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Responsum – recensione del libro

Rosaria Mariagrazia Fiorentino, Responsum, Ladolfi editore, 2022
Recensione di Ivano Mugnaini

“Non porgere orecchio / a chi ti descriverà / come qualcosa di strano.” Questi versi perentori, accorati, si trovano all’inizio di una delle poesie più significative di Responsum, il libro di poesie di Rosaria Mariagrazia Fiorentino.
Si tratta di un’esortazione di notevole rilievo e sostanza, in quanto vale sia nel contesto specifico del dialogo in forma di versi tra i due innamorati che costituisce la struttura portante della raccolta, sia, a più ampio raggio, per il valore metaforico che spontaneamente assume.
Qualcosa di “strano” è, in primis, a ben riflettere, l’amore. Lo è sempre e comunque, in qualità di partita di poker a occhi chiusi, giocata senza neppure conoscere le proprie carte, non solo quelle dell’avversario. Una corsa controvento, e, non di rado, contro il mondo, contro la folla che avanza compatta come un muro in senso opposto alla marcia dei piani, dei sogni, delle necessità, dei desideri.
Qualcosa di strano è, in modo altrettanto evidente, la poesia. Lo è nella forma e nella natura profonda, nella capacità, anzi, nella necessità di sconvolgere e ribaltare le regole della sintassi, della logica, del modo ortodosso di vedere e di pensare.
La posta in palio, per chi si schiera dalla parte dell’amore e della poesia, è, in ogni caso, estremamente preziosa; seppure anch’essa complessa, multiforme. Il premio è la libertà di essere se stessi, di vivere emozioni autentiche, forti, non fittizie o di maniera.
Ho avuto il compito e il piacere di scrivere la prefazione di Responsum. In quell’occasione ho avuto modo di ribadire alcune delle caratteristiche della raccolta che mi avevano colpito in particolare sia sul piano dei contenuti che a livello di linguaggio; e le due dimensioni risultano nelle liriche della Fiorentino adeguatamente correlate.
I versi sono brevi, limati all’estremo, alla ricerca di una sintesi che generi solennità senza minare le basi dialogiche della raccolta, ossia l’alternarsi di cui si è detto tra le voci di due persone innamorate. Vengono tolti tutti i fronzoli e gli orpelli, di modo che resti l’urgenza del dire e del provare emozioni.
“Sacrifico / vita / salute / beni / felicità / posizione. / Io non voglio amare. / L’idea originale permane. / Lo considererai un malsano pensiero. / Ho conosciuto me in te. / Tu conoscesti te stesso / attraverso me / In realtà non ci conoscevamo. / Ma io non voglio riconoscermi così. / Gelosa / Invadente / Appassionata. / Sono una anima randagia / che fugge alle catene”.
Questa esternazione, affidata alla voce femminile, alla “Lei” che parla in prima persona, ci consente di rilevare ulteriormente ciò a cui si è fatto cenno: l’amore di cui parla il libro è “controcorrente”, avulso ai contesti ritenuti accettabili dalle convenzioni sociali. La voce femminile, tramite cui l’autrice esprime se stessa, si rende conto del peso del rapporto e lo manifesta con chiarezza e genuinità all’amato.
È interessante a mio avviso osservare come la Fiorentino non cerchi in alcun modo la “complicità” del lettore. Non vuole convincerlo di avere ragione, non vuole comprensione né sconti di pena, non cerca consensi e non teme condanne. La natura propria di questo libro è quella di un giornale di bordo in forma di versi, o meglio quella di un diario condiviso tra due amanti in cui ognuno vede il giorno, il mese, l’anno, il tempo, con occhi diversi, a seconda dei battiti dei cuori, dell’alternanza di desideri, necessità, rimpianti, paure.
Il contrappunto delle due voci, spesso come detto composto da versi brevi o brevissimi che a volte esondano come fiumi in frasi ampie, giunge progressivamente a quella che è una sorta di coincidenza degli opposti. Ossia, seppure da due fronti ormai necessariamente contrapposti, entrambi riconoscono all’Amore (quasi personificato, giudice che salva e condanna se stesso) il potere di dire sì o no, di avere la parola definitiva.
Ma, paradossalmente, la parola definitiva dell’amore è una sola: amore. Sì, ancora una volta lui, lui soltanto. Non si tratta di un gioco di parole ad effetto né di una tautologia. L’amore sa che, pur nel buio delle stanze, pur nella clandestinità imposta da regole che prescindono da lui, esiste, vive, sussurra, urla, tocca, divora, divora noi e se stesso.
I due amanti, nell’atto di affermare due istanze opposte, il desiderio di proseguire il rapporto da parte di lui e la necessità di concluderlo da parte di lei, in realtà affermano un’identica cosa. Dimostrano, non con teorie astratte, ma con la realtà dei loro abbracci e dei loro tormenti interiori, che il loro tempo insieme è stato (ed è) amore vero.
“Parlami, / portami / nel mondo dei tuoi sogni. / Il mondo / dove non c’è nessuno / tranne me e te / e il peccato”. Questi versi, affidati alla voce maschile, al “Lui” che interloquisce con la sua amata, contengono, forse, alcune delle chiavi della raccolta. La richiesta è quella di essere nuovamente accolto nel mondo dei sogni di lei. Tuttavia, nei versi successivi, tale mondo viene definito privo di gente esterna, e, a dispetto di ciò, dominato dal “peccato”.
La raccolta, pur essendo come detto, espressione diretta e in apparenza non filtrata di un dialogo quasi registrato “in presa diretta”, senza interventi autorali, in realtà, in modo indiretto e implicito (e proprio in virtù di questo credibile e coinvolgente), pone e propone alcune riflessioni fondamentali sui limiti e sui confini della libertà individuale, sulla linea di demarcazione tra dimensione onirica e dimensione fattuale e sulla distinzione fondamentale tra diritto alla libertà e possibilità di scavalcare le barriere e le demarcazioni sociali e morali.
Accade così che nelle poesie di questo libro, al di là di un linguaggio volutamente lineare, niente sia “a cuor leggero”. Di ogni espressione, di ciascun vocabolo, cogliamo sia la parte assolata sia il lato in ombra, il volto oscuro della luna.
Lui implora, grida di volerla ancora, di volere ancora i loro abbracci in stanze chiuse e protette da sguardi esterni. E mentre lo urla sa che otterrà un “no”. Così come sa che non si deve e non si può. Non più. Lei segue la ragione. Accoglie la riflessione matura che la porta a rifiutare un rapporto che la sta corrodendo dentro e fuori. Ma mentre cede il passo alla ragione, dentro di sé, nel profondo, percepisce ancora fortissimo il desiderio di lui e del loro amore.
“Il battito del mio cuore / sul tuo / lì in penombra. / Sentirsi noi. / Lì in penombra. / Incoercibile serenità / dell’attimo. / Attimo / lieve / gaio / dirompente / che ha portato via / l’infantile. / Attimo / di un gesto / di una risata / di un gemito / di una occhiata / lì in penombra”. Sulla base di quanto esposto qui in questa disamina, la logica vorrebbe che questa espressione di desiderio ancora vivissimo, di trasgressione che urla, fossero gridati a voce ancora più alta da lui. Scopriamo invece che è il contrario. È lei che li pronuncia, nitidi, nella parte conclusiva del libro, dopo avere detto e argomentato mille “No”, con la n maiuscola, motivati, spiegati nei dettagli, con la chiarezza sofferta di chi valuta il bene e il male di tutto e di ciascuno.
Responsum è un libro molto particolare, nutrito da mille ossimori, alcuni voluti e creati ad hoc dall’autrice, altri nati dalla sincerità con cui i dialoghi dei due amanti sono stati riportati, quasi avessimo di fronte la trascrizione puntuale da parte del dibattito in un’aula di tribunale o di un registratore acceso tra le mura di un’alcova.
È un libro lineare e complesso, tenero e aspro, agro come frutto acerbo e tagliente come spina di rosa. È un libro che appare come espressione di una vicenda assolutamente individuale. E tuttavia ognuno, ciascuna lettrice ciascun lettore, alla fine vi può ritrovare qualcosa di suo, un pensiero, uno stato d’animo, un’incoercibile contraddizione esistenziale.
È un libro in cui l’amore, ammettendo le sue colpe, manifestando la propria imperfezione e fragilità, in realtà conferma, sornione, con occhio da angelo e da diavolo, la propria incontrastabile predominanza, la consapevolezza di possedere e di dare il solo bene e il solo male del mondo. Tutto il bene e tutto il male che gli esseri umani possono vivere, sentire, soffrire, desiderare, divorando ed essendo divorati.
Questo libro è un diario, ma anche un Bildungsroman, un romanzo di formazione scritto in versi, e un saggio filosofico travestito da frasi in apparenza semplici che parlano di abbracci nel buio, nella penombra sospesa tra la necessità umana di dare se stessi a chi veramente si ama e la consapevolezza altrettanto possente dell’autodistruzione.
In amore ci si annienta, sembra dirci l’autrice. Ma con altrettanta vividezza ci conferma che senza amore si è già morti molto prima di essere effettivamente defunti. Responsum è un processo all’amore, che, di riflesso, diventa un dibattimento sul confine tra libertà e regole, sul discrimine tra bene e male, tra osservanza del giusto e abbandono cerebrale e sensuale al peccato.
Alla fine di tutto però, in virtù del coraggio della sincerità che Rosaria Mariagrazia Fiorentino ha saputo mettere nero su bianco, viene fuori dalla lettura un verdetto, uno solo, incurante della ragione e della canonica coercizione: per un essere umano degno di tale nome, il solo autentico “peccato” è non avere amato e non amare.

