A TU PER TU – Villa Dominica Balbinot

“Obiettivamente ostica incandescente urticante, magari pure scandalosa, addirittura probabilmente impoetica per eccellenza, anche per non finire a dare una visione falsamente idilliaca […] cosa quest’ultima per cui mi dichiaro apertamente ‘non adatta’, intellettualmente e ‘midollarmente’ non adatta. Quella che vado espressivamente rappresentando è la condizione umana ‘perenne'[…] io parlando della vita e della morte non posso essere contemporanea nel senso più tradizionalistico e forse riduttivistico del termine (come contingente) ma forse contemporanea perenne, perennemente attuale in un certo senso”.
Dal modo con cui le autrici e gli autori tracciano i contorni del proprio autoritratto si comprendono, per riflesso, molti aspetti del loro modo di rappresentare loro stessi in rapporto al mondo, anche attraverso la scrittura.
La mano di Villa Dominica Balbinot è allo stesso tempo passionale e riflessiva. Procede per scatti ed arresti, come se volesse sempre mantenere vivi, presenti e in primo piano, la forza e la riflessione, l’uragano e il chiarore. Un contrasto forte, in grado di generare dei chiaroscuri intensi. Uno specchio della vita, del tempo, degli eventi e dei mutamenti e di ciò che resta, come un infinito occhio del ciclone, a sovrastarci, a farci spalancare gli occhi di timore ma anche di sete, elettrizzati da quell’atmosfera in cui tutto il bene e tutto il male si scontrano generando scintille che illuminano a tratti il mistero dell’esistere.
Un percorso coerente, quello dell’autrice, che tra le righe delle risposte all’intervista ha inserito anche alcuni suoi versi, a testimonianza di una ricerca attualmente in corso sulla parola per renderla il più possibile vicina al suo progetto e alle motivazioni che la muovono, spingendola a creare meditando sulla “terribilezza” per usare un termine da lei coniato, quasi a voler andare oltre il più usuale vocabolo, ormai usurato dai tempi e della realtà.  “Ossessionata dalla mortalità che cerca in qualche modo di raggelare per poterne almeno parlare visto la sua tremenda ustionatezza al limite dell’indicibile”.
Una poesia di terra e di fuoco, quindi, sospesa tra il presente e un tempo ulteriore, tra costruzione e distruzione, a tratti anche sintattica, per giungere ad un livello di rappresentazione di una condizione umana che la Balbinot non considera più “cantabile” con sintonie ed accordi ma solo per sequenze di bagliori ustionanti.
IM
A TU PER TU
UNA RETE DI VOCI

5 domande

a

Villa Dominica Balbinot

 QUEL LUOGO DELLE SABBIE di Villa Dominica Balbinot – nota di lettura Doris  Emilia Bragagnini – NeobarILMIOLIBRO - FEBBRE LESSICALE - Libro di VILLA DOMINICA BALBINOT

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1 ) Il mio benvenuto, innanzitutto.

Puoi fornire un tuo breve “autoritratto” in forma di parole ai lettori di Dedalus?

Intendo dare espressione a quella che sono arrivata a considerare la assoluta tragicità perenne della condizione umana, di cui azzardo una rappresentazione espressiva, una fredda visione (forse in alcuni punti disagevole, respingente perfino senza sconti comunque per nessuno-compresa me stessa beninteso), divisi come sono – e dalla notte dei tempi – gli esseri umani tra vittime e carnefici in un mondo che davvero può essere desolato.

