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THE MIRROR OF LEONARDO – A novel about the game of chance

America Oggi

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Su “America Oggi”, un articolo di Enzo Rega, che ringrazio, su Leonardo, La Gioconda e “il gioco della sorte” 

 

http://www.ivanomugnaini.it/leonardo-la-gioconda-e-il-gioco-della-sorte/

Il mio romanzo LO SPECCHIO DI LEONARDO, da OGGI è ordinabile nelle migliori LIBRERIE (e anche nelle altre!), e sul SITO DELLA CASA EDITRICE http://www.edizionieiffel.com .

Vi invito a scoprire come il genio di Leonardo portò a termine la sua più grande invenzione.

Qui di seguito le prime pagine della versione in inglese de LO SPECCHIO DI LEONARDO.

Here the first pages of the English version of LO SPECCHIO DI LEONARDO.

The novel in available, in e-book, also in English: http://www.edizionieiffel.com

Info: info@edizionieiffel.com  

Leonardo, La Gioconda e “il gioco della sorte”

dama-ermellinoLeonardo - Baccocop_leonardo3 DEFINITIVAThe mirror of Leonardo - image

         THE MIRROR OF LEONARDO

Novel

by

Ivano Mugnaini

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It was not an invention to change my life, nor a discovery: it was a game of chance. One afternoon in March 1498, while travelling from Florence to Milan, to the castle of the Duke Sforza, my master, a powerful storm forced me to pause in the middle of nowhere in the mountains of Mugello. The struggle between the sky and the ground was fierce, the water penetrated the air like a blade opening wounds of mud that flowed in dense and swirling streams. The violence of nature appeared to me a blind force, and made me feel a sharp weakness and insecurity, but also a power even greater than that which tore the sky with fire and the chest of men and beasts with fear. “Here we have to stop, Master, or else we drown,” barked Uberto, my coachman. Fat and slow, laughing with big cheeks and dull eyes. Already he was looking forward to the wine and the buttocks of some generous landlady. I envied and hated him. He was a man like me, but he was different: simple, suitable to the vulgar misery and to the rocky reality of the world. Sitting at the table of the tavern in the village where we had taken refuge to escape the storm and to eat something, almost hidden by my own shoulders, suddenly I saw him. I looked at him for a long time, sideways. It was incredible, yet clear, completely real. In the opposite corner of the room, intent on drinking and peering into the window lashed by rain, there was a local man, a peasant, a mountaineer looking identical to me. Another me, same body, same face and expression, a perfect replica. I recalled in swift succession dozens of dreams of escape, and finally conceived, at that precise moment, a project, a plan, a mad flight. If it worked I would be free, I could finally give me to the debauchery, the bestiality, the taste of nonsense, and I could devote myself passionately to the really heretic studies I always dreamed of. Thanks to that man, the doors of real love and sex would have opened to me, in an honest, absolute way, and would tighten the walls of my wickedness, the sense of pleasure that catches me while I tear with knives and fingers still warm and alive bodies of toads and lizards, with an identical desire to do it with men and women. Meanwhile, as if by miracle, as I thought all this I finally conceived a kindness, or perhaps, a further insult, the greatest evil of my life: to give to a stranger, inadequate and perhaps happy in his wilderness, the chance to turn into Leonardo da Vinci, artist, man of science and of the world, considered a genius.

I approached him with slow steps, like a cat that moves towards the prey being careful not to let it get away too soon. I sat at his table, beside him. He looked at me scared, with my same ecstatic disbelief. We gave us strength with two glasses of wine drunk in unison, in silence. I explained him who I was, and I proposed him, as soon as I saw the features of his face relax and become placid, to replace me for a certain period of time, benefiting of all the advantages and all the honours that would be given to him.

With a smile that opened uncertain, but gradually more and more lively and penetrating, he accepted my offer. Certainly he presaged clear in his mind the leap into the void, the abyss that swallows. But he realized that that extraordinary occasion, the bright chariot in the rain, would never more cross the stony road of his life. He realized that, if he would step upon it, it would lead him away from the mud and squalor of his life, to the city, the real life, whatever it were.