Ivano Mugnaini

Esiti del Premio “Astrolabio 2022/23 – Sono nata per amare”

AstrolabioCultura mi ha inviato gli esiti delle varie sezioni del Premio “Astrolabio 2022/23 – Sono nata per amare”.
Riporto qui di seguito i risultati esprimendo le mie congratulazioni alle autrici e agli autori premiati e segnalati.

IM

  Comune Pisa

               Assessorato alla Cultura             

Caffè Ussero

Incontri Letterari al Caffè Storico dell’Ussero 

                  Relais

Incontri Letterari al Relais Storico di Villa Corliano

ASTROLABIOCULTURA

PREMIO INTERNAZIONALE DI POESIA

     “ASTROLABIO 2022/23”

In memoria di Renata Giambene
X edizione del Terzo Millennio

Presieduto e diretto da Valeria Serofilli

 Verbale di Giuria

 

In Giuria: Gianpaolo G. Mastropasqua, Ivano Mugnaini, Andrea Salvini, Antonio Spagnuolo, Alessandra Ulivieri

 

PRIMA SEZIONE :

VOLUME EDITO DI POESIA

1° Classificato

Rita Pacilio Così l’anima invoca un soffio di poesia. Poesie scelte (Marco Saya editore, 2023)

2° Classificato

Martin Palmadessa Tanta roba di me (Aletti, 2021)

3° Classificato Giancarmine Fiume Reliquiario carnale, (Fallone editore, 2022)

Premio alla carriera per la varietà del percorso espressivo

Nadia Cavalera, Chiamata ai giusti (da Casuals. Spoesie 2010-2015, ABEditore, 2016)

PREMIO ALLA MEMORIA
Luciano Fusi con riferimento al volume La poesia di Luciano Fusi, di Sauro Damiani (Campano editore, 2023)

PREMIO ALLA MEMORIA

Alfonsina Storni. Amore e libertà di Vincenzo Mazzoni (Ibiskos Ulivieri Editrice, 2023)

Premio Speciale per l’originalità del testo

Andrea Malaguti Identificativo con trattino ed altre poesie in A. Calanchi Un pianeta piccolo piccolo (Ventura edizioni, 2022)

Premio Speciale della Giuria

Riccardo Mazzamuto 13 giorni al rifugio (Eretica edizioni, 2022)

Premio Speciale per la forza espressiva del volume

Alessandro Russo Finché il sangue non ci separi (Leonida Edizioni, 2023)

