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A TU PER TU – Laura Words

L’intento di questa rubrica dedicata alle interviste è stato ed è quello di fornire qualche tessera del vasto e multiforme mosaico del mondo della scrittura. Abbiamo finora incontrato autori di diversa provenienza, età, approccio. Oggi, grazie a Laura Words ci addentriamo, con sguardo curioso, nel mondo del romance contemporaneo. Di riflesso, percorriamo un tratto del mondo della rete e della scrittura in rete, incrociando lungo il cammino il fantasy (dark e non), You Tube e la promozione ad esso correlata, le serie di culto, gli spin-off e mille altri esseri che ai meno giovani e meno esperti potranno apparire strane creature aliene o comunque oggetti ignoti, ma, per moltissimi, per le nuove generazioni e non solo, sono punti di riferimento e appassionanti fonti di ispirazione, per la sfera della scrittura e dei sogni, ma anche della realtà tout court.     
Partendo da questo “humus”, Laura ha scritto un romanzo a cui è legatissima, Direzione la vita, ambientato a New York, che parla di una vicenda di rinascita dopo un grave evento. Non anticipo niente della trama, analizzata più in dettaglio dall’autrice nelle risposte. Osservo solo che, al di là dei modelli, dei tempi e degli stili, la letteratura resta sempre un microcosmo che in fondo parla di quell’universo imperfetto ma tenace che è l’uomo. IM         
L’obiettivo della rubrica A TU PER TU, rinnovata in un quest’epoca di contagi e di necessari riadattamenti di modi, tempi e relazioni, è, appunto, quella di costruire una rete, un insieme di nodi su cui fare leva, per attraversare la sensazione di vuoto impalpabile ritrovando punti di appoggio, sostegno, dialogo e scambio. Rivolgerò ad alcune autrici ed alcuni autori, del mondo letterario e non solo, italiani e di altre nazioni, un numero limitato di domande, il più possibile dirette ed essenziali, in tutte le accezioni del termine. 
Le domande permetteranno a ciascuna e a ciascuno di presentare se stessi e i cardini, gli snodi del proprio modo di essere e di fare arte: il proprio lavoro e ciò che lo nutre e lo ispira.  
Saranno volta per volta le stesse domande.  Le risposte di artisti con background differenti e diversi stili e approcci, consentiranno, tramite analogie e contrasti, di avere un quadro il più possibile ampio e vario individuando i punti di appoggio di quella rete di voci, di volti e di espressioni a cui si è fatto cenno e a cui è ispirata questa rubrica.  IM 

 

5 domande  

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Laura Words

 

1 ) Il mio benvenuto, innanzitutto. 

Puoi fornire un tuo breve “autoritratto” in forma di parole ai lettori di Dedalus? 

Sono sempre stata un amante dell’arte e dei viaggi: aggiungo sempre una componente artistica alla mia persona; possono essere ciocche colorate, un particolare tipo di trucco/abito oppure tatuaggi di farfalle e scritte che parlano al posto mio. Da piccola emergevo sempre per le mie stranezze ma con il passare del tempo le ho rese un mio punto di forza: non bisogna mai vergognarsi di come siamo perché ognuno di noi è unico e irripetibile. 

 

2 ) Ci puoi parlare del tuo ultimo libro (o di un tuo lavoro recente che ti sta a cuore), indicando cosa lo ha ispirato, gli intenti, le motivazioni, le aspettative, le sensazioni? Particolarmente gradita sarebbe, inoltre, una tua breve nota personale sul libro (o sull’iniziativa artistica).  

Direzione la vita è il mio libro d’esordio, oltre ad essere il primo volume di una trilogia con annesso uno spin –off. Lo pseudonimo che ho scelto per pubblicarlo è L. L: Words perché ha un tocco internazionale, oltre che richiamare il mio nome (Laura Love Words) In progetto c’è la sua traduzione prima in inglese, poi in spagnolo ed infine in tedesco; è un romance contemporaneo, con sede a New York, con sfumature medical e paranormali che tratta di tematiche delicate e sociali tra cui il recupero post incidente sia fisico che emotivo di A.C. King.  