***

My double agreed, and I already saw him as the puppet whom I would have provided the information and drawings for minimal routine administrative activities, things apt to a surveyor or an architect, to keep alive my name and my figure, and I, finally free from the chains, would have travelled around the world, in the memory, and in me, in the industrious application of the careful dissection of my mind and my wishes with the sharp knives of time and sincerity. And, for once, I could see myself living, or, even better, observe how others saw me or believed to see me: the lies, the poisonous comments, the stabs just as I turned my back. I finally would have gazed calmly and with ease to the faces and hearts of others. Thinking also, with huge application, a proper vengeance, before dying: a decisive invention, a deadly Trojan horse for this sick world.

Destinazioni libri – intervista

Destinazioni libri – intervista

 

Alcune osservazioni su tennis, surf, Internet, ma anche su libri, autori, esordi, personaggi, generi, gusti letterari e “Lo specchio di Leonardo”.
Una mia chiacchierata sulla scrittura con Alessandra Monaco del blog Destinazione Libri 
https://destinazionelibri.com/2016/06/22/ivano-mugnaini/

Chiacchierare con alcuni autori è davvero un piacere e immediatamente si abbattono quelle barriere che forse possono esserci per il “non ci siamo mai visti”, non ci conosciamo. Forse la passione per quello che si fa, porta immediatamente a rilassarsi e parlare come se davvero ci si conosce da parecchio tempo.
Un autore, Ivano, presentatomi da Annalaura, lei dal fiuto raffinato per i buoni libri. Anche questa volta ha colto in pieno l’essenza e il messaggio di questo autore.
Questa la nostra chiacchierata…
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Foto Recanati

Ciao Ivano, benvenuto nel nostro blog, Destinazione libri. Inizierei subito chiedendoti di raccontarci qualche cosa di te, chi sei nella vita di tutti i giorni, cosa fai oltre a scrivere?
Ciao a te Alessandra. Ti ringrazio per l’ospitalità in questo spazio riservato ai libri e ai lettori, specie rara e preziosa, più del panda, che ormai è salvo, per fortuna. I lettori in Italia sono un gruppo tenace ma non numerosissimo, al contrario. Almeno non numeroso quanto dovrebbero e potrebbero essere. Quindi gli spazi come il tuo creano delle riserve in cui la specie dei lettori si conserva, e, fattore ancora più importante, si moltiplica.
Per fare bella figura rispondendo alla tua prima domanda potrei millantare attività mirabolanti, scalatore estremo, paracadutista d’alta quota, esploratore di giungle vergini. Non è così: quando non scrivo… passo altro tempo al computer, per traduzioni, collaborazioni editoriali, articoli, recensioni, e anche per divertimento. Oppure vado al cinema, frequento i miei pochissimi ma buoni amici e pratico sport poco avventurosi e poco originali, calcio, calcetto, tennis (anche se quest’ultimo più che farlo lo guardo in televisione: vedo Federer, faccio un confronto sulle capacità tecniche, e mi dico che è meglio tornare al computer a scrivere).

Quanti libri hai pubblicato?
Ho pubblicato le raccolte di racconti LA CASA GIALLA e L’ALGEBRA DELLA VITA, i romanzi IL MIELE DEI SERVI e LIMBO MINORE e i libri di poesie CONTROTEMPO, INADEGUATO ALL’ETERNO e IL TEMPO SALVATO. Il mio racconto DESAPARECIDOS è stato pubblicato da Marsilio e il mio racconto UN’ALBA è stato pubblicato da Marcos Y Marcos. Di recente pubblicazione i miei romanzi IL SANGUE DEI SOGNI e LO SPECCHIO DI LEONARDO, di cui parliamo qui oggi.

