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Editi ed inediti

Se avete scritto delle poesie, oppure un romanzo, o dei racconti, inviatemi i file in lettura a:
ivanomugnaini@gmail.com.
Sarò lieto di leggerli per un’eventuale pubblicazione, se si tratta di inediti, o per una recensione nel caso di volumi già pubblicati.
Oppure per la traduzione in inglese di brani di prosa o poesie,  sillogi o interi libri o manoscritti. 

IM

Alcune poesie della raccolta INADEGUATO ALL’ETERNO tradotte in albanese da Juljana Mehmeti per Atunispoetry

Ringrazio la poetessa Juljana Mehmeti per aver tradotto in una lingua ricca di fonemi fascinosi alcune mie poesie di qualche anno fa ma a me care.

Grazie a Juljana e grazie a Atunispoetry per l’ospitalità. IM

https://atunispoetry.com/2021/02/03/poezi-nga-ivano-mugnaini-solli-ne-shqip-nga-italishtja-juljana-mehmeti/

 Immagine copertina Inadeguato all'eterno
 

Qualcosa dentro

Qualcosa dentro ancora non si adatta,
non si adegua, continua a pulsare per moto
proprio, ad ammalarsi, a guarire, con impulso
autonomo, indipendente; scorre la vita
a dispetto di sé, ti porta, immbile, su lidi
secchi, inattesi, proprio nell’attimo in cui
senti che niente muta il niente che, lento,
divora.
Ma qualcosa ancora non si attaglia,
non si allinea. Sfiora la superficie un pensiero
cristallino, perla di luce ignota, tanto salda
da farti oscillare, scivolando via da te
con riso stranito, sognando il tonfo, il crepitio
sarcastico dello schianto, il profilo cupo
dello scoglio. O un prato semplice, bambino,
dove la distanza tra destino e percorso è solo
il salto di un fosso, di slancio, ad occhi chiusi,
l’attimo in cui la mente diventa riflesso dorato
di sole, riso profondo, leggero, del cuore.
 
 

Diçka brënda

 
Diçka brënda akoma nuk përshtatet,
nuk ambjentohet, vazhdon të pulsojë ritmin autonom, të sëmuret, të shërohet, me impuls
të pavarur;
jeta rrjedh përkundër vetes, të çon, të palëvizshëm,
në brigje të thatë, e papritur, vetëm në momentin në të cilin
mendon se asgjë nuk e ndryshon asgjënë, ajo ngadalë,
gllabëron.
Por diçka ende nuk përshtatet,
nuk vijëzohet. Një mendim prek sipërfaqen
kristalor, perlë drite e panjohur, aq solide
sa të bën të lëkundesh, duke rrëshkitur nga ty
me të qeshura të hutuara, duke ëndërruar zhurmën, kërcitjen
sarkastike të rrëzimit, profilin e zymtë
të shkëmbit. Ose një livadh i thjeshtë, foshnjë,
ku distanca midis fatit dhe rrugës është vetëm
kërcimi i një hendeku, i vrullit, me sy të mbyllur,
momenti kur mendja bëhet një reflektim i artë
i diellit, e qeshura e thellë, e lehtë, e zemrës.
 
 ***
 

La tempesta

 
Sarebbe troppo agevole, per noi,
uno schianto di cielo, urlo, pianto,
riso stranito, poi, più niente.
Solo il corpo, per istinto antico,
si affannerebbe alla ricerca
di un riparo di fortuna.
La mente, già leggera, lontana
sulla schiuma che vola incontrastata
verso il mare.
Ma la nostra tempesta, per quanto
lunga, limacciosa, densa di vento
e torrenti, tronchi, liquami, rottami,
finisce sempre, all’indomani, con un sole
in tuta da lavoro, stinta ma brillante,
abbastanza per vedere che niente, davvero,
è cambiato.
Solo il ciglio del fiume è più largo,
corroso, cosparso di fango già pronto
a mutarsi in argilla. Estetica immutabile
del nulla, laccio emostatico di una subdola
serenità, vespa cieca, assassina, a spasso
sopra e dentro la testa, ti lascia solo
l’attimo, lo scarto, fessura breve
di silenzio afferrato in controtempo:
ascoltare, lontano,
l’eco, il suono, la speranza:
una vana, vitale tempesta.
 
 

Stuhia

 
Do të ishte shumë e lehtë për ne,
një përplasje qielli, një ulërimë, një e qarë, qeshje e hutuar,
pastaj, asgjë më shumë. Vetëm trupi, nga instinkti antik,
do të rropatej ne kërkim të një strehe të improvizuar.
Mendja, tashmë e lehtë, e largët mbi shkumën që fluturon pa pengesa drejt detit.
Por stuhia jonë, ndonëse e gjatë , e hollë,
e dendur me erë dhe përrenj, trungje, ujëra të zeza,
mbeturina, mbaron gjithmonë të nesërmen, me një diell
veshur me rroba pune, të zbardhura, por të ndritshme,
mjaftueshëm për të parë që asgjë në të vërtetë
s’ ka ndryshuar.
Vetëm bregu i lumit është më i gjerë, i gërryer, i spërkatur me baltë, i gatshëm
të shndërrohet në argjilë. Estetikë e pandryshueshme e asgjësë,
tub statik i një qetësie të rreme, grenzë e verbër, vrasëse,
në shëtitje sipër dhe brenda kokës, të lë të qetë momentit,
mbetje, e çarë e shkurtër e heshtjes kapur në kundër-kohë:
të dëgjosh larg,
jehonën, tingullin, shpresën:
një e kotë, stuhi vitale.
 
