Archivi tag: Premio Astrolabio

“Crisalidi”, di Giuliana Donzello

“Il vero viaggio della scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”. La frase è di Proust, ma ben si addice al senso e alla direzione del percorso letterario di Giuliana Donzello. Lei stessa la cita, appropriatamente, nel sincero e dettagliato resoconto che mi ha inviato per descrivere le tappe che l’hanno condotta a scrivere il libro di poesie Crisalidi.
Segnalo volentieri il libro di Giuliana, e consiglio a chi leggerà questo post di dare un’attenta occhiata anche alla nota in cui l’autrice parla del suo volume. Per le informazioni che contiene, utili ad una comprensione partecipata delle tematiche e delle simbologie, ma anche per il rispetto sincero nei confronti della poesia che l’ha condotta ad avvicinarsi gradualmente al mondo dei versi, senza fretta, senza approssimazioni ed improvvisazioni.
“La crisalide è uno stato di quiescenza, in cui l’insetto completa la metamorfosi con una serie di cambiamenti morfologici che trasformano il bruco in farfalla. Il ricorso metaforico alle crisalidi del titolo doveva indicare il mio stato iniziale di poetessa. Mi sono sentita bruco, ma doveva essere benaugurante della mia metamorfosi in farfalla”, scrive la Donzello.
In un mondo caratterizzato da frettolose prosopopee, è bello osservare la solenne e progressiva sacralità di questo passaggio compiuto con la cura e l’eleganza di un rito orientale.
Il risultato è un libro maturo e consapevole, ma, per fortuna dell’autrice e dei lettori, i versi sono pervasi anche dall’immediatezza di uno stupore sincero (torna con frequenza questo aggettivo chiave perché costante è l’impressione di genuinità non forzata e non di maniera che traspare dalle pagine).
Come sempre accade in questo spazio riservato alla segnalazioni di libri, mi limito volutamente ad accennare ad alcuni punti cardine.
È giusto ed è bello che sia il lettore a scoprire i momenti in cui la crisalide muta il suo aspetto in farfalla. E il modo in cui accade, nel mondo della scrittura, è sia forma che sostanza.
Il consiglio è quello di sempre: cercare il libro, magari anche contattando l’autrice o l’editore, e leggendolo confrontare le proprie impressioni con le coordinate fornite qui succintamente, ma anche in maniera più diffusa nella prefazione che pubblico integralmente in questo stesso post.
Da parte mia, confermando il mio consiglio di lettura, e, auspicando per tutti i “dedalonauti” un favorevole ritorno alle attività dopo la pausa vacanziera, aggiungo solo un altro breve ma luminoso dettaglio tratto anche in questo caso dalla nota dell’autrice:
“Dalla memoria affiora il ricordo che consente un viaggio dalle diverse connotazioni e fedeli al dualismo di Henri Bergson sono le liriche affidate a due diverse sezioni: “presenze e desideri”, affidate ad un linguaggio volutamente più lirico; “mancanze e assenze” dove il linguaggio si fa introspettivo della realtà”.
Nel momento in cui “de-sidera” e percepisce il senso del pieno e del vuoto il bruco è già farfalla.
IM
Crisalidi, G.Donzello
Crisalidi – Nota dell’autrice 
Il libro nasce da un atto di consapevolezza. Per molti anni ho fatto della prosa poetica il mio stile, perché consideravo la poesia così alta e destinata ad essere privilegio di pochi eletti, da considerare ancora immaturo e maldestro il mio approccio. Eppure in tutto ciò che scrivevo la poesia si rivelava. Determinante per me è stato il percepire imminente e necessario un mutamento.
La crisalide è uno stato di quiescenza, in cui l’insetto completa la metamorfosi con una serie di cambiamenti morfologici che trasformano il “bruco” in farfalla. Il ricorso metaforico alle “crisalidi” del titolo doveva indicare il mio stato “iniziale” di poetessa. Mi sono sentita “bruco”, ma doveva essere benaugurante della mia metamorfosi in “farfalla”.
Per scelta i testi sono brevi ed essenziali, risultato di un lavoro di limatura condotto soprattutto sul ritmo, le sonorità delle parole e le immagini a cui esse aprono attraverso l’uso delle metafore, lasciando al lettore libertà di lettura e di immedesimazione. Sullo sfondo della ricerca c’è sempre il rapporto tra la realtà dello spirito e la realtà della materia, come insegna Bergson.