Di cosa parla il tuo libro, Lo specchio di Leonardo?
Senza entrare troppo nei dettagli e nello specifico della trama per non rovinare la sorpresa a chi lo vorrà leggere, posso dire che Lo specchio di Leonardo si colloca in quello spazio che unisce realtà e immaginazione, passato e presente. La vita di Leonardo da Vinci è descritta seguendo riferimenti esatti, sia sul piano biografico che per la cronologia dei suoi più noti capolavori di artista e scienziato. Ma, a fianco di questi dati di fatto, sovrapposta e intrecciata, si innesta una trama che ha come perno la scoperta casuale di un sosia, una replica in carne ed ossa, fedele e perfetta, del genio fiorentino. Un “doppio”, identico a lui come aspetto esteriore ma diversissimo come mentalità, carattere e visione del mondo. Da qui il “folle volo”: l’idea dello scambio di persona e dell’inversione dei ruoli. È questa l’invenzione più estrema di Leonardo: lasciare al proprio sosia il suo ruolo di savio e docile artista al servizio dei potenti e dei ricchi mecenati e fuggire via, verso la vita vera, la sensualità autenticamente sfrenata e gli studi liberi ed eretici.
Con conseguenze importanti, avventure e disavventure, illusioni e delusioni che si dipanano passo passo fino alla sorpresa finale.

Come è nata l’idea di scrivere questo libro?
Lo spunto iniziale del romanzo è nato da un film-documentario, uno dei tanti dedicati a Leonardo da Vinci, alle sue scoperte, al suo inesauribile talento. Veniva mostrato alle prese con gli specchi da lui studiati a lungo per scopi scientifici e militari. Mi sono interrogato, in quell’istante, sul rapporto del genio con la sua immagine. Ho provato ad immaginare il divario tra ciò che appariva al mondo, la gloria e la fama, e ciò che sentiva dentro di sé. Ho pensato al contrasto tra i suoi veri desideri e ciò che era costretto a realizzare in qualità di persona soggetta alle ambizioni dei potenti del suo tempo, signori, notabili, politicanti e ricchi mecenati.
Ho pensato cosa avrebbe fatto se si fosse trovato, per qualche accadimento favorevole, ad essere finalmente libero di agire secondo le sue più profonde e sincere inclinazioni. Come si sarebbe comportato, quali rivalse avrebbe cercato, quali piaceri e quali verità, anche nell’ambito più delicato e significativo, l’amore.

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Come definiresti il tuo libro?
Un romanzo di fantasia unita all’approfondimento psicologico. La vicenda biografica, la storia (con la maiuscola e la minuscola) e l’arte si affiancano ad una vicenda frutto di pura immaginazione che può fornire spunti di riflessione sulla natura del genio ma soprattutto può dare la conferma che qualsiasi uomo, anche il più grande, ha difetti, imperfezioni, vizi, manie e desideri che lo rendono identico, nel profondo, a tutti gli altri.

Qual‘è stata la parte più difficile quando hai scritto il libro?
Forse far combaciare la parte inventata con la vicenda reale, con i dati concreti della biografia e delle opere di Leonardo. In questo mi sono stati di aiuto ottimi libri di storia dell’arte, biografici e di psicologia.


Il personaggio che ti ha dato più filo da torcere quando dovevi descriverlo?
Direi un paio: Lorenzo il Magnifico prima di tutto, modello di perfezione apparente, in grado di esercitare una strana forma di attrazione e repulsione. L’altro Jacopo Saltarelli, il giovane fiorentino che subisce un atto di violenza, un autentico stupro, da parte di un gruppo di aristocratici fiorentini di cui faceva parte anche Leonardo. In questo caso si trattava di descrivere la pena e l’ingiustizia senza cadere nella retorica. Anche qui mi sono basato su alcuni documenti, tra cui anche gli atti del processo conservati negli archivi fiorentini.


Ti trovi alla fine del tuo libro, dove finalmente metti il tuo ultimo punto: che sensazione provi? 
Da una parte di sollievo. Scrivere è anche una corsa, alternarsi di scatti da centometrista a cadenze costanti, da maratoneta. Quindi la parola fine dovrebbe essere una liberazione. Ma c’è di più, per fortuna: ci si affeziona ai personaggi e il distacco è anche una pena. Si preferisce un arrivederci ad un addio.