Mentre scrivo queste puntualizzazioni e mi vado rileggendo mi rendo conto una volta di più che la tematica che mi sono azzardata a voler rappresentare è senz’altro obiettivamente ostica incandescente urticante, magari pure scandalosa, addirittura probabilmente “impoetica” per eccellenza, anche se a mio parere volendo mettersi a parlare della condizione umana, della vita e della morte insomma nulla dovrebbe a priori essere tematicamente escluso e questo anche per non finire a dare una visione falsamente idilliaca [cosa quest’ultima per cui mi dichiaro apertamente “non adatta”, intellettualmente e “midollarmente” non adatta]. Quella che vado espressivamente rappresentando è quella che secondo me è la condizione umana “perenne” al di là del cambio generazionale e al di là dei cambiamenti storici che pur tuttavia gradualmente esistono (e meno male se no ancora peggio direi), io parlando della vita e della morte che sempre si ripete nella sostanza non posso essere contemporanea nel senso più tradizionalistico e forse riduttivistico del termine (come contingente) ma forse contemporanea perenne, perennemente attuale in un certo senso.
Io – complessivamente e riassuntivamente mi presenterei così: «astorica» (ma nel senso che ahimè vedo nella storia ripetersi stesse dinamiche di base), perturbante, ontologicamente ribelle, Villa DOMINICA BALBINOT assorta medita sulla “terribilezza”. Ossessionata dalla mortalità che cerca in qualche modo di raggelare per poterne almeno parlare visto la sua tremenda ustionatezza al limite dell’indicibile”.

Per meglio – e più esattamente-rappresentare in parole il mio sentire ho qui pensato di riportare alcuni versi che ho messo come estrapolazioni altamente indicative sulla copertina di miei tre libri, aggiungendo poi anche due intere poesie ad esempio del mio intendimento e anche in un certo modo della modalità in cui la mia espressione poetica viene a prendere forma.

Ecco:

  • ”…E certo terribilezza vi era, ma alta- e sul freddo versante…

[sulla copertina del secondo libro QUEL LUOGO DELLE SABBIE]

  • (L’immenso abbandono degli uomini era intorno a lei- e tutta quella ostinata vocazione alla assenza…cit.)

[sulla copertina del terzo libro “I fiori erano fermi- e lontani…]

 

  • “…al di sotto della pelle lei si sentiva scabra, straordinariamente netta…”

[ sulla copertina del 4 libro E tutti quegli azzurri fuochi…]

Riguardo alla “terribilezza”, una poesia recente incentrata sul tema:

E LA TERRA ANTICA – E TERRIBILE

(In questo mare della innocenza
dove nessuno è innocente
avrei abitato in una dimora
liscia compatta
color di malva – e dolce)

E sulla terra antica e terribile
( nel bisogno di assassinio di queste città)
nell’obliqua solarità del pomeriggio
– nella fioritura fuori stagione-
l’autunno perdeva un poco del suo mite calore
visto da vicino,
(e foglia dopo foglia)
con gli splendidi ingannevoli colori della morte,
nebbiosi sulle acque.
Nel -solo- lago spento,
come un santuario senza rumore,
tutte queste estati travolte,
là i campi di silenzio,
nelle ore della notte,
quel bianco bagliore,ottuso.

19/07/2020

 

E ecco le due poesie intere (facenti parte dei primissimi miei testi , e che compaiono entrambe come premessa sulla prima pagina del secondo libro “QUEL LUOGO DELLE SABBIE” e che trovo siano una vera dichiarazione di “poetica”, e dal punto di vista stilistico e dal punto di vista contenutistico.

 

 

FEBBRE LESSICALE

 

Incateno allora le parole

al canone impuro

di febbre lessicale

all’invisibile vaglio

di intendimento sotterraneo.

Poi le inanello

– decerebrate

e affossate come conche-

in nevrosi esangue,,

nella rassegnazione contemplativa

nel quietismo del sermone,

rivelatrici chimiche

di ipotesi congelata.

 

ABBAGLIANTE AZZARDO

 

Decrittazione

di una sfrontata sventatezza:

venire infine a patti

con l’Inconciliabile

della melmosa inconsistenza…

Estremistica temerarietà:

decifrare poi

senza affanno alcuno

lo scorticamento

– e il furor condannatorio.

 

2 ) Ci puoi parlare del tuo ultimo libro (o di un tuo lavoro recente che ti sta a cuore), indicando cosa lo ha ispirato, gli intenti, le motivazioni, le aspettative, le sensazioni?

Cita, eventualmente, qualche brano di critica che ha colto l’essenza del tuo libro e del tuo lavoro più in generale.

Particolarmente gradita sarebbe, inoltre, una tua breve nota personale sul libro (o sull’iniziativa artistica).

Qualche riga in cui ci parli del tuo rapporto più intimo con questa tua opera recente.