 ***
 

Inadeguato all’eterno

 
Se le braccia spalancate
della ragazza nuda
avranno la pietà del miele
selvatico, se il suo sorriso
enigmatico, sconosciuto e impuro
ti darà la certezza del corpo
e del cuore, senza cercare
niente di più, ora, del battito
delle tempie e del fuoco del sudore,
avrai il dono scabro, essenziale,
di un attimo: l’istante leggero e violento
in cui ti senti vivo,
seppure fragile, sporco,
inadeguato all’eterno.
 
 

Perjetësisht i papërshtatshëm

 
Nëse krahët e hapur
të vajzës lakuriq
do të kenë mëshirën e mjaltit të egër,
nëse buzëqeshja e saj
enigmatike, e panjohur dhe aspak e dlirë
do të të japë sigurinë e trupit dhe të zemrës,
pa kërkuar asgjë më shumë, tani, nga rrahjet e tëmthave
dhe zjarrit të djersës,
do të kesh dhuratën më konkrete, thelbësore,
të një çasti: momentin e lehtë dhe  të dhunshëm,
në të cilin ndihesh i gjallë,
ndonëse i dobët, i pistë,
përjetësisht i papërshtatshëm .
 Gustav-Klimt-L-Attesa-3d-effect-donna-woman-albero-tree
Traduzione dall’italiano di Juljana Mehmeti
 Solli në shqip nga italishtja Juljana Mehmeti
 Risultato immagini per juliana mehmeti
 

IBRIDI/ HYBRIDS: il volto alieno della verità

Su invito di Manuela Minelli di “Elisir Letterario”, agenzia di servizi letterari con cui collaboro, ho ricevuto l’invito a tradurre il romanzo Ibridi di Stefano Chiesi Mazzanti.
Durante la traduzione ho avuto modo di apprezzare alcune peculiarità del libro: si tratta di un testo che si colloca nell’ambito della letteratura che in termini ampi potremmo definire “di fantascienza”, più specificamente appartenente all’ambito delle storie dedicate agli Alieni.
Il libro di Chiesi Mazzanti propone tuttavia una versione originale e godibile, ricca di variegati ingredienti: in primo luogo un tono intenso ma allo stesso tempo lieve, a tratti umoristico, che mantiene la storia distante da certi “dogmatismi” e dalle proposte di panecee e rivelazioni assolute. Ciò non inficia tuttavia la cura e il coinvolgimento con cui è proposta la trama, le argomentazioni e l’ampia e dettagliata documentazione che fanno da supporto alle varie tesi e controtesi. Chiesi Mazzanti dimostra un sincero interesse e una passione autentica per gli argomenti trattati, ed esplora, di conseguenza, tutti gli ambiti, osservando angolazioni atipiche e peculiari punti di vista.
            La trama inoltre gli consente di spaziare in domini solo in apparenza distanti dal nucleo principale del romanzo: troviamo excursus nel settore della medicina, della storia antica e moderna, dell’antropologia, della religione, della fisica, della matematica, della genetica, e in mille altre aree del sapere convenzionale e “sperimentale”.
L’altro volto delle cose. Il vero “alieno”, in fondo, il vero oggetto delle esplorazioni e delle indagini, è il volto della verità.
È questo il punto di vista dell’autore: indaga sulla differenza, la distanza, tra ciò che ci hanno fatto credere nel corso dei secoli, per calcoli, per interessi, per volontà di dominio, è ciò che davvero è accaduto e tuttora accade.
            In tal modo l’esperienza spaventosa del protagonista, la sua orrifica, kafkiana metamorfosi, diventa, mano a mano che la trama procede, una sorta di thriller di rilevanza generale, la detective story in cui l’intera umanità viene a conoscenza delle sue reali origini, delle sue vere malattie e delle sole cure possibili per poter sperare, finalmente, in una nuova consapevolezza, nella guarigione e nella rinascita.
            Pubblico qui di seguito (per non togliere ai lettori il gusto di scoprire autonomamente la trama, i suoi imprevedibili risvolti e il finale) un breve ma significativo brano che mi è stato segnalato dall’autore, seguito dalla mia traduzione in inglese del brano stesso.  IM
 

            Chi volesse acquisitare il libro lo trova a questi link: https://www.amazon.it/IBRIDI-chimiche-romanzo-origine-delluomo/dp/B08FP2PVVK

https://www.amazon.it/HYBRIDS-alien-chemtrails-Alien-Trilogy/dp/B08LGVZPVH/ref=sr_1_1?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&dchild=1&keywords=Hybrids+chiesi&qid=1605190508&s=books&sr=1-1

Stefano Chiesi Mazzanti Scrittore

Biology University: New York

«Strano, non sono riusciti ad analizzarli. Scrivono che il contenitore è stato probabilmente contaminato» disse la biologa leggendo a bassa voce l’analisi di laboratorio.