Il rapporto con i lettori per un autore è importante, com’è il tuo?
Finora buono. Con numerosi lettori si è creata una corrispondenza, un dialogo. Ci scriviamo, mi danno pareri, opinioni, a volte spunti ulteriori. In genere tutto ciò si crea grazie ad affinità elettive, un modo simile di vedere il mondo e la vita. Ma ho un buon rapporto anche con alcuni lettori “critici”, nel senso che non apprezzano del tutto, o per niente, il mio stile e i contenuti. Ci facciamo belle risate: loro propongono soluzioni alternative, io rispondo che sono interessanti. Poi continuo a fare di testa mia.
Però, battute a parte, leggo tutto, con interesse, qualsiasi commento e interazione sono graditi.
E, a questo proposito, se qualcuno che legge questo articolo (e/o il romanzo) e vuole contattarmi, mi farà molto piacere ricevere le sue impressioni.
I miei recapiti sono questi: il sito,  
http://www.ivanomugnaini.it (dove è possibile trovare molte informazioni e numerosi testi) e la mia mail, ivanomugnaini@gmail.com .


Che rapporto hai con i social? 
Buono, nel complesso buono. Ho molti “contatti”, anche se so che c’è una bella differenza tra “contatti” e “amici”. Anche se sui social ho conosciuto molte persone che poi sono diventate effettivamente amici importanti per me. Sui social c’è di tutto. È un mare che contiene pesci di ogni forma, tipo e comportamento. Saperlo aiuta ad orientarsi e a cercare il meglio. Che c’è. C’è anche molto di buono tra ondate insulse, se si sa filtrare e selezionare.
Quindi tornando alla domanda numero uno, posso dire che faccio anche un altro sport: il surf. Sulle onde di Internet, provando ad evitare squali e pesci palla velenosi, e cercando qualche specie affine.

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Ivano noi ci occupiamo di esordienti, ma tu leggi esordienti?
Li leggo. Anche abbastanza spesso. Avendo la fortuna di collaborare con alcuni editori, mi vengono inviati manoscritti di autori esordienti, giovani e meno giovani. Inoltre, qualche anno fa, ho organizzato un concorso per racconti e ho ricevuto numerosi testi inediti, di cui molti di autori nuovi.
In qualche occasione, nella quantità, in mezzo al mucchio, per così dire, si trovano delle prove molto convincenti. Se c’è talento spesso la prima prova è quella in cui l’entusiasmo si abbina ad una capacità tecnica già buona. Ne vengono fuori storie fresche, vive e originali. In alcuni casi, per quanto paradossale possa sembrare, la prova d’esordio di un autore è e rimane una delle più convincenti.

Scriveresti un genere completamente opposto da quello che hai scritto?
Non posso dire di avere un genere specifico. O meglio, spazio in vari ambiti, scrivo anche poesia, articoli e critica, e, per quanto riguarda la narrativa, ho scritto racconti di vario tono e contenuto. Più che un mio genere, posso dire di avere un mio modo di scrivere e raccontare, un taglio personale che mi è proprio. Non è escluso, quindi, che possa sperimentare anche ulteriori generi, mi piace esplorare. Alcune volte, per gioco o su sollecitazione di amici o di editori, mi sono avventurato in territori narrativi in cui non avrei mai pensato di entrare, e non mi sono trovato male.
Per il momento escludo solo il rosa, e lo splatter…
Ma mai dire mai… (Quest’ultimo “mai dire mai” però, per il momento, è una battuta).

Un libro che non leggeresti mai… cosa deve avere o cosa manca? 
Non so se c’è un libro che non leggerei mai. Almeno non in modo pregiudiziale, per così dire. Ciascun libro è un mondo, e a volte anche in quelli che orbitano in altre galassie si può trovare qualcosa. Meglio magari un libro con idee diverse dalle mie, come temi e stile, ma sincero e sentito, piuttosto che, magari, un libro ben confezionato ma vuoto. Preferisco un libro non perfetto ma autentico piuttosto che uno tornito e limato ma che non trasmette niente.
Direi quindi che non ho una regola prestabilita: dovrei vedere caso per caso.