Alexander C. King è un ragazzo di 27 anni che ha sempre vissuto la sua vita in bianco e nero, alla costante ricerca dell’attenzione dei genitori che gli è stata sempre negata. Figlio di una famosa attrice del cinema e di un archeologo di fama internazionale ha sempre vissuto nel lusso ma anche nell’indifferenza. L’incidente che lo vedrà protagonista stravolgerà tutta la sua esistenza ma, oltre a fargli passare le pene dell’Inferno, gli farà capire che forse c’è davvero una possibilità anche per lui. Possibilità che porta il nome di Tyler Jones, un fisioterapista specializzato nella risoluzione di casi impossibili che si scontrerà contro il muro di rabbia e disperazione dietro il quale A.C. si nasconde. Il dottor Tyler Jones che per A.C. è l’ultima spiaggia.
Con un dono che per lui è una maledizione, Ty è un fisioterapista diverso dagli altri, anticonformista ed imprevedibile: il migliore nel suo campo. Ma basteranno la passione per il suo lavoro, l’amore per la musica anni ’80 e la costante presenza di Stone, il bastardino che ha adottato, per strappare A.C. dall’inferno in cui è precipitato?

Quando ho iniziato a scrivere la prima bozza del mio libro non stavo passando un bel periodo: facevo un lavoro che non mi corrispondeva (per ragioni che credevo giuste ma che non lo erano) e scrivere era la mia unica valvola di sfogo. Come molte altre autrici sono nata su Wattpad ma solo quando ho visto che la mia storia aveva raggiunto incredibilmente 50,000 K di letture mi sono decisa a toglierla dal portale per affidarla alle mani competenti di Claudia Bellana, la mia editor. Il messaggio che ho voluto mettere in ogni riga è questo: non importa quanto la tua situazione sia buia o disperata perché se guardi bene, proprio in fondo al tunnel della tua disperazione, vedrai una luce: seguila perché ha le vesti della Speranza, che Marika Palomba ha perfettamente reso creando la mia bellissima copertina. 

Volevo che il mio romance fosse qualcosa di diverso dalle solite storie leggere che trovavo on-line; che i miei personaggi avessero carattere e spessore in modo da sembrare reali. Per questo ho intervistato una fisioterapista che si chiama Catia Colomeo per capire le varie fasi della riabilitazione di un paziente paralizzato; per avere ulteriori informazioni ho chiesto approfondimenti anche al mio medico che a sua volta ha chiesto ad altri… Come vedete è una catena d’informazione molto simile al giornalismo: chiedere è sempre la chiave del sapere perché per scrivere cose veritiere serve indagare e non lasciare nulla al caso; con questo non voglio dire di essere perfetta ma appassionata di quello che racconto sì. I miei personaggi mi parlano in mente 24h su 24h e non capisco chi dice di avere il blocco dello scrittore: basta delineare uno scheletro del libro – punto per punto – seguire i suggerimenti che ci danno i nostri protagonisti e lasciarsi sorprendere. Più volte sono rimasta a bocca aperta per quello che mi hanno fatto scrivere; è difficile da spiegare ma chi ci è passato sa di cosa parlo. Per quanto riguarda le aspettative, beh, ci sono e sono anche alte ma credo che non possa, né debba esserci nulla di meno se si crede nel proprio progetto. Per me scrivere è un vero e proprio secondo lavoro, con tanto di scadenze; chi mi conosce sa che a volte mi alzo alle sette per buttare giù una scena e anche che faccio continuamente ricerche sui vari “set” dove ambiento le mie scene. Le cose o si fanno con passione o è meglio lasciar stare. 

Il 18/12/20 sarà il compleanno di “Direzione la vita” e gli dedicherò tutta la giornata organizzando un party on line su Instagram; se volete seguirlo segnatevi questa data perché ci saranno tantissime sorprese on line, il mio profilo Instagram è lauracaroni77.  

Questi 365 giorni sono stati incredibili e inspiegabili; essendo un’autrice Self non ho una CE alle spalle ma ho svolto con folle piacere tutto il lavoro di promozione che mi ero imposta di fare e i risultati ci sono stati; eccome. Sono entrata a far parte del “Collettivo Scrittori Uniti”, una bellissima realtà capitanata da Claudio Secci che ha l’unico scopo di sostenere gli scrittori facendoli partecipare a diverse fiere ed iniziative, e questo mi ha cambiato la prospettiva perché sono entrata in contatto con veri professionisti. Grazie a loro avevo potuto scrivere Direzione la vita al “Salone Internazionale del Libro” di Torino e anche al “Pisa Book Festival”; entrambe saltate per l’emergenza sanitaria in corso. Ma, nonostante tutto, questo meraviglioso gruppo non ha mai mollato stravolgendo le fiere tradizionali per crearne altre totalmente on-line che hanno avuto un clamoroso riscontro. Il collettivo oltre che da Claudio è composto anche da Jessica Maccario, Manuela Chiarottino, Massimo Procopio e Manuela Siciliani a cui andrà sempre il mio grazie.  

Cita, eventualmente, qualche brano di critica che ha colto l’essenza del tuo libro e del tuo lavoro più in generale. 