«Richiederò di fare ulteriori analisi.»

Non ebbe il tempo di appoggiare i fogli che le squillò il cellulare.

«Pronto Samantha? »

«Sì, chi parla? »

«Sono io, Jonathan. »

«Ciao John. Mamma mia che voce!» esclamò Samantha. «Che ti è successo? »

«Niente di grave. Sam. Sono due giorni che non mi sento bene e ho la febbre, devono essere i postumi dell’incidente che ho avuto, ma oggi mi sento molto meglio. A parte la voce» risposi.

L’amica fece un sospiro di sollievo.

«L’importante è che migliori e che guarisci. Devi essere telepatico, stavo proprio pensando a te. Mi sono appena arrivati i risultati delle analisi. »

«Di già? Ottimo Samantha, non credevo che fossero già pronti… allora di che cosa si tratta?»

«Purtroppo sono da rifare, la provetta doveva essere sporca perché non sono riusciti a identificarli, ma li ho già richiesti, li ho chiesti personalmente ad un mio amico che lavora in un altro laboratorio. »

«Appena ho i risultati nuovi ti chiamo. »

«No Sam, io tra due giorni parto per Roma per presentare il mio nuovo lavoro e rimango in Italia per circa un mese. Era per quello che ti ho chiamata. Ti volevo avvertire di non chiamarmi per via del fuso orario, dovresti chiamarmi di notte per rintracciarmi, e tu di notte dormi e quindi ti chiamo io tra una settimana circa, durante una delle mie pause da sigaro.»

«Va bene John, attendo una tua telefonata… fai buon viaggio e auguri per il tuo nuovo libro. »

«Grazie Sam, ci sentiamo tra una settimana circa allora.»

«Ok.»

Click.

La ragazza chiuse la comunicazione ma qualcosa non le quadrava, non era convinta, le analisi di laboratorio difficilmente venivano sbagliate, tutto il personale era il meglio che si poteva chiedere e difficilmente la provetta poteva essere contaminata perché se ne sarebbe accorta pure lei. Doveva chiamare la sua amica Christine e sentire il suo parere. Prese il cellulare e iniziò a scrivere un messaggio “Morgellons”, la parola che aveva spaventato Jonathan. Lei con calma avrebbe fatto tutte le ricerche del caso. Christine era il numero uno per queste cose, a lei non scappava niente ed era informata su tutto. Era una specie di detective. Tutte le volte che aveva dei dubbi o delle sensazioni particolari ne parlava sempre con lei. Christine non era una biologa né un medico, era laureata in Storia e Antropologia, Religioni e Civiltà orientali ma fondamentalmente era l’unica persona che si intendeva un po’ di tutto. Soprattutto del sovrannaturale e delle cose inspiegabili che a volte ci capitano, ma che non osiamo mai dire in giro per non essere presi per pazzi. L’Antropologa aveva creato, anni addietro, un gruppo di lavoro con altri amici per fare ricerche a 360 gradi su tutte le cose che capitavano nel mondo e che la gente riteneva inspiegabili.

Probabilmente, conoscendo Christine, in realtà queste persone cercavano prove dell’esistenza di una vita aliena sulla terra. La frase che formulava sempre Christine Navarra era: la verità di oggi probabilmente non sarà la verità di domani.

Ripeteva sempre che la soluzione a tutti i problemi la trovi in rete. Basta usare il proprio istinto e la propria intelligenza, ma soprattutto diceva che l’importante era di non farsi mai condizionare dal mondo esterno, dalla società. Christine era proprio una tipa strana, ma se avevi una domanda, lei una risposta l’aveva, anche se spesso discutibile. Quella sera potevano cenare insieme, Christine abitava a Brooklyn, mentre il laboratorio era in Washington Square, praticamente li divideva il ponte. Erano già le otto di sera, Samantha scese le scale, uscì dal laboratorio e salì sulla sua Jeep Bianca.

«Pronto?»

«Sì, pronto chi parla? »

«Ciao Christine, sono Sam. »

«Ciao Sam, cosa succede? Ti sento male, mi stai chiamando dall’auto? Cosa posso fare per te?»

«Si sono in auto. Sei libera? Ho fatto tardi in ufficio e di cucinare non ne ho voglia. Andiamo a mangiare qualcosa insieme? »

«Dipende da dove vuoi andare. Solo cibo sano, come ben sai» rispose Christine.

«Certo. Certo, solo cibo sano. Pizza? »

«Vada per la pizza. Solito posto? »

«Solito posto, troviamoci da Sorbillo! A proposito Christine, ti ho mandato un messaggio con una parola, quando hai tempo cerca di scoprire di cosa si tratta.»