Premio Sezione Sono nata per amare

Silvia Polidori Il soffio del vento – Poesie d’amore, Youcanprint edizioni

Finalisti in ordine di graduatoria

Roberto Tauro Testimone muto, Chiado books

Giovanna Santagati Passi, Youcanprint edizioni

Dario Gallo Il giardino dentro, Europa edizioni

Giancarlo Baroni I nomi delle cose, puntoacapo edizioni

Lorenzo Piccirillo L’ombra degli attimi, Leonida Edizioni

Ornella Fiorentini Fuoco e fede, Lupi editore

Virgilio Atz Vita asimmetrica, Carta e penna edizioni

Livio Bottani Elogio del disinganno, Aracne editore

Menzione d’onore

Rosaria Cicciarella Pennellate di idee (haiku, Albatros edizioni)

SECONDA SEZIONE: SILLOGE INEDITA

1° Classificato

Franco Casadei

“Ci vorrebbe un poeta in ogni strada”

2° Classificato

Paolo Panattoni “La vita è un prisma”

3° Classificato

Serenella Menichetti “Cogito ergo sum”

Premio per l’attualizzazione in chiave sociale del discorso poetico a “T’insegnerò l’attesa” di Vincenzo Mastropirro

Premio espressività Valentina Rosanna Lo Bello “Rossetto sbavato”

Premio per il dialogo internazionale all’insegna della poesia: Carmen Vascones, “Traza del amor”

Premio per il percorso poetico e le connessioni interdisciplinari: Franco Donatini, “Sotto il senso del vivere”

Finalisti ex aequo

Mauro Corona “Il pensiero nella sua luce”

Antonio Di Vincenzo “Viaggio di ritorno”

Giuliana Donzello “Alla foce dell’Archelòos”

Cesare Cuscianna “Elogio dell’impalpabile”

Adele Denza “L’autunno del cuore”

TERZA SEZIONE: POESIA SINGOLA

1° Classificato

Stefano Baldinu “Martina”

2° Classificato

Anita Napolitano “A mio padre”

3° Classificato

Antonella Iacoponi “La libertà di Sisifo”

Menzione d’Onore: Patrizia Nannetti “La zattera”

Sezione specifica a tema: Cristian Belloni, “L’amore”

Premio speciale per l’originalità del tema

Maria D’Ippolito “L’ imperfezione della rosa”

Premio speciale per la rappresentazione metaforica del reale in poesia

Licia Sansone “Scarpe strette”

Premio speciale per il valore etico sociale del testo

Francesca Rivolta “Missili”

Premio speciale del Presidente di Giuria

Cristina Coppini “Ravenna, Pineta di Classe”

Premio Speciale per la forza espressiva

Devid Bracaloni “I figli dei tablet”  

Premio Speciale della Giuria

Lucia Enedina Campus “Il lucernaio”

SEZIONE SPECIFICA A TEMA

Finalisti in ordine di graduatoria

Lorenzo Oggero

Francesco Palma

Roberto Casati

Giorgio Perizio

QUARTA SEZIONE:

100 PAROLE PER UN RACCONTO

1° Classificato Josè Berno “Bolle di sapone”

2° Classificato Roberto Maggi “Breve apologo zen”

3° Classificato Cristian Lorenzini “Lo sconosciuto”

Premio Speciale per la forza espressiva del testo

Omar Alfredo Lessi “Le parole che portano lontano”

Sezione speciale Sono nata per amare

Vilma Bertagna “Sono nata”

Finalisti ex aequo:

Giuseppe Raineri “L’ inchino”

Giusy De Vizia “La risata”

Monica Martinelli “Flash back”

Premio Astrolabio 2022/2023 – proroga scadenza

AstrolabioCultura mi segnala la proroga del Concorso “Astrolabio 2022/23 – Sono nata per amare”. Riporto qui di seguito il bando con le indicazioni riguardanti la nuova data di scadenza.

IM

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ASTROLABIOCULTURA – Su richiesta di numerosi autori che stanno ultimando le proprie opere per la partecipazione al Premio Astrolabio e anche per altri autori che fossero interessati alla partecipazione la Giuria del premio ha deciso di prorogare la data di scadenza al 24 giugno
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Premio Astrolabio – “La resilienza” – bando 2020 / 21 - Ivano Mugnaini

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Astrolabio Logo 2022

ASTROLABIOCULTURA

Premio Letterario

“Astrolabio 2022/23 – Sono nata per amare”

Premio Internazionale di Poesia e Microracconti (10a Edizione del Terzo Millennio) dedicato alla memoria di Giorgio Bárberi Squarotti e Renata Giambene
presieduto e diretto da Valeria Serofilli Presidente fondatrice di AstrolabioCultura