Qui sotto metto in copia una recensione di Serena che mi ha toccato e che potete leggere su Amazon:  

Ci sono storie capaci di emozioni, altre di riflessioni, altre ancora di risate o timore. In questo libro dalla narrazione profonda in prima persona al passato, con doppio punto di vista maschile non alternato, è possibile incontrare un mix di sensazioni che trascinano il lettore sin dalle prime pagine, in un percorso fatto di paure, speranze e piccoli flashback ben presentati nei capitoli di media lunghezza. Il tempo diventa attento spettatore di un ragazzo che controvoglia osserva la vita scorrere davanti ai suoi occhi, convinto, si, di non poter più camminare ma anche di non aver mai avuto niente per cui valeva la pena lottare. Già essere e/o sentirsi soli ti porta a fare di tutto, provare di tutto pur di vivere anche per un solo istante quell’amore, quell’affetto che sembra riservato a persone ricche non di soldi ma di altro. Persone che sorridono grazie al benessere altrui, che vivono di piccoli attimi spensierati con i propri cari. Persone come quel dottore diventato la “spina nel fianco” per A.C. Ty è un combattente perché sa cosa vuol dire affrontare la vita e scegliere di camminare con il sorriso sulle labbra. Sa cosa vuol dire affrontare i propri demoni, conviverci e cercare di essere un sostegno per gli altri. Per questo e per piccoli dettagli che non posso svelarvi, accetta il caso di A. C. sopportando le sfuriate, pianti e mille prove da superare. Prova, attende e poco per volta si innamora di quegli occhi pieni di dolore ma anche tanta paura. Occhi negli occhi contro il passato doloroso, contro le allucinazioni uditive in grado di distruggere sicurezze che solo la vicinanza e l’amore di medici in gamba riescono a costruire, fortificare e fissare nel cuore dei nostri meravigliosi protagonisti descritti in modo delicato, attento, mai forzato e soprattutto vero!!! Vi sono importanti accenni al paranormale presentati in modo elegante, mai reso pesante o finto e ben fusi con aspetti deliranti. Ecco uno degli argomenti base di questo romanzo: un trauma importante, se poggiato sopra una situazione già di suo compromessa, può mutare in varie forme di delirio purtroppo in grado di compromettere la quiete di una persona fino a spingerla ad atti spiacevoli.
Grazie a questo primo romanzo della trilogia ho affrontato il dolore, l’amore, l’amicizia e la forza di non arrendersi. Ho amato l’interazione tra personaggi secondari e principali, le storie d’amore solo accennate con una delicatezza indescrivibile e l’emozione… Viva in ogni singola parola. 

Penso che non ci sia altro da aggiungere.

3 ) Fai parte degli autori cosiddetti “puristi”, coloro che scrivono solo poesia o solo prosa, o ti dedichi a entrambe? In caso affermativo, come interagiscono in te queste due differenti forme espressive? 

Non scrivo poesie ma solo romance. 

4 ) Quale rapporto hai con gli altri autori? Prediligi un percorso “individuale” oppure gli scambi ti sono utili anche come stimolo per la tua attività artistica personale? Hai dei punti di riferimento, sia tra i gli autori classici che tra quelli contemporanei? 

Fin dall’inizio ho ricevuto tantissimo appoggio e voglio ringraziare tutte le Book Blogger e colleghe scrittrici che hanno dedicato un post, una segnalazione o un’intervista a “Direzione la vita”: sono sempre stata convinta che l’unione possa fare la forza e oggi posso affermarlo con assoluta certezza. Grazie al sostegno delle colleghe ho conosciuto Giulia Segreti – una persona splendida nonché doppiatrice professionista – che insieme al suo fidanzato Barone Mark Khell hanno dato voce a diversi testi del mio libro che potete trovare su Youtube. Adoro collaborare e do la mia totale disponibilità a chi vuole propormi progetti di scrittura collettivi: se le tematiche trattate corrispondono alle mie linee guida sarà un piacere partecipare. Inoltre voglio spezzare una lancia in favore dei social: smettiamola con la voglia di primeggiare sugli altri! Se usati bene sono davvero un portale potentissimo; sosteniamoci a vicenda e uniamo i nostri sogni per crearne altri più grandi e luminosi! Come autori di riferimento posso citarne alcuni che mi seguono da anni nelle mie giornate: Gena Showalter che mi ha fatto conoscere il genere Dark Fantasy attraverso la serie “Demons”, T.J. Klune che adoro grazie a Bear Otter e Kid, Laura Gallego García che con “Due Candele per il Diavolo” (un plauso le è dovuto per la creazione di Cat e Angel) mi ha lasciato letteralmente a bocca aperta e Charlie Cochet che con la sua serie Thirds mi ha fatto follemente innamorare di Dex. Se non sapete di chi sto parlando fate una veloce ricerca su Google; non ve ne pentirete. 