«Sì, Samantha… ho letto il tuo messaggio ed ho già fatto alcune ricerche. »

Biology University: New York

“Strange! They couldn’t complete the test. They write that the specimen was probably contaminated,” said the biologist reading the laboratory analysis in a low voice.

“I will ask for further analysis.”

As she laid the file down, her cell phone rang.

“Hello Samantha?”

“Yes, who’s speaking?”

“It’s me, Jonathan.”

“Hi John, what a sad voice!” Samantha exclaimed. “What happened?”

“Nothing serious Sam. I have had a fever for a couple of days, probably due to the after-effects of the accident. Today I feel much better. Only my voice is still weak”, I replied.

The woman sighed with relief.

“Don’t worry. Just concentrate on feeling better. You must be telepathic, I was just thinking about you. I just got the test results.”

“Already? Great, Samantha! I didn’t think they were ready so soon … so what is it?”

“Unfortunately they have to repeat the test. The specimen must have been dirty because they could not complete the analysis. Anyway I have already asked a friend of mine who works in another laboratory for a new test.”

“As soon as I have the new results, I’ll call you.”

“No Sam, in two days I’ll present my new book in Rome and I stay in Italy for about a month. That’s why I called you. I wanted to warn you not to call me because of the time zone: you should call me at night to find me, and you sleep at night, so I’ll touch you in about a week during one of my cigar breaks.”

“Okay John, I’m waiting for your call … have a good trip and good luck for your new book.”

“Thanks Sam. I’ll call you in about a week then.”

“Ok.”

The girl got off the phone but something was wrong. She was quite bewildered: laboratory tests were very seldom wrong. The staff was the best you could ask for. A test tube was very seldom contaminated, and, in that case, she would have noticed. She had to call her friend Christine to ask her opinion. She took her cell phone and started writing a message: “Morgellons”, the word that had scared Jonathan. Christine would calmly research, make phone calls and look for documents, if she didn’t know what that disease was.

Christine was number one in her field of studies. She had a wide and accurate knowledge and she knew about everything in her domain. She was a sort of detective. Whenever Samantha had doubts or strange feelings, she talked with her. Christine was neither a biologist nor a doctor, she had a degree in History and Anthropology, Eastern Religions and Civilizations but she was the only person I knew who I could define an expert in every scientific sector. Above all, in the supernatural and inexplicable things that sometimes happen. Those that we fear to talk about, because they look too strange or crazy.  Years ago, the Anthropologist had created a working group with other friends to do an accurate and thorough research on all the things that happened in the world deemed inexplicable.

Probably, knowing Christine’s interests, these people were actually looking for an evidence of the existence of alien life on Earth. The favorite sentence of Christine Navarra was the following: “today’s truth will probably not be tomorrow’s truth”. She always repeated that the solution to every problem is online, if you use your instincts and your intelligence correctly. Above all, she said that a free thinker should never let society condition his thoughts and actions. Christine was really a strange girl but if you had a question, she had an answer, although often questionable.

That evening they could have dinner together. Christine lived in Brooklyn, while the laboratory was in Washington Square, just on the other edge of the bridge. It was already eight o’clock in the evening. Samantha came down the stairs, left the laboratory and got into her white Jeep.

“Hello?”

“Yes, hello who’s talking?”

“Hi Christine, I’m Sam.”

“Hi Sam, what’s going on? I can hardly hear you, are you calling me from the car? What can I do for you?”

“Yes, I’m in the car. I was late in the office and I don’t want to cook. Would you like to eat something together?”

“Only if you choose a good restaurant. Only healthy food, as you well know”, Christine answered.

“Sure. Of course, only healthy food. Pizza?”

“Pizza is ok. Usual place?”

“Usual place, let’s meet at Sorbillo’s! By the way, I sent you a message with a word, when you have time try to find out what it is.”

“Yes, Samantha… I read your message and already began a research.”

Argila rebelă – La creta indocile

La poesia tradotta si riplasma, assume nuove forme. Trattandosi di creta (indocile) tutto ciò è molto adeguato.
Ringrazio Mihaela Colin per l’attenta ed empatica lettura e per la selezione e traduzione di alcune mie poesie.
Non conosco la lingua rumena, ma è bello seguire passo passo il trasformarsi dei suoni e la crescita parallela dei versi in due lingue con radici condivise.
Grazie a Mihaela.
 
Buona lettura a tutti
e buon viaggio verso porti più sereni e assolati. IM
 

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cover front La creta indocile