 

 

A dire la verità l’ultima mia opera definibile come recente risale al 2018 cioè vale a dire al quarto mio libro “E TUTTI QUEGLI AZZURRI FUOCHI”, naturalmente ho scritto da allora altre poesie sia nel 2019 sia nel 2020. Ma in questo ultimo periodo ho inviato miei testi in lettura a casa editrice professionale che si occupa di poesia e che spero dia risposta positiva per una pubblicazione  effettiva e susseguente riconoscimento autoriale. Devo dire pero che i miei testi hanno in tutto questo frattempo avuto molte recensioni e note di lettura da parte di diversi critici e intellettuali oltre che poeti in proprio: non posso che ringraziare per ciò che hanno scritto a proposito mie poesie, li ringrazio nel complesso e singolarmente, a uno a uno [per me tutti importanti, mi hanno permesso di conoscere la mia peculiare voce sempre più profondamente), ognuno mi ha dato una visione anche andando a scavare nei dettagli, anche partendo da angolature differenti posso  però dire che un punto generale da tutti riconosciuto e in definitiva per me essenziale e l’essere stata in grado di avere una mia propria voce .

Essendo state numerose le note di lettura ( che io cerco di mantenere aggiornate rimandando con appositi link a una pagina inserita nel mio blog di poesia https://inconcretifurori.wordpress.com qui ricordo le primissime ( riferite a FEBBRE LESSICALE) scritte da Augusto Benemeglio e Federica Galetto, perché oltre la ricchezza argomentativa e di complessità di analisi  hanno saputo offrirmi una spinta a non demordere, essendo oltretutto stato il mio tirocinio sui gruppi di scrittura alquanto accidentato per non dire altro. Io ho qui nominato le recensioni fatte all’inizio ma dovrei nominare ogni singolo autore che ha detto qualcosa, ma non è questo il posto adatto, torno a ripetere che ognuno di loro mi ha permesso di conoscere a fondo il mio stesso dire, e con questo sto a significare che è importantissimo lo sguardo esterno di persone esperte della materia e con grande background di conoscenze ( e pure preferibilmente di grande apertura mentale e disponibilità aggiungo, cosa quest’ultima non sempre e ogni volta presente soprattutto qualora domanda di lettura venga fatta da parte di quelli in qualche modo definibili come outsider, non strettamente curriculari, sbucati fuori all’improvviso da chissà dove (e questo lo si potrebbe un po’ ritenere il mio caso).

 

3 ) Fai parte degli autori cosiddetti “puristi”, coloro che scrivono solo poesia o solo prosa, o ti dedichi a entrambe?

Io non mi considero- e non sono-strettamente purista, infatti accanto al blog di poesia  INCONCRETIFURORI ho anche un blog di racconti DELLAIDRAIRACCONTI dove ho postato alcuni scritti, se qualcuno avrà disponibilità e tempo per una qualche lettura si potrà accorgere che nel campo dello scritto in prosa io cerco strenuamente di porre molta attenzione allo stile, alla modalità stessa di cercare di dare sostanza allo stesso contenuto, magari partendo da avvenimenti anche apparentemente non definibili come straordinari, ma anzi di superficiale non valore, avvenimenti non rimarchevoli almeno a prima vista. Seguire (o almeno cercare di mantenere come obbiettivo) uno stile peculiare in prosa è alquanto difficile, per quanto riguarda la misura del racconto mi pare di essere abbastanza riuscita, ma ora che vorrei cimentarmi e portare a compimento un romanzo, visto anche la diversa lunghezza e anche struttura portante, mi sto accorgendo che dovrò rimodulare il tutto a partire dallo stile stesso che ho usato nella forma racconto. Questo mio prossimo obbiettivo: un vero romanzo, magari approfittando con qualche ulteriore accorgimento esistenziale sempre più di lockdown, sperabilmente autoimposto in quando favorirebbe esatta concentrazione cosa non pensabile interamente in caso di doloroso lockdown imposto da dura realtà esterna come in questo periodo .

 

4 ) Quale rapporto hai con gli altri autori? Prediligi un percorso “individuale” oppure gli scambi ti sono utili anche come stimolo per la tua attività artistica personale?

Hai dei punti di riferimento, sia tra i gli autori classici che tra quelli contemporanei?