5 ) L’epidemia di Covid19 ha modificato abitudini, comportamenti e interazioni a livello globale. Quali effetti ha avuto sul tuo modo di vivere, di pensare e di creare? Ha limitato la tua produzione artistica o ha generato nuove forme espressive? 

Durante questo periodo così strano ho scritto e scrivo tantissimo; sono così piena di gratitudine per i miei personaggi! Mi hanno letteralmente salvato la vita e forse nemmeno lo sanno; ma è questo che fanno di solito i libri: ti salvano senza che tu glielo chieda. Ecco perché scrivo.  

 

 

Mi chiamo Laura e ho sempre amato scrivere ma, più precisamente, tutto ciò che riguarda l'arte: musica, scrittura, pittura, canto...  Ogni cosa che può far sognare. Il mio debutto nel mondo dei libri inizia con “Direzione la vita” che ho pubblicato in self il 18/12/19 su Amazon - sotto lo pseudonimo di L.L. Words - dove si può trovare in offerta fino a Gennaio sia in formato e-book che cartaceoLe emozioni che mi hanno accompagnato in questo anno di auto promozione sono state bellissime e difficili da descrivere: la prima persona a cui mi sento di dire grazie è Claudia Bellana, una famosa sceneggiatrice televisiva, che ha creduto fin dall'inizio in Tyler, Alexander e Stone; è stata la prima ad ascoltare la storia che da troppo tempo abitava solo nel mio cuore; un racconto nato su Wattpad che ha visto la luce solo grazie alle 50 K di letture che ha avuto e che mi hanno spinto a fare il salto e ad affidarle la cura del testo. Non avrei potuto fare una scelta miglioreNei ringraziamenti segue subito Marika Palomba, la ragazza che ha creato la cover di "Direzione la vita": faccio parte di quella schiera di lettori che vengono colpiti dalla copertina quindi, insieme a Marika, ho cercato qualcosa che potesse essere d'effetto e incuriosire il possibile lettore. L'immagine scelta ritrae New York, dove è ambientata la storia, durante una notte tempestosa che richiama esattamente le dinamiche l'incidente che vedrà coinvolto A.C. King, il protagonista principaleL'ennesimo grazie va a Alessia Minardi, amica insostituibile nonché beta reader, che mi ha aiutato con l'impaginazione del cartaceo: solo grazie a lei potete tenerlo tra le mani oggi. Sono originaria di Viareggio, in Toscana, ma ho viaggiato ovunque per molti anni, unendo la passione dei viaggi alla pittura che, per molti anni, mi ha portato a creare a livello professionaleLa scrittura, però, è sempre stata il mio punto di partenza e inizio di ogni cosa; per molti anni sono stata una lettrice compulsiva del genere romance-dark-fantasy e i miei scrittori preferiti sono Charlie Cochet e T.J. Klune. Adesso che scrivo, paradossalmente, leggo molto meno per piacere; le mie letture infatti sono più ricerche per dare corpo ai miei personaggi e alla mia storia: ad esempio, per il personaggio di Alexander, ho letto testi medici e intervistato fisioterapisti, tra cui Catia Colomeo, che mi aiutato per descrivere al meglio la riabilitazione di A.C. Il tutto senza nessuna presunzione, ma solo con la voglia di far uscire i miei personaggi dalle pagine e farli entrare nel cuore di chi legge. Il mio sogno è quello di scrivere abitando nella location dei miei racconti - così da poter rubare profumi, suoni e odori del luogo - e anche quello di tradurre "Direzione la vita" in ogni lingua possibile. Perché, come dice Walt Disney, "Se puoi sognarlo puoi farlo."  

 

 

 

 

 

Luoghi d’autore. A spasso con Calvino

L’intento della rubrica Luoghi d’autore è descritto qui sotto: provare a vedere alcuni luoghi, borghi o città, reali o immaginari, con gli occhi di scrittori fondamentali del secolo scorso e non solo.
Le tappe fondamentali di questa “esplorazione” a metà strada tra documento e immaginazione, verranno ospitate dalla rivista L’Ottavo, a cura di Geraldine Meyer, che ringrazio per l’ospitalità.
Pubblico qui la prima “passeggiata” letteraria, quella con Italo Calvino. E vi invito a leggere l’articolo completo, assieme ad altri scritti in prosa e poesia, a questo link: 
https://www.lottavo.it/2020/03/luoghi-dautore-oggi-a-spasso-con-calvino/?fbclid=IwAR21c5ka0Q4ORwJsA_FcHn-kIgGEN6vJkkSuPwx3afBEa_WBXszePAXe-E0 
IM

 

Luoghi d’Autore  contiene esplorazioni, esercizi di lettura e rilettura, brevi ma appassionate escursioni “informali” in abiti lievi e colori accesi su fondamentali sentieri panoramici. Indaga sul  rapporto tra alcuni scrittori e poeti del Novecento e i loro luoghi di residenza ed elezione, le città e i borghi in cui hanno vissuto e lottato per il diritto di esistere e resistere, per la necessità, il fardello e il privilegio dell’espressione.