Continua la lettura di “Crisalidi”, di Giuliana Donzello

Premio Astrolabio – “La resilienza” – bando 2020 / 21

Ricevo da AstrolabioCultura e dalla segreteria del Premio Astrolabio il bando di concorso dell’edizione 2020 / 2021 del concorso, a cui è stato aggiunto come “sottotitolo” la definizione, in parte apotropaica, “la resilienza”.
In effetti vedere che gli appuntamenti, anche letterari, proseguono e proseguiranno è sempre gratificante.
Pubblico qui di seguito il bando per le autrici e gli autori interessati .
Con l’auspicio che anche questa edizione del Premio pisano possa essere un’ulteriore occasione di dialogo, di lettura reciproca e di incontro, magari anche di persona, vis à vis.
Maggiori informazioni sul Premio possono essere eventualmente richieste  a: premioastrolabio7@gmail.com .
Buona partecipazione a chi vorrà.
Buona lettura e buona scrittura a tutti, IM
 
astro 1Assessorato alla Cultura del Comune di Pisa

astro 2

Incontri letterari al Caffè Storico dell’Ussero

astro 3

Incontri letterari al Relais dell’Ussero di Villa di Corliano

astro 4

astro 5

 

ASTROLABIOCULTURA

Concorso Letterario “Astrolabio 2020”

LA RESILIENZA

 

Premio Internazionale di Poesia e Microracconti
(9a Edizione del Terzo Millennio)
dedicato alla memoria di Giorgio Bárberi Squarotti e Renata Giambene 

presieduto e diretto da Valeria Serofilli

Presidente fondatrice di AstrolabioCultura

 

                                    Bando di Concorso

 

AstrolabioCultura, in collaborazione con Ibiskos Ulivieri, Editrice di Empoli, con il Gruppo Internazionale di Lettura (Presidente fondatrice Renata Giambene), con la Libera Accademia Galileo Galilei di Pisa e con il patrocinio della Provincia di Pisa, istituisce la nona Edizione del Concorso Letterario Astrolabio allo scopo di promuovere la parola poetica e il componimento di fantasia e al fine di evidenziare nel panorama letterario attuale opere di autori degne di attenzione.

 

Oltre alle “classiche” quattro sezioni a tema libero, a cui si concorre con le modalità qui sotto specificate, gli autori potranno inviare lavori ispirati al tema “la resilienza” (argomento di stringente attualità che si è deciso di ricordare quest’anno in qualità di “titolo aggiuntivo” del Premio). Le autrici e gli autori che intendono concorrere a questa sezione dovranno specificarlo all’atto dell’invio dei loro componimenti.

 

SEZIONI A TEMA LIBERO

 

Prima sezione:

Volume edito di poesia per un’opera in versi pubblicata a partire dal 2010. Inviare due copie del volume di poesia. Solo una delle copie dovrà recare i dati completi dell’autore, assieme ad un breve curriculum biobibliografico e ad un indirizzo di posta elettronica.

 

Seconda sezione:

Silloge inedita (minimo 10 poesie – massimo 20) in due copie. Soltanto una delle copie dovrà recare il nome e l’indirizzo completo, comprensivo di indirizzo di posta elettronica dell’autore. È gradito un breve curriculum da allegare in busta chiusa.

 

Terza sezione:

Poesia singola a tema libero. Si partecipa inviando da una a tre poesie edite o inedite. È consentito inviare anche poesia già premiate in altri concorsi.

Inviare le poesie in 2 copie di cui solo una dovrà recare i dati completi dell’autore, un breve curriculum e un indirizzo di posta elettronica.

 

Quarta sezione:

100 parole per un racconto, riservata a un microracconto edito o inedito.

Tema: libero.

Caratteristiche del testo: Word Times New Roman corpo 12, Lunghezza: non superiore a 100 parole.

La sezione è aperta agli autori di età superiore a 16 anni.

Inviare il testo in 2 copie di cui solo una dovrà recare i dati completi dell’autore, un breve curriculum e un indirizzo di posta elettronica.

 

Per inedito s’intende opera mai apparsa in volume individuale.

 

Giuria

 

Presidente Valeria Serofilli (Presidente fondatrice di AstrolabioCultura, poeta e critica letteraria).

I Membri di Giuria saranno resi noti in sede di premiazione.