Bando di Concorso

AstrolabioCultura, con la collaborazione dell’Editrice Ibiskos Ulivieri, Editrice di Empoli, con il Gruppo Internazionale di Lettura (Presidente fondatrice Renata Giambene), con la Libera
Accademia Galileo Galilei di Pisa e con il patrocinio della Provincia di Pisa, istituisce la decima Edizione del Concorso Letterario Astrolabio allo scopo di promuovere la parola poetica e il componimento di fantasia e al fine di evidenziare nel panorama letterario attuale opere di autori degne di attenzione.
Oltre alle “classiche” quattro sezioni a tema libero, a cui si concorre con le modalità qui sotto specificate, gli autori potranno inviare lavori ispirati al tema: “Io, nell’ordine naturale, sono nata non per odiare, ma per amare”, tratto da Sofocle, Antigone, v. 523. Le autrici e gli autori che intendono concorrere a questa sezione dovranno specificarlo all’atto dell’invio dei loro componimenti.
SEZIONI A TEMA LIBERO
Prima sezione:
Volume edito di poesia per un’opera in versi pubblicata a partire dal 2010. Inviare due copie del volume di poesia. Solo una delle copie dovrà recare i dati completi dell’autore, assieme ad un breve curriculum biobibliografico e ad un indirizzo di posta elettronica.
Seconda sezione:
Silloge inedita (minimo 10 poesie – massimo 20) in due copie. Soltanto una delle copie dovrà recare il nome e l’indirizzo completo, comprensivo di indirizzo di posta elettronica dell’autore. È gradito un breve curriculum da allegare in busta chiusa.
Terza sezione:
Poesia singola a tema libero. Si partecipa inviando da una a tre poesie edite o inedite. È consentito inviare anche poesia già premiate in altri concorsi.
Inviare le poesie in 2 copie di cui solo una dovrà recare i dati completi dell’autore, un breve curriculum e un indirizzo di posta elettronica.
Quarta sezione:
100 parole per un racconto, riservata a un microracconto edito o inedito. Tema: libero.
Caratteristiche del testo: Word Times New Roman corpo 12, Lunghezza: non superiore a 100 parole.
La sezione è aperta agli autori di età superiore a 16 anni.
Inviare il testo in 2 copie di cui solo una dovrà recare i dati completi dell’autore, un breve curriculum e un indirizzo di posta elettronica.
Per inedito s’intende opera mai apparsa in volume individuale.
A partire da questa edizione, è consentito, per tutte le sezioni di concorso, anche optare per
INVIO DELLE OPERE CON POSTA ELETTRONICA.
Gli inediti, gli ebook e i PDF dei libri editi possono infatti essere inviati anche per posta elettronica al seguente indirizzo: premioastrolabio7@gmail.com
Per la partecipazione con lavori inediti è sufficiente inviare un file anonimo in formato Word .doc oppure PDF.
In un file a parte indicare le proprie generalità e i recapiti, indirizzo e posta elettronica.
I concorrenti che intendono inviare libri editi devono allegare alla mail anche un file con l’immagine di copertina, se non presente nel PDF, e specificare nel corpo della mail da quale casa editrice è stato pubblicato, o se si tratta di libro autopubblicato.
Per tutte le sezioni è inoltre richiesto l’invio, sempre nella stessa mail contenente il PDF del libro e l’immagine della copertina, della seguente
DOCUMENTAZIONE:
Scansione o fotografia chiara e ben leggibile di:
° Modulo di partecipazione compilato in ogni sua parte.
° Ricevuta di pagamento della quota di partecipazione
Giuria
Presidente Valeria Serofilli (Presidente fondatrice di AstrolabioCultura, poeta e critica letteraria). I Membri di Giuria saranno resi noti in sede di premiazione.
Comitato d’Onore
Pier Paolo Magnani (Assessore alla Cultura del comune di Pisa), Paolo Ruffilli( poeta). Regolamento
Le opere concorrenti, complete di copia del versamento, scheda di iscrizione (reperibile in calce al presente bando), curriculum dell’autore e breve sinossi dell’opera, vanno spedite (evitando l’invio tramite posta raccomandata) al seguente indirizzo:
Segreteria Premio Astrolabio, via Ciardi nr° 2F, 56017 Pontasserchio di San Giuliano Terme (PI)
entro e non oltre il 15 maggio 2023 (farà fede il timbro postale).

(scadenza prorogata al 24 giugno 2023 )

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Premio GRADIVA 2023 – bando aggiornato con modifiche

Pubblico il bando del Premio GRADIVA, edizione 2023, riservato ai libri di poesia, bandito da Gradiva Publications.

La Giuria ha introdotto alcune modifiche rispetto al bando precedentemente pubblicato. Tali modifiche sono state pensate per agevolare la partecipazione.

La cerimonia di premiazione avrà luogo nel corso dell’autunno 2023 presso il Center for Italian Studies della State University di New York, con l’obbligo da parte dell’autrice o dell’autore di presenziare alla cerimonia pena il decadimento pecuniario del Premio.

Invito gli autori interessanti a leggere con attenzione il bando qui sotto riportato e a partecipare.

Per ulteriori informazioni, contattare la segreteria via email: gradivasunysb@gmail.com o visitare il sito www.gradivapublications.com .

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UNDICESIMA EDIZIONE DEL PREMIO INTERNAZIONALE DI POESIA “GRADIVA” (2023)

Gradiva Publications bandisce l’undicesima edizione del Premio Internazionale di Poesia “Gradiva”. Al Premio si concorre con un libro singolo di poesia in lingua italiana, pubblicato fra gennaio 2021 – maggio 2023. Sono escluse plaquettes e pubblicazioni digitali. Alla partecipazione sono altresì esclusi libri prefati da membri della giuria. I libri concorrenti non saranno restituiti. Non è prevista alcuna quota di partecipazione. I partecipanti possono facoltativamente sostenere, in forma di donazione spontanea e aperta, la non-profit Gradiva Publications, i cui intenti sono quelli di promuovere la poesia italiana nelle maggiori università dei Paesi anglofoni. *

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Editi ed inediti

Se avete scritto delle poesie, oppure un romanzo, o dei racconti, inviatemi i file in lettura a:
ivanomugnaini@gmail.com.
Sarò lieto di leggerli per un’eventuale pubblicazione, se si tratta di inediti, o per una recensione nel caso di volumi già pubblicati.
Oppure per la traduzione in inglese di brani di prosa o poesie,  sillogi o interi libri o manoscritti. 

IM

Guardarlo ancora – Paesaggi e miraggi della passione amorosa, di Miriam Bruni

“Nei miei testi cerco l’esattezza delle parole, la densità naturale dei loro significati; cerco un grembo per ciò che è inconcreto e perlopiù invisibile, e questi aggettivi, questi sintagmi, sono scaturiti in me come una sorgente che in modo limpido riflette il mio volto interiore, il mio profilo umano”, osserva Miriam Bruni nell’intervista rilasciata nel giugno del 2022 a Monica Baldini per la rivista Millecolline.

Leggendo il suo libro «Guardarlo ancora – Paesaggi e miraggi della passione amorosa» le sue parole prendono corpo e concretezza seppure nell’esaltazione di quella “invisibilità” incorporea di cui sono fatti i sogni, i pensieri, i ricordi, anche quelli più aspri e taglienti.

“Noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni, e nello spazio e nel tempo d’un sogno è raccolta la nostra breve vita”, ci ricorda Shakespeare nel lavoro più atipico e forse più sentito, più intimamente suo, della sua produzione drammaturgica, «La tempesta». Miriam Bruni dimostra e conferma di avere ottimamente assimilato la lezione shakespeariana. Eppure, con naturalezza, per istinto e volontà, per puro desiderio e sincera inclinazione, produce nei suoi scritti un interessante e coinvolgente ossimoro, anzi, una serie di ossimori che si allacciano e si intrecciano in viluppi che sono essi stessi espressioni variegate e autentiche di un’assoluta passione vitale, e vitalistica. Continua la lettura di Guardarlo ancora – Paesaggi e miraggi della passione amorosa, di Miriam Bruni

“Crisalidi”, di Giuliana Donzello

“Il vero viaggio della scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”. La frase è di Proust, ma ben si addice al senso e alla direzione del percorso letterario di Giuliana Donzello. Lei stessa la cita, appropriatamente, nel sincero e dettagliato resoconto che mi ha inviato per descrivere le tappe che l’hanno condotta a scrivere il libro di poesie Crisalidi.
Segnalo volentieri il libro di Giuliana, e consiglio a chi leggerà questo post di dare un’attenta occhiata anche alla nota in cui l’autrice parla del suo volume. Per le informazioni che contiene, utili ad una comprensione partecipata delle tematiche e delle simbologie, ma anche per il rispetto sincero nei confronti della poesia che l’ha condotta ad avvicinarsi gradualmente al mondo dei versi, senza fretta, senza approssimazioni ed improvvisazioni.
“La crisalide è uno stato di quiescenza, in cui l’insetto completa la metamorfosi con una serie di cambiamenti morfologici che trasformano il bruco in farfalla. Il ricorso metaforico alle crisalidi del titolo doveva indicare il mio stato iniziale di poetessa. Mi sono sentita bruco, ma doveva essere benaugurante della mia metamorfosi in farfalla”, scrive la Donzello.
In un mondo caratterizzato da frettolose prosopopee, è bello osservare la solenne e progressiva sacralità di questo passaggio compiuto con la cura e l’eleganza di un rito orientale.
Il risultato è un libro maturo e consapevole, ma, per fortuna dell’autrice e dei lettori, i versi sono pervasi anche dall’immediatezza di uno stupore sincero (torna con frequenza questo aggettivo chiave perché costante è l’impressione di genuinità non forzata e non di maniera che traspare dalle pagine).
Come sempre accade in questo spazio riservato alla segnalazioni di libri, mi limito volutamente ad accennare ad alcuni punti cardine.
È giusto ed è bello che sia il lettore a scoprire i momenti in cui la crisalide muta il suo aspetto in farfalla. E il modo in cui accade, nel mondo della scrittura, è sia forma che sostanza.
Il consiglio è quello di sempre: cercare il libro, magari anche contattando l’autrice o l’editore, e leggendolo confrontare le proprie impressioni con le coordinate fornite qui succintamente, ma anche in maniera più diffusa nella prefazione che pubblico integralmente in questo stesso post.
Da parte mia, confermando il mio consiglio di lettura, e, auspicando per tutti i “dedalonauti” un favorevole ritorno alle attività dopo la pausa vacanziera, aggiungo solo un altro breve ma luminoso dettaglio tratto anche in questo caso dalla nota dell’autrice:
“Dalla memoria affiora il ricordo che consente un viaggio dalle diverse connotazioni e fedeli al dualismo di Henri Bergson sono le liriche affidate a due diverse sezioni: “presenze e desideri”, affidate ad un linguaggio volutamente più lirico; “mancanze e assenze” dove il linguaggio si fa introspettivo della realtà”.
Nel momento in cui “de-sidera” e percepisce il senso del pieno e del vuoto il bruco è già farfalla.
IM
Crisalidi, G.Donzello
Crisalidi – Nota dell’autrice 
Il libro nasce da un atto di consapevolezza. Per molti anni ho fatto della prosa poetica il mio stile, perché consideravo la poesia così alta e destinata ad essere privilegio di pochi eletti, da considerare ancora immaturo e maldestro il mio approccio. Eppure in tutto ciò che scrivevo la poesia si rivelava. Determinante per me è stato il percepire imminente e necessario un mutamento.
La crisalide è uno stato di quiescenza, in cui l’insetto completa la metamorfosi con una serie di cambiamenti morfologici che trasformano il “bruco” in farfalla. Il ricorso metaforico alle “crisalidi” del titolo doveva indicare il mio stato “iniziale” di poetessa. Mi sono sentita “bruco”, ma doveva essere benaugurante della mia metamorfosi in “farfalla”.
Per scelta i testi sono brevi ed essenziali, risultato di un lavoro di limatura condotto soprattutto sul ritmo, le sonorità delle parole e le immagini a cui esse aprono attraverso l’uso delle metafore, lasciando al lettore libertà di lettura e di immedesimazione. Sullo sfondo della ricerca c’è sempre il rapporto tra la realtà dello spirito e la realtà della materia, come insegna Bergson.