Rubrica a cura di Ivano Mugnaini

A spasso con Calvino: nei luoghi, oltre i luoghi fino dentro la realtà

Se una notte d’autunno un lettore….
Se una notte d’autunno un lettore si trovasse a pensare a Calvino, alla sua fama, alla sua controversa ma innegabile attualità, alle polemiche a tratti aspre e in altri casi leziose che ne fanno comunque oggetto di dibattito come se avesse pubblicato oggi stesso un nuovo libro… ebbene, il suddetto lettore si troverebbe, alla fine, a riflettere su delle nuove o vecchie cosmicomiche.

Italo Calvino (Foto da illibraio.it)

Calvino è stato un “pianista” della parola. Ha saputo adattarsi con elasticità alle esigenze, ai temi, alle corde e agli accordi del suo essere e a quelli del mondo. Ecco, probabilmente è questa una delle possibili parole chiave: mondo. In primis per l’internazionalità autentica, genetica, che gli era propria. Non solo per la nascita nella caraibica Cuba, ma soprattutto per la capacità di esplorare continenti, lingue e mentalità diverse e farle proprie. Estremamente ligure in questo, con un piede sulla terraferma e uno proteso verso il mare, calmo o in tempesta, limpido o denso e scuro. Ma Calvino è stato e ha scritto del mondo perché ha rifiutato di collocarsi nella proverbiale torre d’avorio. Ha percorso e abitato città reali, estremamente visibili, con quello sguardo attento e astuto da marinaio, tra sorriso ironico e amaro.
Di New York, Parigi, Roma e di mille altre luoghi visti e vissuti, ha colto il mito senza abdicare alla realtà, proponendo e rielaborando, mattone su mattone, una forma di verità che facesse pensare senza lacerare, conservando la capacità di spaziare tra presente e passato, tra la dimensione concreta e una giocosa, profondamente umana, filosoficamente infantile.
Di questi ossimori e questi paradossi si nutre la sua scrittura e l’attrazione che esercita. Talmente ampia da includere anche la sua controparte, le prese di posizione di alcuni detrattori che comunque fanno riferimento ai suoi testi, li analizzano e li dissezionano, dimostrando immancabilmente una conoscenza approfondita dei tessuti e delle arterie di quel corpo così multiforme. Calvino ha il dono e il castigo di generare giudizi divergenti. La mia esperienza personale non ha alcun rilievo sul piano statistico, chiaramente, ma può servire, almeno qui e ora, a confermare che i giudizi sullo scrittore molto di rado sono serenamente anodini. Un mio amico molto colto e preparato, formidabile bevitore poco santo e parecchio logorroico, non molte sere or sono mi ha bloccato al tavolo di una cena per oltre un paio d’ore per dirmi, tra le altre cose, che a suo avviso tutta la produzione di Calvino non vale niente (anche se lo ha detto in termini più coloriti, abbondanti di lettere zeta) e che si salva solamente “Se una notte d’inverno”, proprio in quanto testo atipico, quasi un non-romanzo, una specie di ibrido alla Frankenstein, oppure un divertissement, insomma una “roba strana”, fuori schema. Pochi giorni dopo, in virtù della logica dell’alternanza, una mia amica scrittrice e giornalista mi ribadiva con foga, al contrario, il suo amore, non per me ma per il suddetto Calvino. Più che di amore si trattava e si tratta di vera e propria fede, laica, d’accordo, ma del tutto assoluta, quasi integralista. La giornalista dalle grandi doti comunicative aveva creato addirittura un club, un Circolo Pickwick di giovani scrittori di belle speranze, i quali, ispirandosi allo stile e ai temi cari a Calvino, avevano scritto un’antologia di racconti dal titolo “La consistenza”, con un’eco lunga e appassionata che riportava alle Lezioni americane da lei idolatrate e recitate brano dopo brano come versetti biblici o coranici.
Tutto questo per ribadire che il viaggio di Calvino prosegue, con costanza, sempre di buona lena, e che la sua forza con ogni probabilità è in quella capacità di generare consistenza nell’inconsistenza e varietà nell’uniformità: giudizi contrapposti ma attenzione identica.
Una campionario ampio di pareri, soprattutto negativi, è stato raccolto e riportato in un recente articolo apparso sul Messaggero da Paolo Di Paolo.  L’articolo è ampio e dettagliato. Uno dei punti cardini è quello in cui Di Paolo sottolinea che agli scrittori vengono perdonati eccessi, follie e stranezze ma raramente o quasi mai viene perdonato il successo. Questa è una colpa che non viene redenta, se non in casi rarissimi di scrittori morti giovani, possibilmente santi o martiri di qualche idea, meglio ancora se suicidi.