Come definisci il tuo modo di scrivere?
Non è facile riassumerlo in una formula.
Posso dire che cerco sempre di raccontare qualcosa. Non amo ciò che è puramente descrittivo o estetizzante.
Tento, a volte, di inserire, quando la trama lo consente, anche qualche cadenza poetica nella narrativa. Come inserire un canzone, o un brano lirico, in una narrazione, in una sequenza di eventi in cui si rispecchia il senso, e a volte il mistero, dell’esistenza.

A quale pubblico sono destinati i tuoi libri?
Anche qui la risposta non è agevole. Non scrivo per un “target” specifico e predefinito. Credo e spero che i miei lettori siano vari e diversi l’uno dall’altro. Il mio non è un linguaggio lineare e minimale. Ma rifuggo anche dallo sfoggio di complicazione fine a se stessa. Recentemente in un concorso letterario europeo proprio Lo specchio di Leonardo è stato letto e premiato da alcuni degli studenti liceali più brillanti di varie scuole italiane. È stato bello vedere che i giovani, spesso ingiustamente considerati “leggeri” o impreparati, hanno apprezzato una storia non facile, basata sulla psicologia, sulla storia e sull’arte. Allo stesso modo le mie narrazioni sono apprezzate da persone di tutte le età: giovani, mature e in alcuni casi molto mature. In un’altra occasione, dopo aver letto un mio racconto scritto in prima persona ambientato in una casa di riposo, una lettrice ultraottantenne mi ha scritto complimentandosi con me perché alla mia età scrivevo ancora racconti. Ho provato a dirle che non ero un suo coetaneo (anche se speravo di diventarlo un giorno) e che avevo vari decenni di meno. Non c’è stato verso: per lei ero un ospite dell’ospizio che aveva scritto un racconto autobiografico. Va bene anche così.

libri

Cosa ti piacerebbe rimanga al lettore di questo libro?
Ogni lettore trova qualcosa di personale, a seconda delle sue esperienze, del suo mondo interiore.
Ho avuto vari riscontri, finora, e ognuno ha evidenziato aspetti diversi, tutti interessanti per me, in qualche caso sorprendenti, angolature che non avevo preso in considerazione, o comunque non nel modo che mi è stato comunicato.
In generale posso dire che spero che dopo aver completato la lettura del romanzo possa restare al lettore il senso del mistero della vita, l’eterno contrasto tra bene e male, bellezza e violenza, vita e morte. Tra uomini in lotta tra di loro, ma anche all’interno di ogni singolo individuo.

Quanto sei presente tu nei tuoi personaggi? 
Molto. Nonostante tutto, nonostante le maschere e i filtri, ogni personaggio, anche il più negativo, contiene, per analogia o per contrasto, qualcosa che ho visto o che ho vissuto, fuori, tra la gente, o dentro di me.


Stai pensando ad un prossimo libro? 
Ho a disposizione vari racconti inediti, che vorrei pubblicare.
Credo molto nel racconto, anche se purtroppo questo genere, amatissimo in molte altre nazioni, nel mondo anglosassone in particolare, ma non solo, in Italia non è molto apprezzato. O meglio, molti editori non lo considerano un genere prioritario.
Spero di trovare un editore disposto a scommettere sui miei racconti.
Se lo trovo, sarò lieto di parlarne qui, se vorrete.
C’è, inoltre, un altro progetto a cui tengo molto. È in cantiere e spero possa concretizzarsi entro quest’anno. Si tratta di un libro di articoli dedicati a grandi scrittori del Novecento e ai loro luoghi di nascita, di vita e lavoro e di “elezione”. I borghi, le città e gli angoli del mondo in cui sono nati, da cui hanno tratto ispirazione e che hanno scelto come loro patria ideale.
Il libro avrà come titolo “Viaggi al centro dell’autore” e conterrà articoli e saggi brevi pubblicati nella rubrica omonima nel mio sito, a questo link: 
http://www.ivanomugnaini.it/rubrica-viaggi-al-centro-dellautore/.
Sarà un’occasione per rileggere e riscoprire grandi autori della nostra letteratura attraverso le tracce che hanno lasciato nei luoghi che li hanno ospitati e ispirati.