 

Comitato d’Onore

Pier Paolo Magnani (Assessore alla Cultura del comune di Pisa), Paolo Ruffilli( poeta).

 

 

Regolamento

 

  • Le opere concorrenti, complete di copia del versamento, scheda di iscrizione (reperibile in calce al presente bando), curriculum dell’autore e breve sinossi dell’opera, vanno spedite (evitando l’invio tramite posta raccomandata) al seguente indirizzo:

Segreteria Premio Astrolabio, via Ciardi nr° 2F, 56017 Pontasserchio di San Giuliano Terme (PI) entro e non oltre il 30 aprile 2021 (farà fede il timbro postale).

Si richiede anche l’invio telematico dei testi al seguente indirizzo di posta elettronica: premioastrolabio7@gmail.com.

 

  • Per agevolare il lavoro della Giuria, si raccomanda ai concorrenti di inviare i propri lavori prima possibile, senza attendere il periodo a ridosso della scadenza.

 

  • Possono partecipare al concorso autori italiani e stranieri con elaborati dattiloscritti in lingua italiana redatti su foglio formato A4.

 

  • È ammessa la partecipazione a più sezioni versando per ciascuna sezione il relativo contributo.

 

Gli elaborati partecipanti al Premio non saranno restituiti.

Per i libri editi è prevista la cessione, a cura della Segreteria del Premio, di una copia dei testi alla Biblioteca Comunale della città di Pisa.

L’esito del concorso verrà comunicato ai soli vincitori e segnalati e ai concorrenti che avranno indicato il proprio indirizzo di posta elettronica.

 

Per ciascuna sezione inviare € 20 per rimborso spese di segreteria, da versare in contanti in busta chiusa o tramite bonifico bancario sul seguente conto:

IBAN: IT03 T 05034 14026 000000201175 intestato a Valeria Serofilli specificando nella causale “Premio Nazionale di Poesia Astrolabio 2020”.

Si prega di allegare ai lavori concorrenti la scheda di partecipazione, la liberatoria e la fotocopia dell’avvenuto pagamento.

 

Premi

 

I primi tre autori classificati in ciascuna delle Sezioni del Premio entreranno di diritto nella Collana ASTROLABIO pubblicata da  Ibiskos Ulivieri Editrice .

Sul volume sarà apposta la dicitura “Vincitori del Premio Astrolabio 2020 /2021”.

Al primo  classificato di ogni sezione verrà consegnato l’ Astrolabio simbolo della Libera Accademia Galileo Galilei, opera dell’artista Vittorio Minghetti.

Sui lavori classificati al secondo posto della prima seconda e terza sezione, verrà realizzato uno storyboard con grafica a cura dall’attrice Francesca Stangoni.

I concorrenti premiati, inoltre, potranno essere inseriti nel Calendario degli incontri allo storico Caffè dell’Ussero, al Relais dell’Ussero della Villa di Corliano (http://www.villadicorliano.it/)e alla libreria Blu Book di Palazzo Blu di Pisa (https://www.turismo.pisa.it/luogo/palazzo-agostini-e-caffe-dell-ussero?context=3906) curati e promossi da Valeria Serofilli.

Le opere degli autori premiati o segnalati potranno essere presentate da esponenti dell’Associazione Astrolabiocultura o presso alcune scuole del comprensorio pisano.

Continua la lettura di Premio Astrolabio – “La resilienza” – bando 2020 / 21

Andare per salti

Una mia nota di lettura sul libro Andare per salti di Annamaria Ferramosca.

La nota è già stata pubblicata in versione integrale, comprendente anche una selezione di testi scelti dalla stessa autrice, sul portale Viadellebelledonne, a questo link https://viadellebelledonne.wordpress.com/2017/05/05/andare-per-salti-di-annamaria-ferramosca/ .