Calvino invece il successo lo inseguì, lo rincorse e lo raggiunse. Gradualmente, iniziando con un passo cadenzato, poi adattando il ritmo al percorso e ai tempi. Una delle svolte fondamentali fu quella di accettare il consiglio dell’entourage della Einaudi: quello di passare dal realismo alla letteratura fantastica. Molti altri scrittori si sarebbero sdegnati, avrebbero eretto bunker e barricate a difesa della propria impostazione. Calvino accettò il consiglio e lo tramutò nella propria forza. Sembrava che attendesse da sempre questo snodo, o meglio lo accettò come parte di sé e continuò a raccontare ciò che sentiva suo tramite invenzioni di macchine narrative fatte di castelli, visconti, numeri e formule create ex novo, luoghi inesistenti e in realtà radicati in ciascuno, nel profondo. Un’abilità camaleontica di parlare di sé diventando uno dei suoi numerosi personaggi, oggetti e luoghi, tra Marcovaldo e Palomar.
Calvino nasce a Cuba, ma vi rimane solo fino all’età di due anni. Il tempo necessario per assorbire di quella zona del mondo e di quella dimensione della mente un senso di precarietà tenace, un’allegria malinconica e una sete di avventura, fatta di incontri, di gesti, ma soprattutto di parole, racconti veri e inventati, esagerati ed esatti, come accade sempre in quella parte di continente in cui la realtà ha la voglia e la forza di farsi magia.
Il padre, agronomo sanremese, docente di matematica e scienze, conduce Calvino in Italia all’età di due anni. Il giovane si trova così a metà strada tra il mare e terra, intesa anche come suolo, studiato e misurato con criterio scientifico, e dall’altra parte il mare, l’attrazione dell’altrove. Successivamente Calvino rivisitò varie volte Cuba in compagnia della moglie, la traduttrice argentina Ester Judith Singer, sposata nel 1964. In quell’occasione conobbe Ernesto “Che” Guevara a cui, dopo la sua morte in Bolivia, dedicò alcune pagine.
A fianco a Cuba, di fronte, in un dialogo anch’esso complesso e fertile, l’America.
Ai primi di novembre del 1959 il trentaseienne Italo Calvino parte per l’America. Definisce New York, «la più spettacolare visione che sia data di vedere su questa terra». Qui, più che mai, il viaggio non solo parla della persona ma è la persona. Nel corso dei due mesi trascorsi a New York, Calvino realizza il desiderio profondo dei suoi personaggi, quindi suo: osservare il mondo senza essere visto, presente ed estraneo, invisibile e tuttavia concreto, tangibile, non meramente onirico.
Osserva l’America come suo padre avrebbe osservato e misurato un terreno complesso e irregolare, pieno di contrasti, arido e fertile, ricco di meraviglie e di desolazioni. Dalle sue “osservazioni” scaturiranno i saggi raccolti nel libro Un ottimista in America, edito da Einaudi. Nella primavera del 1961 il libro è pronto, ma Calvino lo ferma in seconde bozze. Si rende conto che il libro è troppo avanti e soprattutto troppo distante dai luoghi comuni acquisiti in Italia tramite le pellicole hollywoodiane: “Forse – dice – dovremmo insegnare agli americani che cos’è l’America”.
Calvino si sente americano, perfettamente a suo agio in una terra di contrasti, in evoluzione costante.  È un uomo felice laggiù. Le lettere agli amici italiani sprizzano allegria. A Elsa Morante scrive: «New York mi ha assorbito come una pianta carnivora assorbe una mosca”. La fantasia nutre se stessa e divorandosi si rigenera, nuova, vitalissima. Quelle americane, ampie, dure, ma irrefrenabili nel brulicare di vita, sono il modello delle città invisibili, ognuna portatrice di un’idea, di un modello, di una potenzialità.
La Francia, inoltre, altro capitolo. A Parigi Calvino visse dal 1967 al 1980. È la città della sua maturità, il luogo dove prende atto e visione della presenza fisica, rilevabile tramite i cinque sensi, della leggerezza, altra parola chiave, e, più che mai, magica. Parigi è un racconto eternamente rivolto all’indietro, alla grandezza della storia e del passato ma con un piede etereo sospeso nell’aria, simile a quello di una ballerina della Folies Bergères, verso il futuro. La razionalità si inebria di effluvi di champagne e ne nasce l’umorismo, sensuale, in ogni possibile accezione.