Continua la lettura di “Crisalidi”, di Giuliana Donzello

“La creta indocile” e “Limbo minore” – letture e commenti

copertina
Ringrazio Giulia Sonnante, scrittrice e traduttrice, per la lettura attenta e per il commento, anche in questo caso assolutamente empatico e originale, sia di alcune poesie tratte da “La creta indocile” sia del romanzo “Limbo minore”.
Riporto qui di seguito le note critiche e le “variazioni sul tema” di Giulia, con un nuovo grazie. IM
lungarno-pisa
L’Aria del Lungarno e Altre Liriche: tra vita e poesia  
Non è una madeleine, inzuppata nel tè, a riportare alla memoria un ricordo e non siamo a Combray ma, a Pisa. Al centro della lirica: “L’aria del Lungarno”, di Ivano Mugnaini, in “La creta indocile” (Oèdipus, Salerno, 2018) è l’Arno, placido, forse ignaro di quella vitalità un po’ insensata che si respira tutt’intorno. Anzi, è, esso stesso, parte integrante della Poesia, la determina, e ad essa dà nome.
Uno sciame di ragazzi sgorga dalle stanze di studio come un ampio delta: è il tramonto che strizza l’occhio all’ora violetta di eliotiana memoria: “At the violet hour, when the eyes and back Turn upward from the desk, when the human engine waits Like a taxi throbbing waiting”. (Eliot, The Waste Land, 1922) Gli occhi e le schiene si levano dagli scrittoi e, come taxi, frementi, aspettano. Ed è proprio il palpitare, il pulsare della vita che “L’Aria di Lungarno” riesce efficacemente a cogliere. Così, l’autore, studente d’un tempo, s’incammina lungo la strada che costeggia il fiume; il passo, svelto, da principio, rallenta per divenire nostalgico man mano che il ricordo prende la mano. Non si lascia soffocare, l’aria del Lungarno, il traffico non la sfiora, da essa è fagocitato: “L’aria del Lungarno scorre tra tempo e memoria. / Il traffico non la soffoca, è un cappio di lamiere / che scorre e non la sfiora.”
Scorre, sornione, l’Arno, e quasi percepiamo le urla allegre dei ragazzi che finiscono in piccoli mulinelli d’acqua. Scorre l’Arno, quasi superando gli argini, i limiti stessi del verso. Sì, perché l’Aria del Lungarno è lirica che si fa racconto. L’urgenza dell’autore è quella di cogliere la realtà e poco importa se la poesia, poi, s’incarni in un verso o in una frase.
Non è soltanto il carattere narrativo ad impressionare, ma anche l’ironia che arriccia il verso, lo increspa ed è certamente anomala, se ravvisata in un cielo poetico. E così, punteremo il dito verso l’alto: “unidentified flying object!”, quando, sorridendo, leggeremo: “Si cammina, sul Lungarno, / soldati in libera uscita, studenti tra riso e terrore /in un fiume che appare anche lui fuori / corso”. Stile e forma qui stupiscono non poco: la parola poetica sgambetta, recalcitra: il verso sembra non compiere il suo senso, spezzandosi come pane tra le dita. Tuttavia, esso, tutto può ed è lo stesso autore ad affermarlo: “Lasciamo che il verso trovi / per sé e per noi la sua strada, il suo senso. / Tutto, perfino il nulla, ha corpo nella parola, / e la sua assenza di sostanza è pietà, / misericordia nella tortura che ci consuma, / il “foco che ci affina”. ( dalla lirica Con sollievo in La creta indocile)
L’autore spinge verso la vita nella sua essenza più pura: “nel sacco entrambe / le mani, in piena flagranza di reato, nell’atto doloso, / e recidivo, di essere ancora vivi, / ancora umani. (Quale amnistia) e pone una sola condizione al nostro esistere: l’umanità. Nulla, neppure la sofferenza può privarci del diritto ad una vita piena ed autentica. “Almeno allora uno sconto di pena alla pena  / dell’essere, una via di fuga, d’ingresso, d’uscita, / il lusso di un carcere aperto alla speranza” (Quale amnistia).  Ed ancora: Non c’è bellezza nel dolore, […] La sola vera morte / è il soffrire. Ed è già putrefatto, dentro, / chi lo loda, da qualunque pulpito,  /con qualsivoglia intenzione. ( da Il tempo salvato in La tempesta e La tregua e Altre Poesie, La Recherche, 2010) Corrono lungo una strada a strapiombo sul mare, questi versi, tragici, nel dolore che manifestano, ma illuminati nella loro parte più intima.
Ci chiediamo se la Poesia abbia un senso, se possa essere al cospetto della sofferenza. Come può la Poesia giocare alla pari col dolore? Dovrebbero depositare la penna, raccogliere tutti i fogli, i poeti? Con Auden diremmo: “The stars are not wanted now: put out every one; /Pack up the moon and dismantle the sun; /Pour away the ocean and sweep up the wood; /For nothing now can ever come to any good.” (Funeral Blues, 1938)
Ha polsi abbastanza forti per sollevarci, la Poesia? Ha spalle abbastanza ampie da sorreggere la sofferenza, come Anchise sulle spalle di Enea? Ne ha il diritto? In “Una danza di cose”, tratta da “La creta indocile”, una figura femminile si staglia altissima nel cielo poetico. Il corpo di Carmela è avvinto dal boia ma ella ride: “Ma Carmela Ride. / Piega occhi e bocca / come un fabbro rende docile l’acciaio, / e il lucernaio diventa guardabile, / percepibile senza vomitare […] porge fogli densi / di parole strappate al boia, ad ogni /giorno di gelo penetrato nelle fessure / e nel ferro delle chiavi. (Una danza di cose) I fogli densi di parole diventano l’appiglio, lo sperone di roccia a cui aggrapparsi, perché la parola non può restare in silenzio, essa le appartiene, è il suo sorriso, la speranza.
E la speranza è il dono in “La speranza di settembre”, lirica opaca, sospesa sul filo del tempo,  “fragile, imperfetto, / regolato da cronografi tarati male, ancora / soggetti a salti e arresti, orgogli e terrori “.  il poeta è alla ricerca di “una voce, una chiave / nelle ossa spezzate dei cani” (La speranza di settembre)”, come colui che si chiede quali siano le radici che s’afferrano, quali i rami che crescono da macerie di pietra: “what are the roots that clutch, what branches grow / Out of this stony rubbish?” (T. S. Eliot, The Waste Land, 1922)” e, infine, trova soltanto un mucchio di immagini spezzate, “a heap of broken images”. Settembre, tuttavia, accende una luce, perché ogni fine racchiude in sé un nuovo inizio: “In my beginning is my end. In my end is my beginning” (T. S. Eliot, Four Quartets, 1943)