 

Penso che l’attività di scrittura comporti di per sè un isolamento ambientale che permetta la massima concentrazione possibile, ma nel contempo sono convinta della necessità (direi della inevitabilità) di essere in continuo rapporto con altri autori, che spesso direttamente o implicitamente arricchiscono la propria ricerca e quindi la propria opera.

Io sono sempre stata una grande lettrice, appassionata e onnivora, senza preclusioni di sorta. Cominciando dallo studio dei grandi classici  non solo italiani ho però aggiornato continuamente le mie letture seguendo la contemporaneità, e non potrei citare gli scrittori o i poeti che anche subliminalmente mi hanno nel tempo donato qualcosa di importante, ognuno a suo modo, sia per quanto riguarda la visione della condizione umana e del mondo sottostante con tutta la sua complessità sia per la modalità di stile usato; se qualcuno mi dicesse quali grandi scrittori sono per me incancellabili e fossi costretta a fare due nomi soli io direi Dostoevskji e Celine .

Per ciò che riguarda la poesia mi attirano i grandi poeti russi, i poeti dell’espressionismo tedesco , e parecchi altri sia europei sia americani insomma leggo di tutto e di più, e sto cercando sempre più approfondire  studiare e leggere quelli italiani e a questo proposito sono contenta di potere venire in contatto con  numerosi poeti italiani,  conosciuti  e letti attraverso Facebook e che possono dare parecchi stimoli positivi sotto questo punto di vista, diventando per me un notevole arricchimento.

 

5 ) L’epidemia di Covid19 ha modificato abitudini, comportamenti e interazioni a livello globale.

Quali effetti ha avuto sul tuo modo di vivere, di pensare e di creare?

Ha limitato la tua produzione artistica o ha generato nuove forme espressive?

 

A mio parere personale le ricadute della pandemia sono appena intravedibili ora- e limitatamente e certo non a mente fredda, ma temo saranno sempre più massicce e dall’esito finale e materiale imprevedibili in ogni essere umano e in ogni campo dell’agire umano, compreso quello dell’espressione artistica. Io sto cercando di aggiungere volontariamente al lockdown imposto dall’esterno( estremamente disagevole e che va a incidere negativamente sulla propria libertà personale del resto imprescindibile e prioritaria)una nuova specie di massima concentrazione del lavoro di scrittura senza alibi o ritardi in modo tale da spremere ( se riuscirò naturalmente non è detto ci riesca)anche da questa terribile realtà un qualcosa di fattivo, pure nella inquietitudine massima che certo avrà – temo -conseguenze dal punto di vista stesso della necessaria concentrazione di chi debba scrivere, essendo necessaria una concentrazione non sovraccaricata troppo interiormente, situazione che potrebbe portare a uno scrivere non esatto e non libero, conseguenze di grande rilievo per chiunque si addentri nella scrittura.

Villa Dominica Balbinot | il giardino dei poeti

 

 Villa Dominica Balbinot di ascendenze emiliano-venete, ha vissuto gli anni fondamentali in Lombardia (provincia Milano) ora vive in duro ambiente rurale, in Emilia.
 Maturità classica e Corso di studi universitari in lettere. Ha incominciato a scrivere dal 2006 [un “esordio” da persona matura e improvviso, diciamo ex-abrupto) e cimentandosi inizialmente sui gruppi di scrittura presenti sul web (it.arti.poesia, it.arti.scrivere) e subito dopo creando i propri blog personali, uno di poesia (inconcretifurori.wordpress.com) il secondo di prosa e racconti (dell’idrairacconti), cercando poi di raccogliere il complesso delle proprie produzioni in quello che mano mano dovrà essere sempre più il blog totalizzante  https://villadominicabalbinot.wordpress.com
 Sin dal suo primo numero – e fino alla sua chiusura – ha collaborato al lit-blog viadelledonne.wordpress.com.
Febbre lessicale (2010) è la raccolta d’esordio (autoedita attraverso sito ilmiolibro.kataweb.it) e il secondo: Quel luogo delle sabbie (2015). Nel tempo ha autoedito altre due raccolte di poesie, I fiori erano fermi e lontani (2017), E tutti quelli azzurri fuochi 2018).
L’intera mia produzione poetica è raggruppata dalle primissime poesie alle più recenti nel blog: https://inconcretifurori.wordpress.com





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