In questa mappa ideale è utile fare sosta, con una passo indietro, anche a Torino, tappa significativa della sua giovinezza. Il capoluogo piementose rivela, nella sua geometrica precisione di strade e gesti, uno dei contrasti alla base anche della scrittura e del pensiero calviniano: la città ha un vigore e una linearità che “invitano alla logica, e attraverso la logica” aprono “la via alla follia”. Non è un caso, detto tra parentesi, che Torino sia la capitale italiana del mistero e dell’occulto.
Roma, invece, apparentemente più posata e domestica, in realtà in qualche modo provoca in Calvino un’ammirazione prudente. Soprattutto a causa di alcuni scrittori dell’ambiente letterario della capitale che a suo avviso vi soggiornavano solo nella speranza di assorbire una grandezza che era loro estranea.
A Roma lo scrittore trascorse gli ultimi cinque anni della sua vita, alloggiando in piazza Campo Marzio. Rileggendo alcune pagine di Palomar dedicate a Roma vi si intuiscono presagi di morte che paiono quasi assediare il protagonista in fuga dalla folla. Ne «L’ invasione degli storni», c’è un espediente narrativo e psicologico di geniale efficacia: la città eterna vista «con occhi da uccello». I secoli trascorsi e l’istante che fugge.
Calvino-Palomar evita di confrontarsi con la città reale. Guarda in alto, fuori dalle prospettive consuete e si chiede se “questo affollarsi del cielo ci ricorda che l’ equilibrio della natura è perduto? O perché il nostro senso di insicurezza proietta dovunque minacce di catastrofe?” Scriveva Pasolini: “le città che Calvino sogna, in infinite forme, nascono invariabilmente dallo scontro tra una città ideale e una città reale”. In quest’ottica, dunque, Roma, la più nota delle metropoli, quella in cui tutto, passato e presente è alla portata degli occhi, dei piedi e delle mani, in realtà è l’ultima, e la prima in ordine gerarchico, delle città invisibili incontrate ed evocate da Calvino. E se Calvino è visto come “scrittore freddo”, accusato di essere incapace di rendere il senso del tragico e del sacro, è proprio perché la sua visione assolutamente laica, priva di religiosità, lo spinge a rinunciare al lusso delle illusioni, quelle in cui indulgono coloro che esaltano un passato glorioso o un lontano futuro di redenzione. In Calvino non c’è illusione. La sola gioia possibile è quella di un reale reso mitico dall’energia presente e da una fantasia che non pretende di ammantarsi di vesti sacre o mistificatorie.
In questo breve excursus, ho tentato di tracciare alcune tappe del percorso umano e letterario di uno degli autori italiani più apprezzati e letti in tutto il mondo. Tentativo un po’ folle, vista la vastità e la varietà di spunti e tematiche che gli sono proprie. È stato quasi come ricercare i sentieri dei nidi di ragno, tanto per prendere a prestito il titolo del suo primo romanzo. Tentativo folle, e quindi in fondo compatibile con l’atteggiamento di un autore che ha saputo cercare la natura autentica dei luoghi e dei personaggi, proprio nell’atto di evidenziarne l’imprevedibile umana follia, fantasia, senza le barriere preconcette del prima e del dopo, del se e del mai.
Calvino ha cercato l’affermazione di sé e del proprio mestiere senza snaturarsi, senza rinunciare alla coerenza con ciò che credeva e ciò a cui non credeva, senza dogmi e costrizioni. Il suo successo non è una colpa né può essere visto come un limite. È la testimonianza che ciascun individuo è una città di parole e sogni, invisibili fino a quando non accettiamo il mistero del connubio del sorriso e del pensiero. Quel gioco per cui ogni vita è solo se stessa ed è parte di un mito e di un mistero. Calvino ricorda, con i suoi libri, ad ogni individuo rampante, dimezzato, cosmicomico, incessantemente viaggiante, che quel gioco va vissuto e raccontato, giorno per giorno. Perché la vita è un luogo che si trasforma istante per istante, nell’atto di viverlo, pensarlo e immaginarlo: “Arrivando a ogni nuova città il viaggiatore ritrova un suo passato che non sapeva più d’avere”. Quindi, tornando al titolo e all’esordio: “Se una notte d’inverno un viaggiatore, fuori dall’abitato di Malbork […] in una rete di linee che s’intersecano illuminate dalla luna”, chiede ancora: “Quale storia, laggiù, attende la fine?”, la risposta, sempre diversa, sempre individuale e nuova, è nel racconto stesso.
 

