha vinto il Premio Rino Gaetano (1988) Targa critica giornalistica e il Premio Quipo (1999) al Meeting delle Etichette Indipendenti di Faenza (miglior progetto multimediale); ha partecipato al Festival del Teatro Canzone – Premio Giorgio Gaber (2005) e due volte al Premio Tenco (edizioni 2008 e 2012). Nel 2013 ha debuttato come scrittore con il libro La notte in cui spuntò la luna dal monte (edito da PresentArtSì), ispirato al suo incontro con Pierangelo Bertoli.

Nel 2015 Mario Bonanno ha pubblicato un libro dedicato ai suoi trent’anni di carriera, intitolato “La protesta e l’amore. Conversazioni con Luca Bonaffini” (edito da Gilgamesh editrice).

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Luca Bonaffini ©

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