viaggi

Quanto è importante la copertina per il tuo libro?
La copertina è l’immagine chiave, la vetrina su cui si affaccia il lettore.
Nella copertina de Lo specchio di Leonardo c’è un volto diviso a metà, metà Leonardo, metà Gioconda: il maschile e il femminile, la bellezza e il tormento della mente, la gioventù e l’avanzare dell’età. Conflitti fatali, ma anche un’attrazione arcana, potentissima.
La copertina contiene la chiave cifrata della sciarada, l’enigma che, pagina dopo pagina, viene mostrato, indagato e risolto nel libro.

La domanda che non ti abbiamo fatto e che ti aspettavi? 
Sinceramente (e ti assicuro che non si tratta di un modo per schivare l’ostacolo) non c’è: le domande sono state varie, originali e mi hanno portato a parlare di molti punti chiave, di me e del romanzo.
Ti ringraziamo Ivano, per essere stato con noi, per averci dato la possibilità di parlare di te e presto ti rivedremo protagonista sempre in queste pagine, per parlare del tuo libro a cura di Annalaura, che come sempre ringrazio.
 
Buona lettura
Alessandra
 

LucaniArt Magazine su Lo specchio di Leonardo

Lo specchio di Leonardo Ivano Mugnaini

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Un romanzo breve, solido e ben costruito, una scrittura limpida e affascinante sui temi dell’adattamento e la ricerca dei valori assoluti

Si terrà proprio in questi giorni a Matera una mostra su Le macchine di Leonardo” che annoto nell’agenda, per una visita prima della chiusura. Trovo sempre affascinante, seppure a volte strumentalizzata e abusata (come quella di Pasolini), quella del genio fiorentino, di cui leggo ancora in un trafiletto dell’Espresso del 3 marzo di un doppio omaggio di Valentina Fortichiari con un’autobiografia e un romanzo al pittore rinascimentale. Una cascata di iniziative, discussioni, libri. Recentemente anche una mostra a Londra. Ho scritto questo trafiletto per aggiungere e segnalare ai lettori di LucaniArt un altro bellissimo libro su Leonardo, uscito recentemente per le edizioni Eiffel e che ho appena terminato di leggere. Si tratta di un romanzo breve dello scrittore toscano Ivano Mugnaini dal titolo Lo specchio di Leonardo”, di cui avevo già apprezzato la vena poetica e letto svariati racconti e articoli di critica e riflessione, pubblicati direttamente sul suo blog personale all’indirizzo http://www.ivanomugnaini.it/ .
“Lo specchio di Leonardo” è uno di quei libri che si leggono d’un d’un fiato, ti prendono e ti restano dentro. La trama è avvincente e originale, ed esplora il mondo interiore del pittore nelle sue mille sfaccettature, con i suoi conflitti e il suo bisogno di libertà e fughe. Un bisogno primordiale di certezze e di risposte, che porterà il genio fiorentino allo scambio di se stesso con un sosia, in un gioco di specchi e di maschere intrigante e tormentato, in cui si frammischiano sentimenti torbidi e aspirazioni al bene, passioni e confessioni, insoddisfazioni e solitudine. Sia la narrazione in prima persona, sia la tematica forte e prevalente dell’inconscio, lo rendono di impatto diretto ed immediato, un aspetto che consente sicuramente riconoscimento ed identificazione nel lettore. Il linguaggio di matrice kafkiana è solido e sicuro, in equilibro perfetto tra verità ed invenzione, una sonda sempre vigile e coerente sull’opacità del reale e sui sotterranei imprevedibili dell’animo umano. Da leggere.

Maria Pina Ciancio

http://www.edizionieiffel.com/