L’invito, ai dedalonauti interessati è quello di sempre: incuriosirsi, leggere, cercare il libro e altre belle cose. Le stesse che auspico per tutti voi. IM

cop.andare per salti.jpg

Risultati immagini per annamaria ferramosca

Andare per salti presuppone la volontà e la necessità di staccarsi dal suolo, seppure per un breve tratto. Implica un volo, uno spazio ed un tempo in cui si perde il contatto con il terreno. Annamaria Ferramosca ha percepito nei versi di questo volume un moto interno, una dinamica del sentire, ma, coerentemente con quanto ha scritto nei suoi libri precedenti e soprattutto in piena concordanza con il suo modo di percepire e di vedere, ha corretto il tiro, lo ha ampliato e modulato. Andare per salti è composto da tre sezioni: la prima, eponima, ricalca il titolo del libro, la seconda prosegue con “Per tumulti” e l’ultima va ”Per spazi inaccessibili”. Si ha l’impressione di una progressiva volontà di recuperare il legame con la superficie terrestre, imperfetta, pietrosa ma imprescindibile. Il tumulto richiama l’effetto di un sommovimento tellurico. Un terremoto, sia del suolo che del cuore. Gli spazi inaccessibili sono quelli intricati di una giungla, una boscaglia, non certo quelli sgombri ed eterei del cielo. La Ferramosca, anche in questo libro, percorre con coerenza i cerchi e le curve del percorso letterario ed esistenziale che le è proprio. Cammina in punta di piedi ma con forza e tenacia sul filo esile e vitale sospeso tra il corporeo e l’incorporeo, il carnale e l’etereo, tra la paura e la necessità di sporcarsi le mani con la sabbia e con il fango, con il sudore e con il sangue, con la feroce attrazione dell’imperfezione.
In quest’ottica, partendo da questa prospettiva, anche il linguaggio va adattato, ristrutturato e rimodellato, reso strumento duttile e duplice, atto a tracciare sottili linee azzurre nell’etere ma anche all’occorrenza lettere rosse, dense di sangue, piene della goffa e umanissima sostanza del dolore. “Questa sera ruota la vena/ dell’universo e io esco, come vedi,/ dalla mia pietra per parlarti ancora/ della vita, di me e di te, della tua vita/ che osservo dai grandi notturni”. Sono questi i versi, tratti da Incontri e agguati di Milo De Angelis, scelti dall’autrice, con una cura e un’attenzione che non è difficile immaginare, come epigrafe, come stanza d’ingresso per questo suo libro. Esco dalla mia pietra, recita uno dei versi. Da una pietra si esce come, in quale modo, con quale forza e quale strumento? Annamaria Ferramosca in questo libro sembra dirci che dalla pietra si può uscire vivi, senza essere diventati pietra noi stessi, almeno non del tutto. Si esce, forse, se si è capaci di comprendere che non c’è una sola vita da raccontare. C’è anche la vita altrui da dire, da rendere verso, parola. Dalla pietra di una tomba che è già realtà all’atto del nascere ci si salva parlando agli altri della propria vita e della loro, simultaneamente, cercando di andare oltre il confine, superandolo con il tumulto di un cuore che si spezza e rischia di spegnersi da un attimo all’altro ma che, nonostante questo, non smette di camminare e sorridere, a dispetto di tutto, esplorando e rendendo propri gli spazi inaccessibili del significato, di un significato possibile, giusto o sbagliato ma umano, il luogo dove il senso diventa sentimento. “Schizzo via dalla giunglamercato/ obliquando rallento prendo fiato/ rispondo alla domanda muta/ del venditore ambulante/ – è da un po’ che mi fissa perplesso -/ sai la fine mi tiene d’occhio e voglio/ andare senza direzione/ come un bambino fare splash nelle pozzanghere/ se vuoi se hai tempo appena/ il tiglio smette di gocciolare/ ti racconto una stupida vita/ come stupisce come istupidisce”. In questi versi della lirica d’esordio del libro l’autrice, con i mezzi, gli utensili a lei più cari, tesse un filo che unisce passato e presente, la sua produzione precedente e questo suo libro attuale, lo specchio del momento. Un collage tra parole che vengono agglutinate, come in “giunglamercato”, conservando ciascuna un proprio senso che tuttavia diventa nuovo nell’attimo dell’accostarsi, nel gusto mai spento della voluttà del dire. Stesso discorso per i vocaboli creati ex novo, come con i pezzi di un Lego colorato e dalle infinite possibilità, come nel caso di “obliquando”. Ma il gioco della Ferramosca è sempre serissimo, nella forma e nella sostanza. Viene fatto di immaginare un taglio dolce ma severo perfino nel sorriso che le si apre sulla bocca quando fa “splash nelle pozzanghere”. È una delle caratteristiche che rendono riconoscibile la poetica dell’autrice: la serietà nel gioco e la giocosità nella serietà. La commedia della vita che racconta con i suoi versi alterna, potremmo dire “obliqua”, attimi di levità in cui tuttavia non smette di percepire che il mondo è storto, sbilenco, fuori asse, e istanti di ragionamento che non vuole mai rendere del tutto agri. L’ironia, in questo libro, ha sempre un fondo di amarezza per la deriva umana, osservata, percepita, descritta.
Questo libro è, in parte, una sorta di canto notturno della Ferramosca, scritto con la percezione di una ferita, con la minaccia di un buio incombente. Ma l’autrice anche qui, perfino nella penombra del corpo e dei pensieri, riesce a non dimenticare le voci altrui, e la sua “bambina delle meraviglie” che dorme, serena. Comprende, e ci fa comprendere, che la bambina è altra da sé, vive una vita propria, indipendente da lei. Ha il suo luminoso tempo dell’infanzia, Nicole, e avrà un futuro anche quando non potrà e non potremo più guardarla, proteggerla con lo sguardo e con i pensieri. La bambina è altra da sé ma è anche lei, Annamaria Ferramosca, in grado di conservare uno spiraglio di stupore, e la forza di un salto, illogico e salvifico, perfino al di sopra del “terribile che infuria”, del “solito sgomento” che rende illusoria la speranza.