Il discepolo del serpente

Ho avuto modo di tradurre nei mesi scorsi, per conto della Eiffel Edizioni , il romanzo Il discepolo del serpente, di Deborah Stevens.
Si tratta di un libro che spazia, con meccanismi narrativi originali e coinvolgenti, tra realtà e immaginazione.
Tutta la vicenda narrata è frutto della fantasia dell’autrice, eppure, in virtù di un’accurata e appassionata capacità descrittiva, la trama ci conduce sulle tracce di eventi costantemente sospesi sul filo sottile e tagliente che lega il passato al presente ed il presente ad un futuro minaccioso, ipotetico ma non per questo meno cupo e potenzialmente micidiale, proprio in virtù di quella verosimiglianza che l’autrice ha saputo e voluto racchiudere in ogni sua pagina.
I luoghi descritti sono quelli a noi ben noti: l’Italia delle meravigliose bellezze artistiche ma anche delle stanze oscure che celano misteri e giochi di potere, santità e corruzione.
Di questi contrasti si nutre questo thriller di un’autrice americana che con questo suo libro d’esordio ha già saputo guadagnarsi significativi riconoscimenti e l’attenzione della critica e del pubblico.
Oltre al fascino del mistero, svelato gradualmente e dopo innumerevoli peripezie, è interessante per noi lettori italiani anche osservare lo sguardo di una scrittrice che, pur vivendo oltreoceano, grazie alle sue radici italiane e grazie al suo amore per l’arte e la cultura italiana, sa illustrare i misteri e le trame criminose di casa nostra con un’ottica lucida ed esterna che è allo stesso tempo estremamente acuta e appassionata.   
Il libro è acquistabile sul sito della Eiffel edizioni

a questo link:

http://www.edizionieiffel.com/
Oppure tramite le seguenti modalità:
sul sito
www.eiffelhouse.it
su
Amazon.it ( per i lettori italiani)
Amazon.com ( per i lettori di lingua italiana – Stati Uniti )
Amazon.ca  ( per i lettori di lingua italiana – Canada )
su
IBS ( Internet book shop spa) 

Si può inoltre richiedere nelle librerie fiduciarie indicate nel sito : www.edizionieiffel.com in primis e in tutte le altre librerie italiane.

È acquistabile infine anche in contrassegno formulando la richiesta e fornendo le relative informazioni a : info@edizionieiffel.com 
Il Discepolo del Serpente €19.00
Il Discepolo del Serpente

di Deborah Stevens

Il Discepolo del Serpente è un thriller della cospirazione: una strisciante insidia, ricorrente nei secoli, minaccia di prendere possesso della Chiesa Cattolica e di usarla per creare un Nuovo Ordine Mondiale. Pietro Romano, Gran Maestro della loggia massonica segreta nota come Propaganda Due, mette in azione il complotto per uccidere il papa e controllare i più potenti governi del mondo attraverso la Chiesa.

€ 19.00

copertina Il discepolo del serpente

Aletta Il discepolo del serpente

 

 

Risultati immagini per deborah stevens

Deborah Stevens è figlia di Albert, emigrante italiano che ha sposato Anna Bonderchuk, il cui padre è emigrato a sua volta dall’Europa orientale. Da ragazza sentiva spesso parlare italiano e russo. Cresciuta nei pressi di Detroit, ha frequentato la Michingan State University dove si è diplomata in arredamento d’interni. Dopo il college si è spostata a Traverse City, (Michingan) per vivere in una fattoria che produceva prevalentemente frutta. Dopo aver avuto il suo secondo figlio, si è trasferita con la famiglia nel Minnesota. Fin da piccola ha sempre coltivato il sogno di scrivere libri.  Mettendo da parte i dubbi iniziale, ha pubblicato il primo romanzo, Il discepolo del serpente, che ha vinto sei premi.

Pinnacle Book Achievement Award, vincitore, categoria Thriller

Book Excellence Awards, Premio per l’eccellenza del libro

American Fiction Awards, vincitore, categoria Thriller religioso

Best Book Awards, finalista, categoria Fiction generale

Great Midwest Book Festival, menzione d’onore, categoria Fiction

International Book Award, Finalista, Categoria Fiction Religiosa

Ora, dopo aver completato il sequel di The Serpent’s Disciple, sta lavorando al terzo libro della serie. Ha altri progetti, tra cui anche un libro di saggistica.

Recours au Poeme – poesie da “La creta indocile” in versione bilingue

Recours au Poeme – poesie da “La creta indocile” in versione bilingue

POSTATO IL 

Alcuni miei testi tratti dal libro “La creta indocile” sono stati tradotti in francese, una lingua che amo.
Qualcuno potrebbe obiettare che se mi avessero tradotto in un dialetto eschimese direi che è il mio dialetto preferito.
Vero!
Però il francese mi piace veramente.
Specialmente nella traduzione accurata ed empatica che Marilyne Bertoncini, che ringrazio molto, ha curato per Recours au Poeme

https://www.recoursaupoeme.fr/ivano-mugnaini-extraits-de-l…/

 

 

Accueil> Ivano Mugnaini, extraits de La Creta indocile

Ivano Mugnaini, extraits de La Creta indocile

Par Marilyne Bertoncini| 4 juin 2019|Catégories : Essais & Chroniques

Poèmes extraits de La Creta Indocile (L’argile indocile),
choix et traduction par Marilyne Bertoncini

 

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La speranza di settembre

Ora che sono finiti gli spunti antichi

e le idee adeguate annotate con cura

hanno ridisceso scale di ferro

senza ringhiera, ora che l’afa

lascia spazio alla sera, sarebbe tempo

di scrivere solo del tempo,

come un naufrago che si innamora

dell’acqua che lo strangola e si abbandona

a un abbraccio infinito.