Riempiamo il vuoto che ci annienta, dunque, attraversiamo il dolore: “Sweat is dry and feet are in the sand”, non scorre, lieve, l’Arno, qui: “If there were water / And no rock / If there were rock/ And also water”. Facciamo ritorno alla vita, a Pisa, “sulla strada circolare che costeggia / il fiume, ciò che conta è ritrovare il respiro” E poi, “verso lo sbocco, le labbra rosa della Marina, laggiù, verso / Sud. (L’aria del Lungarno). Perché non c’è una risposta univoca, ognuno cerca il proprio senso, il risvolto chiaro, il suo passo, forse incerto. “Forse solo il gabbiano forestiero possiede / la risposta. Sorvola le pietre /della piazza e si nutre di istanti. Sorride, /con garbo, vira e si getta ad occhi chiusi / nella corrente d’aria che solo lui percepisce.” ( da “La certezza del mare” in La creta indocile)
Giulia Sonnante
Limbo minore
 “Limbo minore”: la coscienza d’un servo nel vivere quotidiano
 Profumo di letteratura promana dalle pagine di “Limbo minore” (Manni Ed. Lecce, 2000), romanzo di Ivano Mugnaini, come dal bocciolo d’una rosa selvatica.
Numerose sono le citazioni letterarie che si rincorrono libere come ragazzi dalla frangia lunga e ginocchia al vento: da Leopardi a Mallarmé, passando per Allen Ginsberg fino a Conrad. Ma qui, il narratore non è il marinaio Marlow, come in “Cuore di tenebra”, ma un personaggio altrettanto minore, un servo, tuttofare, una figura priva di ruolo definito, d’una vera identità. Così, egli si confessa: Io sono il servo. Io non ho un nome.
Riflettendo ancora sulla propria condizione di subalterno, dichiara: “Io sono un rebus privo di chiave. Una freddura cifrata in cui non sempre a numero uguale corrisponde lettera uguale. O forse sono solo un ombrello di tela scura. Uno di quelli che si finisce sempre per dimenticare, con intimo sollievo, dentro il vaso di terracotta di un bar o di una casa qualsiasi, dando poi, ipocritamente, la colpa alla memoria. Non me ne dispiace però.” Si commisera, forse, sembra giocare il ruolo della vittima tra le righe di una struggente malinconia, tuttavia, non tenta di mutare la propria condizione, la accetta, rivelandone i benefici.
Interessante è anche il passaggio in cui confessa d’essere stato sempre attratto dalla Barbie di turno, dalla “bambolina biondina di plastica ed aria compressa” a discapito della bruttina, ignorata da tutti al pari “d’una scatola anonima, un pacco postale privo di interesse posato in un angolo e lasciato lì, settimana dopo settimana.” Ed in seguito, quando, “per distrazione o per noia, per compensare la momentanea assenza della pupazza patinata, o magari per pura vanità e buffoneria, sono entrato nel suo raggio d’azione con apparente interesse, lei, appena superato lo sbalordimento, si è sempre dimostrata pronta ad aprirsi, disposta a tentare, nonostante tutto, dimenticando ere geologiche di rocciosa indifferenza. Il gioco si è concluso, puntualmente, al primo riapparire sulla scena della bella e impossibile corteggiata da mezzo mondo.” E qui, noi, lettrici, non possiamo che allontanarci per un attimo dal narratore per raggiungere la bruttina poiché siamo tutte dalla sua parte! Tuttavia, il servo riconosce subito d’aver sbagliato, cosicché, torniamo, con piacere, al suo fianco.
Non si tratta di un racconto ricco d’avventure, fitti intrecci o colpi di scena, ma d’un romanzo del quotidiano; il servo getta lo sguardo sulla realtà che lo circonda, disegnandola ora con sfrenata ironia, ora con intensa malinconia, quella “saudade”, capace di unire, in un fragile equilibrio, il dolore al desiderio, il cielo alla terra, la materia allo spirito.
Come nodi d’un cingolo francescano, si susseguono scene di vita quotidiana: la messa dominicale, una giornata al mare, il viaggetto a Roma in cui una saggia guida mescola fiato ad accenti romaneschi di belliana memoria, la festa di paese o il racconto di Ottavio, il fattore, che sopravvive al campo di concentramento, strappando misere radici alla fame.
Le parole si predispongono all’ascolto spingendosi come ignari soffioni nell’aria chiara dell’Estate.” Un silenzio che sfiata dalla calce, avanza a bocca spalancata e ingurgita sé stesso (…) Non è la pioggia ma ha un battito vivo e leggero. È il tocco ripetuto di una mano sul legno della porta di camera mia.” Risuonano, qui, echi poetici che troveranno vibrante pienezza nella poesia: “Grado zero”, in “La creta indocile”, dello stesso autore, (Oèdipus, Salerno, 2018) “Ma più colpevole e più tenace è / l’udito, fisso sul legno della porta, / inchiodato, crocifisso, appeso /ad un battito, un tocco ansioso, / incerto, furtivo: forse il tonfo, / l’incedere cieco del destino; / forse il calore, sincero di una mano.”
 Particolarmente toccanti, le pagine dedicate alla malattia del conte, accompagnato sino alla fine dal suo fedele servo; qui, mentre la morte ha già disteso una densa ombra sul corpo del malato, giunge una donna, l’unica che il conte abbia mai amato. Al suo capezzale si uniscono, in un disperato abbraccio, amore e morte a rappresentare uno straordinario topos letterario, perché l’amore è l’unico che valga ricordare, l’unico che risarcisca della morte. “Smette di parlare il conte, e abbandona le spalle alla soffice morsa del lenzuolo. Appare provato, ma gli occhi sono spalancati e lucenti. Fissi su di me. Cerca di captare in ogni gesto, in ogni minima contrazione muscolare, una reazione ed un verdetto.”
 Un romanzo che è una lunga confessione, sincero scandaglio dei sentimenti più celati, un racconto che sa di intimità e famiglia. E, di certo, qualcosa rimanda a Zeno per lo svelamento autentico della coscienza e per l’incedere brioso della scrittura.
Sereno, il narratore si congeda così: “All’esterno il panorama non è mutato. Il calderone della piazza è ancora pieno di aria bollente che trema, inorridita da impenetrabili trasparenze. Cammino a testa bassa nascondendo alle strie bianche del cielo un illogico sorriso. È giusto accontentarsi di uno sguardo condiviso, forse, per un breve istante? È logico sentirsi quasi felice per una parola affidata ad una carezza al pelo di un cane? È normale sentirsi bene con il dolore di un attimo che è già ricordo, e rimpianto, ombra trapassata ancora prima di prendere vita? ”In fondo, è la stessa luce che rischiara le pagine finali di Svevo:posso mettere un impiastro qui o là, ma il resto ha da moversi e battersi e mai indugiarsi nell’immobilità come gl’incancreniti. Dolore e amore, poi, la vita insomma, non può essere considerata quale una malattia perché duole.”.
 Giulia Sonnante