Il trucco è semplice, tutto sommato: dimenticare, volutamente, ricordarsi di scordare lo “zaino zavorra”. Sapendo che dentro quello zaino c’è tutto ciò che conta e che in realtà quello che c’è conta poco o niente. Non contano le “de-finizioni”, ciò che pone termine alle potenzialità infinite dell’essere e dell’esprimere. Non conta ciò che minaccia e chiama a sé, nel mistero dell’oltre. Non contano perché la bambina è ancora splendidamente “irrubata” dal mondo, è un luogo del tempo in cui il tempo stesso non può arrivare, non può irrompere e non può infrangere. Questo è il fuoco del libro, l’essenza, il succo spremuto da giorni di ascolto e visione, di paura e di attesa. Ed ha un sapore lieve al palato, nonostante la speranza che si fa sempre più esile, che parla come una Sibilla chiusa in un’ampolla. “Nessuno è reale piove sempre/ nella pioggia sbavano i segni/ ma le pagine accidenti quelle sono/ insperate di bellezza/ disperante bellezza irraggiungibile”, scrive. In questo gioco oscillante di ossimori, quasi danza su un filo sospeso, c’è il richiamo mai spento, determinante, imprescindibile: quello di Nicole, la bambina, alunna e maestra, la sua luminosa infanzia, intatta e intangibile, e ci siamo che, pensandola, amandola, salviamo lei in noi e noi in lei.
Da qui, da questa fragile solidità acquisita con un moto d’affetto assoluto, può finire il salto e iniziare il tumulto. La seconda sezione del libro si apre con una danza, un movimento del corpo che si disegna nell’aria con il suo legame attraverso i passi, con la terra: “Tu non lo sai ma questa tua danzaturbine/ ha parole paradossali d’invito ‘nturcinate”. Il turbine sconvolge, scompagina, descrive e genera forme nuove: il coraggio di affidare al corpo la libertà di creare ancora, nonostante tutto, ancora una volta. Il paradosso è sempre fertile, per sua natura, per la capacità di mettere a contatto materie diverse, entità e respiri. Ne deriva un amplesso, corporeo e astratto, etereo e sanguigno, in grado di rendere le parole ‘nturcinate’, intrecciate, avviluppate fino a smarrire il discrimine, l’io e il tu, il presente e un tempo indefinito, la coscienza e il sogno. Da qui, la scena d’amore, nasce, erompe, come “le onde-salento che lampeggiano” e “il soffio greco del timo sullo scoglio”, con la consapevolezza di avere già i piedi nella corrente. La solidità si è fatta fluida, scorre, e ad ogni istante muta. Non è tuttavia morte per acqua alla Eliot. Semmai qui, nell’ebbrezza del tumulto, è vita per acqua, eros esistenziale, dialogo intimo di braccia, occhi, dita, parole.
Fortificati, consci e smarriti quanto basta, possiamo intraprendere l’esplorazione dei luoghi inaccessibili, ultima tappa del viaggio. Ma il tragitto è sempre circolare, ci si muove sempre in circoli, cerchi, Circles, circonferenze e sfere: la tappa finale è anche la prima. Ci si rivolge ad un destinatario ben identificato e al contempo indefinito. Si parla, in questa sezione, ma in fondo in ciascuna pagina di questo libro, della fine personificata che incombe: “Procedi per allusioni/ per sotterfugi sottili ti sottrai/ e intanto lievita/ questa bella estate di frutti e led/ ora so di aver vissuto solo per stanarti/ un’intera vita a decrittare invano/ i cartelli che pianti sulle svolte/ le scritte pallide le frasi/ lasciate qua e là smozzicate/ (per discrezione o forse/ per una più veloce eutanasia) ma/ sai bene quanto intollerabile sia/ conoscere i dettagli del viaggio”.
Un consuntivo, una sorta di giornale di viaggio, un diario di bordo scritto per se stessa e per chi lo leggerà, dopo, in un tempo ancora da venire e definire. Lo è nello specifico la sezione conclusiva del libro ma anche l’intero libro, nella sua sfaccettata unitarietà. Annamaria Ferramosca in questo suo Andare per salti ha scritto un sobrio, addolorato e gioioso inno alla vita, insieme ad un ascolto dell’effimero che siamo. La forza di questo libro è nella capacità di scrivere di sé senza egotismo, senza pretendere di essere il Nord magnetico e la stella polare. L’autrice parla di sé rispondendo al silenzio di un venditore ambulante con il racconto della sua vita. Parla di sé smarrendosi in una danza o nell’ebbrezza di frasi fulminee scambiate sullo schermo di un computer. Parla di sé osservando la bellezza di una fanciulla che prosegue da sola il suo cammino portando però con sé frasi, discorsi, pensieri e sogni che ha raccolto da lei in modo spontaneo, immediato, naturale come il ciclo delle stagioni.
Al lettore, alla fine, viene spontaneo dire che l’attività del decrittare cartelli sulle svolte e frasi smozzicate non è stata inutile. Non è stato invano, il salto, il tumulto, la ricerca costante, ininterrotta. Il fascino, del libro, e della poesia in termini più ampi, è quello di sapere cantare il viaggio, le luci e le ombre, le danze e gli inciampi, senza conoscerne i dettagli. Dando voce e canto al mistero che ci finisce e ci dà vita. Se troviamo, chissà dove, chissà come, la forza di non smettere di saltare con la forza visionaria e danzare con la forza umana, vitale. Anche nel buio.