Sarebbe tempo di percorrere le strade

dei perché lasciando a casa le borse

dei come, cercare una voce, una chiave

nelle ossa spezzate dei cani, nella carne

di ghignanti puttane. Sarebbe tempo,

se il tempo non fosse fragile, imperfetto,

regolato da cronografi tarati male, ancora

soggetti a salti e arresti, orgogli e terrori,

costretti a fare algebra dell’aritimetica,

sbagliando i teoremi più elementari,

contenti, in fondo, di fallire gli schemi,

le basi, le proporzioni, felici

di sprecare un’altra estate fingendo di studiare

o lavorare, per poi tornare

al primo giorno di scuola, assetati,

immutabilmente, finché sussiste

la speranza

di settembre

 

Espérance de septembre

 

Désormais finis les antiques goûters

et les bonnes idées notées soigneusement

ils ont redescendu des échelles de fer

privées de rampe, maintenant que la canicule

laisse sa place au soir, il serait temps

de n’écrire qu’à propos du temps,

comme un naufragé qui s’éprend

de l’eau qui l’étrangle et s’abandonne

à une étreinte infinie.

Il serait temps de parcourir les rues

des pourquoi laissant à la maison les sacs

des comments, chercher une voix, une clé

dans les os brisés des chiens, dans les chairs

de putains ricanantes. Il serait temps,

si le temps n’était fragile, imparfait,

réglé par des chronographes mal calibrés, encore

sujets à des sauts, des arrêts, orgueils et terreurs,

contraints à faire de l’algèbre avec l’arithmétique,

mélangeant les théorèmes les plus élémentaires,

satisfaits, au fond, de rater les projets,

les bases, les proportions, heureux

de gâcher un autre été à feindre d’étudier

ou de travailler, pour retourner ensuite

au premier jour de classe, bien mis,

immuablement, tant que demeure

l’espérance

de septembre.

 

Il non amore

 

Forse proprio quando comprendi meno

scorgi una fessura, ed è consolazione

sapere che niente si apre, nessuno

squarcio di luce ; di nuovo tace il corpo

e solo il tempo si muove assieme al sangue

intravisto in fotogrammi ingurgitati

assieme a un piatto di cibo che scordi

prima di averlo metabolizzato.

Tra foga e vomito, fame e apatia,

diventi silenzio che ti strozza senza rabbia,

passato che non sai scacciare.

E perdi il senso dello sguardo, la mano,

il sudore, la voce che si insinua nella gabbia

e la frantuma, bocca spalancata, schiuma

di folle che sa bene quanto sia amaro

il non amore.

 

 

Le désamour

 

Peut-être justement quand tu comprends le moins

surgit une fissure, c’est une consolation alors

de savoir que rien ne s’ouvre, aucun

rai de lumière : le corps de nouveau se taît

et seul le temps se meut avec le sang

entrevu dans des photogrammes avalés

avec un plat de nourriture que tu oublies

avant de l’avoir métabolisé.

Entre fougue et nausée, faim et apathie,

devenu silence qui t’étrangle sans colère,

passé que tu ne sais chasser.

Et tu perds le sens de la vue, la main,

la sueur, la voix qui s’insinue dans la cage

et la fracasse, bouche béante, écume

de folie qui sait combien amer

est le désamour.

 

Il grado zero

 

Arriva un momento in cui tutto ciò

che rimane è attesa, sospensione,

grado zero della vita. Diventa colpa,

allora, perfino muovere le dita goffe

della speranza, dirigere il cuore verso

l’idea di un cielo arioso, un morso

di pane, una briciola, un sorso residuo

di vino.

Ma più colpevole e più tenace è

l’udito, fisso sul legno della porta,

inchiodato, crocifisso, appeso

a un battito, un tocco ansioso,

incerto, furtivo : forse il tonfo,

l’incedere cieco del destino ;

forse il calore, sincero, di una mano.

 

 

Le degré zéro

 

Il arrive un moment dans lequel tout ce qui

reste est attente, suspens,

degré zéro de la vie. Et devient une faute,

alors, même bouger les doigts maladroits

de l’espérance, diriger le coeur vers

l’idée d’un ciel dégagé, une bouchée

de pain, une miette, le reste d’une gorgée

de vin.

Mais plus coupable et plus tenace

l’ouïe, fixée au bois de la porte,

clouée, crucifiée, suspendue

à un battement, un coup anxieux,

incertain, furtif : peut-être le bruit sourd,

l’aveugle démarche du destin :

peut-être la chaleur, sincère, d’une main.

 

 

 

Un raggio più tenace

 

Perfino l’aria, elemento vitale,

si fa scommessa, rischio,

peccato mortale. È il giorno

dell’attesa, sospende il battito

tra attrazione e paura. Andare

alla finestra, alla luce del sole, dovrebbe

essere impulso, palpito delle vene.

È diventato dubbio, riflessione :

il bilancio del dare e dell’avere,

la distanza tra il divano e il davanzale.