Premio Internazionale GRADIVA (2020) – settima edizione

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STATE UNIVERSITY OF NEW YORK @ STONY BROOK
SETTIMA EDIZIONE DEL PREMIO INTERNAZIONALE GRADIVA (2020)
La casa editrice Gradiva Publications bandisce la settima edizione del Premio Internazionale Gradiva. Al Premio, sponsorizzato dall’editrice, dal Center for Italian Studies della Stony Brook University e da donazioni private, si concorre con un libro singolo di poesia in lingua italiana, pubblicato fra gennaio 2018 – aprile 2020. Sono escluse antologie e plaquettes.  Alla partecipazione sono esclusi membri della Direzione-Redazione della rivista “Gradiva”.   I libri concorrenti non saranno restituiti. Non è prevista alcuna quota di partecipazione. I partecipanti possono, se vogliono, facoltativamente sostenere in forma di donazione spontanea e aperta, la non-profit Gradiva Publications, i cui intenti sono quelli di promuovere e diffondere scolasticamente la poesia italiana nei Paesi anglofoni.  *
 
Al vincitore sarà assegnato un premio di $1000 (mille dollari), il rimborso al 50% delle spese di viaggio relative unicamente al biglietto aereo in classe economica dalla città italiana di partenza al Kennedy Airport, l’alloggio per due notti presso l’Hilton Garden Hotel della State University di N.Y. e il cenone finale.  Case editrici o singoli autori devono spedire una copia del loro libro ENTRO IL 15 APRILE 2020 (farà fede il timbro postale) a ciascuno dei membri della Giuria, sotto elencati, in ordine alfabetico, con l’indicazione dell’indirizzo, telefono e email di ogni partecipante al Premio.
Si prega NON spedire i libri per raccomandata.
 
ALESSANDRO CARRERA, Modern & Classical Languages, University of Houston, 3553 Cullen Blvd, Room 612, Houston, Texas 77204-3006, USA. 
MAURIZIO CUCCHI, via De Amicis 57, 20123 Milano
LUIGI FONTANELLA, Humanities Building, Room 2126, SUNY, 100 Nicolls Rd., Stony Brook, New York 11794, USA.
IRENE MARCHEGIANI, 303 Mountain Ridge Dr., Mt. Sinai, New York 11766, USA.
ALESSANDRA PAGANARDI, Corso Lodi 37, 20135 Milano, Italia.
 
Presidente Onorario: Dr. Len Marino (senza diritto di voto a cui non va inviato il libro).
Segreteria del Premio: Irene Marchegiani :  gradivasunysb@gmail.com
 
La Giuria selezionerà gradualmente i libri in concorso. Una successiva consultazione determinerà la cinquina finalista. Un’ultima votazione determinerà il libro vincitore del Premio. La cerimonia di premiazione avrà luogo durante il mese di ottobre del 2020, presso il Center for Italian Studies della State University di New York, con sede a Stony Brook, e sarà comunicata all’autrice/autore, con l’obbligo di presenziare alla cerimonia pena il decadimento pecuniario del Premio. Per ulteriori informazioni, si prega contattare la segreteria via email: gradivasunysb@gmail.com   
La Giuria si riserva il diritto di non assegnare alcun premio, ove ritenesse non meritorio o non idoneo il materiale valutato, senza per questo essere oggetto di reclamo o denuncia.
 
* Per sostenere l’attività dell’editrice non-profit Gradiva Publications effettuare bonifico, come donazione spontanea, con spese bancarie a carico dell’ordinante, presso Banco BPM, Sede Firenze 1606, IBAN: IT55 T 05034 02813 000000010982, Swift: BAPPIT22, conto corrente intestato a Luigi Fontanella, che ne rende conto all’Amministrazione di Gradiva Publications.  Spedire la ricevuta scannerizzata via email, oppure per via aerea all’indirizzo amministrativo del Premio: 303 Mountain Ridge Drive, Mt. Sinai, New York 11766, USA.
 
Vincitori delle precedenti edizioni: Sauro Albisani (2013); Maurizio Cucchi (2014); Massimo Scrignoli (2015); Milo De Angelis (2016); Maria Attanasio (2017); Alba Donati (2019). Nel 2018 il Premio non è stato assegnato.
 

 

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