Ivano Mugnaini

Andare per salti
Annamaria Ferramosca, Andare per Salti – Casa Editrice Arcipelago Itaca di Osimo (An), 2017
Introduzione di Caterina Davinio.
2a edizione Premio “Arcipelago itaca” per una Raccolta inedita di versi.
Pagg. 80, € uro 13,00 – ISBN 978-88-99429-16-4

Annamaria Ferramosca

nata a Tricase (Lecce), vive a Roma. Fa parte della redazione del poesia2punto0 portale, Dove e ideatrice e curatrice della rubrica Poesia Condivisa. Ha all’attivo collaborazioni E Contributi creativi e Critici con varie riviste e siti di Settore. Vincitrice del Premio Guido Gozzano e del Premio Astrolabio e recentemente del Premio Arcipelago Itaca, e finalista ai Premi Camaiore, LericiPea, Pascoli, Lorenzo Montano. Ha Pubblicato in poesia: Andare per salti, Arcipelago Itaca 2017, trittici – Poesie Il segno e la Parola, DotcomPress 2016, Ciclica, La Vita Felice 2014, Altri Segni, Altri Circles– Selected 1990-200 8, collana Poeti Italiani Contemporanei Tradotti , Chelsea Editions, NY 2009, Curve di Livello a le, Marsilio 2006, Pasodoble, Empiria 2006, la Poesia Anima Mundi, Puntoacapo 2011, Porte / Doors, Edizioni del Leone 2002 Il Versante Vero, Fermenti 1999. Ha curato la versione italiana del poetica libro del poeta rumeno Gheorghe Vidican 3D-Poesie 2003-2013, Edizioni CFR 2015 e’ voce ampiamente antologizzata e inclusa nell’Archivio della voce dei Poeti, Multimedia, Firenze. Testi Suoi sono stati Tradotti, Oltre Che in inglese, in francese, Tedesco, Greco, albanese, russo, rumeno. Suo sito Personale: http://www.annamariaferramosca.it