Si siede la pena al mio fianco, ed è

gentile, quasi gioviale. Mi copre

con un abbozzo di abbraccio la vista

del vetro assolato. Resto seduto,

comodo, stordito. Il gelo nella carne

è carezza, la stanchezza è dolce :

sapere di non volersi muovere,

restare alla portata delle sue dita.

Ma c’è un raggio più tenace, diretto

da trame arcane di mura e rami.

Arriva a toccare la gamba, l’avvolge,

la scalda, la sfiora. Riesco ad alzarmi,

a camminare, verso i voli del cuore.

 

 

 

 

Un rayon plus tenace

 

Même l’air, élément vital,

devient pari, risque,

péché mortel. C’est le jour

de l’attente, suspendu le battement

entre attraction et crainte. Aller

à la fenêtre, à la lumière du soleil devrait

être impulsion, palpitation des veines.

C’est devenu doute, réflexion :

le bilan du donner et avoir,

la distance entre divan et fenêtre.

La douleur s’assied à mon côté, elle est

gentille, presque joviale. Elle me couvre

d’une ébauche d’étreinte la vue

du verre ensoleillé. Je reste assis,

à l’aise, étourdi. Le gel dans ma chair

est caresse, la fatigue est douce :

savoir qu’on ne veut pas bouger,

rester à la portée de ses doigts.

Mais il y a un rayon plus tenace, venu

de trames archaïques de murs et de rameaux.

Il parvient à toucher la jambe, l’entoure,

la chauffe, l’effleure. Je parviens à me lever,

à marcher, vers les envols du coeur.

 

 

 

Folli e strani castori

 

Facendo due rapidi conti, se diamo

al cupo albergatore tutto il denaro

messo da parte per l’affitto mensile

della casa oggi lontana, e gli consegniamo

con gesto ilare e breve le nostre carte

di credito legate a conti correnti

già quasi sfiatati, potremmo restare

qui, sulle sponde di questo lago

incantevole e sperduto, per un totale

di giorni ventidue, stanza con balcone,

colazione e vista compresi nel prezzo.

Staremmo qui, abbracciati nel letto,

guardando il sole e il cielo, il mistero

che si insegue sfiorando il verde del bosco

e l’azzurro dell’acqua. Saremmo nuvole,

e coglieremmo forse in un istante

il codice del vento, la corrente che ferisce

e sostiene, l’aria muta che osserva e passa,

come un alito, un brivido, la vita.

L’ultimo giorno scivoleremmo silenziosi,

ancora abbracciati, dal fresco della camera

al profondo del lago. Solo un rapace ci vedrebbe,

e capirebbe il senso, il cammino, o forse

ci scambierebbe per folli e strani castori,

prima di virare, indifferente, verso

il suo tratto libero di cielo.

 

 

Castors étranges et fous

 

Faisons deux comptes rapides, si on donne

à l’aubergiste sombre tout l’argent

mis de côté pour le loyer mensuel

de la maison lointaine aujourd’hui, si on lui donne

d’un geste hilare et bref nos cartes

de crédit liées à des comptes courants

déjà presque épuisés, on pourrait rester

ici, sur les rives de ce lac

enchanteur et perdu, pour un total

de vingt-deux jours, chambre avec balcon,

collation et repas compris dans le forfait.

On resterait ici, embrassés dans le lit,

à regarder le soleil et le ciel, le mystère

qu’on poursuit effleurant le vert du bois

et l’azur de l’eau. On serait nuage,

et on saisirait peut-être en un instant

le code du vent, le courant qui blesse

et soutien, l’air muet qui observe et passe,

comme un souffle, un frisson, la vie.

Le dernier jour on glisserait silencieux,

toujours embrassés, de la fraîche chambre

au profond du lac. Seul un rapace nous verrait,

et comprendrait le sens, le cheminement, ou bien

nous prendrait pour des castors étranges et fous,

avant de virer, indifférent, vers

le bout de ciel où il est libre et seul.

 

 

 

 Un altro giorno

 

Ti amo quando sei semplice,

quando ti sai stupire per il sorriso

di un gatto, il riflesso di un raggio

di sole, un colore, le luci di Natale,

tutto ciò che io non so e non voglio

vedere. Perso nella mia ragione, resto

a bocca aperta ogni volta che il tuo sguardo

arriva là dove mai sarei potuto entrare,

senza di te, senza gli occhi e le mani

di una donna che ha la mia stessa età

e sa ancora essere bambina, sognando

i Re Magi e la Befana, la neve e il sole,

la stella e una fiaba di mille notti

indiane strette in un abbraccio senza fine.

Una bambina che al momento giusto

sa darmi lezioni di saggezza e di filosofia,

quando mi getto ad occhi chiusi tra i sassi

di un pensiero senza linfa. E non c’è

stella cometa che mi possa salvare

o indicare la strada. Solo il tuo corpo,

le tue dita, il tuo sguardo d’amore

che chiede al giorno solo un altro giorno,

e alla vita la nostra stessa vita.