Distanze obliterate

Distanze obliterate è un bel titolo. Proprio in virtù della sua natura quasi ossimorica: se viene obliterata la distanza non è più tale, muta nome e sostanza, diventa dialogo, avvicinamento, fertile commistione. Perché tutto ciò che è ibrido, polimorfo, è fertile per natura e per definizione.
Non è solo un titolo e non è solo un libro. Distanze obliterate è anche un progetto, anzi una realtà. È portata avanti da Alma Poesia con il sostegno di puntoacapo Editrice. È frutto delle idee di un gruppo di giovani competenti e appassionati ed è un interessante viaggio nel tempo e nello spazio, tra varie generazioni di autori e tra le diverse regioni italiane, percorse sulle onde di Internet, ma anche sui binari delle Ferrovie dello Stato, soprattutto da Alessandra Corbetta che sta accompagnando la sua creatura cartacea per paesi e città, con grande affetto e grande cura.
Il progetto di Distanze obliterate è illustrato qui di seguito nei dettagli, tramite la pagina che ho ricavato dal sito di puntoacapo Editrice.
Copio anche dalla pagina Facebook di Alessandra Corbetta alcune foto della presentazione del libro che si è tenuta a Pisa sabato scorso. Pubblico inoltre la locandina della presentazione che avrà luogo domenica prossima, 17 ottobre, a Livorno; e un riferimento al programma “Poème électronique” previsto a Genova il 16 ottobre.
Buona partecipazione agli eventi, a chi potrà e vorrà, e buona lettura di Distanze obliterate.
IM
In che modo la velocità della Rete, gli effetti del mediashock e tutte le affascinanti promesse del web – come accorciare le distanze o ridurre i tempi di comunicazione – hanno cambiato il modo di fare poesia e hanno influito sul senso di identità e di relazione di ciascuno? I testi raccolti in questo volume, scritti da poeti nati tra il 1940 e il 1999, provano a tracciare alcune possibili traiettorie di senso per rispondere a questa domanda e fare nascere altre quesiti capaci di alimentare consapevolmente il dibattito intorno a poesia e Rete. Il volume si articola in due sezioni: la prima è dedicata agli omaggi di poeti affermati che hanno concesso alcuni contributi inediti sul tema; la seconda ospita invece gli inediti di poeti che hanno risposto alla call per la composizione del volume e che sono stati ritenuti meritevoli di farne parte dal comitato editoriale di Alma Poesia, che si è occupato anche della stesura di commenti critici che intervallano i testi delle autrici e degli autori proposti. Distanze obliterate. Generazioni di poesie sulla Rete, in un viaggio tra le generazioni, prova a riassumere in sé le diverse accezioni del rapporto poesia-Rete e a restituirle nella forma organica di questo volume, con l’auspicio che possa essere da stimolo e da supporto a studi successivi del fenomeno.

La curatela:
Alma Poesia è un blog di poesia, nato il 4 aprile 2020, fondato e diretto da Alessandra Corbetta; si configura come un progetto editoriale articolato, che si avvale di una redazione composta da persone con percorsi di studio e ruoli professionali differenti, e dell’integrazione con gli strumenti comunicativi offerti dalla Rete. A oggi Alma Poesia, oltre che di Corbetta, si compone della Crew costituita da Valentina Demuro, Francesco Destro, Luca Gamberini, Emanuele Andrea Spano e dei Contributors Alessia Bronico, Giuseppe Cavaleri, Sara Serenelli, Martina Toppi e Sara Vergari. (www.almapoesia.it)

Il caffè letterario Volta Pagina di Pisa, ieri sera ha sentito le voci delle distanze obliterate: voci di generazioni diverse, ognuna con la propria idea di cosa rappresenti la Rete e cosa la Poesia, ognuna pronta a mettersi in ascolto di quella degli altri per crescere, confrontarsi, ampliarsi.
Grazie, quindi, agli autori che hanno reso possibile tutto questo: Fernando LenaJonathan RizzoMarco Bini e Massimo Del Prete.
A Jonathan un ulteriore ringraziamento per avere organizzato questa bellissima serata con sincero altruismo e al Caffè Volta Pagina per l’attenta ospitalità❗️❤

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 5 persone, tra cui Alessandra Corbetta e Jonathan Rizzo e spazio al chiuso

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 4 persone, tra cui Jonathan Rizzo, persone sedute e spazio al chiuso

Potrebbe essere un'immagine raffigurante una o più persone e il seguente testo "Reading e presentazione del volume, DISTANZE OBLITERATE (PUNTOACAPO EDITRICE 2021) a cura di Alma Poesia DOMENICA 17/10, ORE 21.00, C/O CAFFE LETTERARIO LE CICALE OPEROSE, C.SO AMEDEO 101- LIVORNO- Interverranno Alessandra Corbetta, Sara Vergari, Francesca Del Moro,Jonathan Rizzo."

“Distanze obliterate” (Puntoacapo Editrice 2021) continua il suo viaggio:
 sabato 16 ottobre, ore 20.30, sarà a Genova, all’interno del programma di “Poème électronique”: ne parleranno l’editrice Cristina Daglio insieme a Emanuele Andrea Spano e Roberto Chiapparoli, con un focus sulle nuove tecnologie e la necessità di studiarle in relazione alle forme comunicative, comprese quelle della poesia;
 domenica 17 ottobre, ore 21.00, arriva invece a Livorno, presso il Caffè Letterario Le Cicale Operose: con me e Sara Vergari ci saranno gli autori Francesca Del Moro e Jonathan Rizzo.
Ringraziamo Ksenja Laginja, Federico Tortora e Maristella Diotaiuti per l’attenzione e l’accoglienza al nostro progetto.
E vi aspettiamo❗❤

corsi di Scrittura Creativa Emozionale

Segnalo volentieri questa iniziativa di Elisir Letterario, con cui collaboro, riportando qui sotto la nota introduttiva di Manuela Minelli pubblicata su Facebook.  IM

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Ripartono i nostri corsi di Scrittura Creativa Emozionale di Elisir Letterario, in presenza e online, di I e II livello. Di oggi la notizia che i racconti di ben quattro delle nostre allieve degli ultimi corsi, terminati a inizio estate, si sono classificate ai primi posti del Premio letterario Una ghirlanda di Libri di Qulture. Noi insegnanti ne siamo fiere e orgogliose
In ognuno dei corsi sono previste lezioni tematiche (romanzo storico, romance, favola, poesia, thriller, ecc) tenute da scrittori ospiti e sessioni di coaching letterario extra. I corsi sono a numero chiuso con classi di 15 persone massimo.
Alla termine di ogni corso tutti i migliori racconti, dopo un accurato editing, verranno pubblicati da una vera casa editrice (no EAP). A fine novembre è prevista l’ uscita del libro dei nostri corsisti.
Per info su programmi, costi (irrisori e alla portata di tutte le tasche) o altro, rivolgersi ai numeri nelle locandine, oppure scrivere a elisirletterario@gmail.com
corso scrittura emozionale 1
corso scrittura emozionale 2
scrittura emozionale 3