 

 

Un autre jour

 

Je t’aime quand tu es simple

quand tu sais t’émerveiller du sourire

d’un chat, du reflet d’un rayon

de soleil, d’un couleur, des lumières de Noël,

de tout ce que je ne sais ni ne veux

voir. Perdu dans mes pensées raisonnables, je reste

bouche-bée chaque fois que ton regard

arrive là où jamais je n’aurais pu entrer,

sans toi, sans les yeux et les mains

d’une femme qui a mon âge

et sait encore être une enfant, rêvant

des Rois-Mages et de la Befana, la neige et le soleil,

l’étoile et une fable des mille et une nuits

indiennes serrées dans une étreinte infinie.

Une enfant qui au bon moment

sait me donner des leçons de sagesse et de philosophie,

quand je me jette aveuglément entre les cailloux

d’une pensée dépourvue de sève. Et il n’est

étoile comète qui me puisse sauver

ou indiquer la route. Seul ton corps,

tes doigts, ton regard amoureux

qui demande au jour seulement un autre jour,

et à la vie seulement notre vie.

 

Risultati immagini per la creta indocile

 

.

 

 

Marilyne Bertoncini

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Marilyne Bertoncini, co-responsable de la revue Recours au Poème, docteur en Littérature, spécialiste de Jean Giono, collabore avec des artistes, vit, écrit et traduit de l’anglais et de l’italien. Ses textes et photos sont également publiés dans des anthologies, diverses revues françaises et internationales, et sur son blog :   http://minotaura.unblog.fr.

 

Quello che è successo a Joana

Quello che è successo a Joana | Valério Romão,
traduzione di Vincenzo Barca,
Caravan edizioni, Roma, 2017

Uno stralcio della mia recensione a Quello che è successo a Joana di  Valério Romão.
Un romanzo coraggioso, giocato sul ritmo, sulla necessità di una lettura che corre, travolge, coinvolge, senza sconti, senza vie di fuga. 
La recensione completa è a questo link: http://www.zestletteraturasostenibile.com/quello-che-e-successo-a-joana-valerio-romao/ 

           *  *  *  *  *  *  *

La trama racconta l’attesa spasmodica di un figlio. La ragione di una vita. Quando la realtà sembra avverare il desiderio per un errore umano o per una pugnalata della sorte il sogno diventa incubo, e la ragione si tramuta in follia.

Il libro di Romão ci trasporta in un luogo in cui siamo già stati, anche senza averlo mai visto: l’affastellarsi di idee e oggetti si mescola ai desideri, alle speranze, alle disillusioni, alla pulsioni, alle manie. Ci introduce senza preamboli in quella zona brulicante e intricata che potremmo definire “poesia”; caotica, sincopata, tra ricorse e frenate, slanci e abissi di dubbi e timori. Ci conduce dentro i giorni, normali e fatali, di una donna, di una coppia, di individui con un loro mondo, i loro problemi specifici, personalissimi, eppure in grado di rappresentare quel gioco ininterrotto di esaltazione, attesa, depressione, tonfo nel baratro e risalita.

Romão non indulge mai in questo romanzo nelle cadenze malinconiche del fado. C’è il dolore, c’è la malinconia, la pena, ma non c’è mai la resa incondizionata né il gusto dello struggimento che lacera. I personaggi, la protagonista Joana in particolar modo, si difendono con le unghie e con i denti. Ogni arma lecita è utilizzata, e, quando non basta, pur di non cedere si ricorre anche ad armi non convenzionali. L’erotismo, innanzitutto, agito o pensato, reso esso stesso proiezione del desiderio mentale più assoluto e totalizzante: «Joana, si sdraia a poco a poco al capezzale del letto e le dita della sua mano sinistra tracciano piccoli cerchi, con cautela, per via della fede d’oro con dentro la scritta per sempre […]non se la toglie perché, non essendo preparata all’eternità, lo è ancora meno a riconoscere l’errore».

 

Valério Romão (1974) è uno scrittore,  drammaturgo e traduttore. Si è laureato in Filosofia e ha lavorato come informatico.  È stato selezionato tre volte al concorso nazionale dei Giovani Creatori (2000, 2001, 2002). È stato anche uno dei rappresentanti portoghesi alla Biennale dei giovani creatori d’Europa e del Mediterraneo in Bosnia-Erzegovina nel 2001. Dopo un lungo interregno editoriale, ha lanciato per Abysmo i romanzi “Autismo” (2012) e “O da Joana “(2013), i primi due volumi della trilogia” Paternità fallite “. Ha visto le sue storie pubblicate nelle edizioni portoghese, inglese e svedese della rivista Granta. Ha pubblicato la pièce “The Mala” (Guillotine) e il racconto “Coltelli” (Società delle Isole, 2013), “Da Família” (Abysmo, 2014) e “Dieci ragioni per aspirare a essere un gatto” 2015.  In francese è stato tradotto il suo romanzo “Autisme”. L’editore è Chandeigne. Ha pubblicato su Granta, Revista Egoísta o Somos Somos Livros ed è cronista del quotidiano Hoje Macau.

 

Servizi editoriali – Ivano Mugnaini

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